26 Febbraio 2023
fonte: facebook
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SCRITTI BELLICI
MdPR (Mauro della Porta Raffo), il mio Maestro
Come tanti ragazzini, ho anch’io il mio mito.
“Ma tu hai sessant’anni”, direte.
Non importa: sono ancora vivo!
Ieri, a Varese, ho assistito alla proiezione del docufilm di Gianluca Mattei ‘Due o tre cose che so di me’, che riassume in un’ora la straordinaria vita del mio mito: MdPR.
Lui, Mauro della Porta Raffo, era lì a godersi lo spettacolo, circondato dagli amici di una vita.
Attaccato all’ossigeno, leggermente claudicante, ma più in forma che mai.
Del resto, non è da tutti assistere in vita alla propria celebrazione!
Personaggio poco noto al di fuori del nostro piccolo mondo di confine, animatore dei salotti letterari che hanno portato a Varese, al caffè Zamberletti, nel centralissimo Corso Matteotti, oltre 300 personalità della cultura, MdPR è conosciuto per la sua partecipazione a programmi culturali e a livello nazionale per la sua rubrica sul Foglio di Giuliano Ferrara, la sua presenza da Bruno Vespa nelle trasmissioni dedicate alle elezioni Presidenziali americane (argomento che conosce come nessun altro) e un’apparizione al Maurizio Costanzo Show.
Fratello di Silvio, poeta e raffinato traduttore di Emily Dickinson e molti altri, MdPR è stato avvocato, assicuratore, giocatore d’azzardo professionista, pubblicista e scrittore.
Straordinari alcuni suoi racconti brevi, superlativi gli scritti sulle elezioni americane (ricchissimi di spiegazioni giuridiche ma soprattutto di aneddoti sui candidati), incredibile il suo Dizionario enciclopedico (giunto oggi a oltre cinquemila pagine), presentato alla Camera dei Deputati e acquisito nella biblioteca del Parlamento.
Eppure, questa descrizione non coglie che dettagli della personalità di quest’uomo incredibile, non svela il motivo per cui non soltanto il sottoscritto ma tutti, proprio tutti, dovrebbero assistere in religioso silenzio alla proiezione di ‘Due o tre cose che so di me’, e iniziare una seria riflessione sulla propria vita.
In primo luogo, se è vero che l’originalità è il tratto distintivo dell’arte contemporanea, la vita di MdPR è pura arte.
All’età di cinquant’anni, quando molti di noi sopraffatti dalla routine non riescono che a sopravvivere, lui è stato capace di reinventarsi.
Partendo dal fil rouge che era stato la lettura, è diventato un savant coltissimo, dai molteplici interessi, che sa tutto delle materie che studia, siano esse il pugilato, il tennis, il ciclismo, le elezioni americane o le biografie di personaggi famosi o meno.
Dotato (come suo fratello Silvio) di una memoria sovrumana, tutto ricorda, proprio tutto!
Lontano anni luce dallo stereotipo dell’intellettuale topo di biblioteca, MdPR ha una carica di umanità esplosiva, dirompente, che gli consente di cogliere quelle sfumature che fanno unica la personalità di ciascuno di noi.
Spiritosissimo, arguto ma mai sarcastico, capace di battute fulminanti e illuminanti, quest’uomo ha passato per un decennio le sue serate al casinò e ne ha tratto un insegnamento sulla natura umana.
Non per nulla, è stato amico fraterno (e compagno di partito, il PLI) di Piero Chiara, con cui faceva interminabili partite di scopa.
Il casinò, le bische, le sale di biliardo…
Scuole di vita, luoghi dove uno scrittore attento può trarre il materiale per mille racconti, per mille personaggi.
Luoghi dove l’umanità si svela e si rivela.
Magnifiche le poche frasi a commento dei viaggi serali da Varese a Campione d’Italia (al volante di una Iso Rivolta, quasi a significare che tutto quel mondo non esiste più: oggi si guida un’automobile elettrica e si gioca a poker dal tavolo di casa, anche il gioco d’azzardo è una prigionia domiciliare come lo smart working!). Indimenticabile l’immagine di un MdPR cinquantenne che straccia in sedici frammenti la propria carta d’identità per privarsi della possibilità di entrare al casinò, dove ormai più che altro perdeva.
Da quella notte, in cui il giocatore professionista si è tramutato in savant, ha fatto suo l’insegnamento di Solgenitsin: “Poiché il suo corpo è condannato a morte, il suo compito sulla terra evidentemente deve essere più spirituale: non un totale accaparramento di beni nella vita quotidiana, non la ricerca di modi migliori per ottenere beni materiali e quindi non la spensieratezza con il loro consumo.
La vita deve invece essere il compimento di una riflessione costante e seria in modo che il nostro viaggio nel tempo possa essere soprattutto un'esperienza di crescita morale, per diventare esseri umani migliori”. (Alexander Solgenitsin, Discorso di Harvard, 8 giugno 1978).
Con gli occhi lucidi, stavo lasciando la sala del cinema quando lui mi ha chiamato: “Non vieni a stringermi la mano?”.
“Maestro, non sum dignus.
Così, davanti a tutti, rivelare che io ti voglio bene e sei il mio mito.
Abbracciarti facendo attenzione al tubicino dell’ossigeno per non farti male, fissare i tuoi occhi azzurri felici, occhi di un uomo che ha affrontato la vita a modo suo e – giustamente, senza falsa modestia – si celebra e viene celebrato.
Da anni ricevo i tuoi sms e ne sono onorato.
Ho imparato la tua lezione ma non so metterla in pratica.
Studiare, leggere, restare curiosi, sfidare la legge della natura che ci vuole mortali, continuare fino alla fine, fino all’ultimo respiro a imparare, perché soltanto così, a Dio piacendo (tu sei credente, un altro vantaggio che hai su di me), chiuderemo gli occhi sicuri di avere onorato la vita e noi stessi, sicuri di essere diventati esseri umani migliori”.
Tutte queste cose avrei voluto dirgli, ma in molti premevano per salutarlo, per stringergli la mano…
Una stretta veloce e poi via, verso casa, verso il lago.
Non sarò mai un giocatore d’azzardo, non giocherò mai a scopa con Piero Chiara, in TV non avrei nulla da dire.
Ma leggo, scrivo…
Fino all’ultimo istante è possibile imparare, migliorarsi e mantenere il gusto della battuta.
Anche se siamo soltanto hardware destinato alla discarica.
Anche se la nostra vita terrena non è altro che un fuoco d’artificio in una lunga notte buia.
di Alfredo Tocchi, 26 febbraio 2023
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