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“Crimes of the Future” di David Cronenberg oscilla, dal primo ciak all'ultimo, tra sogno e incubo di mezza estate

Il post-umano è ancora umano? Vale più dell’umano? È inevitabile?

18 Agosto 2023

Transumanesimo e metaverso, essere umano è il personaggio di un videogioco: ¡Hasta la revolución!

fonte: pixabay

In un futuro prossimo post-apocalittico, noir, sintetico, tecnologico l’organismo degli esseri umani procede verso evoluzione e l’involuzione. In assenza del dolore, nascono e si sviluppano nuovi e misteriosi organi interni, il corpo si fa oggetto d’arte e il sesso passa per la chirurgia. C’è chi modifica il proprio corpo, il proprio interno appositamente, chi invece lo vede mutare da solo, o per input inconscio. Saul, che è uno di quelli cui spuntano organi nuovi, e uno dei tanti che ha fatto del suo corpo (e dell’espianto di queste nuove appendici interiori) una performance e un lavoro, perché nelle scene di Crimes of the Future non è lo spazio esterno l’oggetto di indagine esistenziale, ma il mondo interiore, metafora malata non da curare ma da superare. Saul è anche l’informatore di una nuova Buoncostume che si occupa di regolamentare gli abusi legati alle mutazioni, oltrepassare “l’umano” potrebbe infatti rivelarsi “sovversivo”. A preoccupare è soprattutto un gruppo di individui che, artificialmente, hanno modificato il loro apparato digerente capace di processare la plastica. Nutrirsi di plastica come fase evolutiva, come modo per adattare l’umano al mondo che l’umano ha reso una discarica a cielo aperto. Per allineare l’organico al sintetico diffuso del nostro presente: lì dove c'era ibridazione, ora c'è metabolizzazione. Interessante la sparizione del dolore, nel tempo della desensibilizzazione e della mediazione tecnologica, dove l’individualismo e il collettivismo mettono in pericolo le persone. Interessante il modo in cui Cronenberg incrocia questa specifica vicenda con quella di Saul: la modifica artificiale del corpo e quella frutto di un “naturale” processo evolutivo. Nel mondo reale, non riguarda la plastica, ma esiste questa dialettica. Interessante la domanda: il post-umano è ancora umano? Vale più dell’umano? È inevitabile? Insomma: di teoria se ne può fare tanta. Se ne farà tanta. Cronenberg ha ripreso ancora una volta il suo cinema di etichetta, ma ha anche utilizzato lo stile algido ed un cast forzatamente cerebrale delle sue ultime, non magistrali pellicole, Crimes of the Future risulta così un mediocre ripetersi di ciak sul set di scena. Unica nota (stonata) non identificativa, novità paradossalmente in negativo del regista, è il montaggio non sensuale, stranamente scarsamente fisico e viscerale e cerebrale che non investe la vista e l’udito in maniera maravigliosa, non affascina in modo “perverso”. Pellicola, dunque, volutamente (anche troppo) artificiale e sintetica. L’evoluzione è inevitabile, se ne faccia una ragione chi vorrebbe fermarla, ci dice Cronenberg in una trama post-umana non auspicabile e da esorcizzare. Il regista di Videodrome e Crash torna indietro nel tempo, restando sul solco algido e cerebrale del suo cinema più blasonato. Anche per Cronenberg il tempo avant-garde è finito, insomma una pellicola che si può vedere come è possibile anche perdere. Le riprese sono iniziate ad agosto 2021, e si sono concluse ad ottobre dello stesso anno. Il film è stato presentato al Festival di Cannes 2022, per poi approdare nei cinema nel giugno dello stesso anno in edizione limitata. Contestualmente, il film è stato distribuito anche nel mercato on demand. Viggo Mortensen: Saul Tenser, Léa Seydoux: Caprice, Kristen Stewart: Timlin, Scott Speedman: Lang Daughtery, Denise Capezza è Odile.

 

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