10 Luglio 2022
1996, relativamente pochi anni fa. Il sessantotto per cento degli Americani si dichiara contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso (‘same-sex marriage’). Solo il ventisette per cento è disponibile. 2020, un sondaggio Gallup sul tema conclude che il sessantasette per cento dei cittadini USA è favorevole alla predetta unione. In ventiquattro anni (per non pochi, in assai meno tempo), il concetto è passato attraverso le sei fasi identificate da Joseph Overton come esposte nella sua ‘Finestra’.
Da inconcepibile a estremo a accettabile a ragionevole a diffuso a legalizzato. Come e in qual modo è la domanda (anche in infiniti altri casi) da porsi. Chi o cosa, chi e cosa, hanno in questa direzione operato? Con quali motivazioni? A quali fini?
Mi viene alla mente, guardando al trentatre per cento che oggi ancora non accetta l’idea del ‘same-sex marriage’ come di altre ‘aperture’, una considerazione concernente le resistenze che incontrano le nuove teorie scientifiche, resistenze più deboli e tendenti a scomparire mano mano che passano a miglior vita i sostenitori delle precedenti dottrine.
Dimostro la mia età dicendo che al proposito sono assolutamente contro.
Mi viene chiesto se si possa dire che la ‘Finestra di Overton’ “funzioni al contrario”. Ecco quanto sul pezzo, bene sollecitato, affermo: “È un procedimento a due facce, a moti contrari. Nel corso della Storia, praticamente con riferimento ad ogni tema etico (non solo, per carità), si è andati da una posizione estrema all’altra. Indignati a frotte (devo dirlo anche se non capisco che a fatica che i miei ‘opposti’ possano esserlo) alternativamente, indubbiamente in entrambi gli schieramenti. Quello che è, ad un primo - e si vedrà infine superficiale - esame, da rilevare nel caso specifico - ‘Same-sex marriage’ - che ho esposto (vale ovviamente anche in relazione a coevi argomenti) è la rapidità della conversione: pochissimi gli anni occorsi. Come spiego, l’evoluta tecnica dei mezzi di comunicazione ha oltremodo aiutato. Ove si guardi però ad un orizzonte decisamente più ampio, ci si deve rendere conto che nulla sfugge a quella che io definisco la continua, inarrestabile ‘velocizzazione della Storia’.
Brutalmente semplificando, laddove se lo spazio lo consentisse dovrebbe essere affrontata una articolazione ben più argomentata, gli Imperi antichi duravano millenni, quelli a noi mano mano più vicini centinaia d’anni, l’Unione Sovietica, per fare un esempio significante, pochi decenni.
Non credo che questo ‘fenomeno’ possa tornare su se stesso. Per collegamento, suggerisco di dare un’occhiata attenta alle teorie di Jedediah Morse che concernono lo ‘spostamento’ nel tempo del dominio temporale nel Mondo. Scrivendo a fine Settecento - neonati quindi gli Stati Uniti - ne intravede il grande futuro planetario partendo dal presupposto che il moto sia da Oriente ad Occidente. Dalla Cina, attraverso India, Persia, Egitto, Roma e Bisanzio, Europa, Ottomani, appunto gli USA.
E non è forse visibile che si stia oggi completando il giro per tornare alla sempiterna Cina?
di Mauro della Porta Raffo
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