04 Gennaio 2022
Fonte: Pixabay
Chi, da bambino, abbia avuto la fortuna di poter giocare in spiaggia, col nonno, si ricorderà sicuramente del gioco dello stuzzicadenti; lo si poneva sulla sommità di un cumulo di sabbia compatta e bagnata e, a turno, con la mano a “cucchiaietta” si rimuovevano alcune porzioni; perdeva chi avesse fatto cadere lo stecchino.
Occasioni rare e speciali, nelle quali il nipote ascoltava aneddoti di un passato remoto, di un’altra infanzia o della gioventù trascorsa sotto le armi, durante la guerra. Anni terribili, nei quali persero la vita militari e civili, dove la miseria aggredì una larga parte della popolazione e per un’ideologia (giusta o sbagliata) la gente si divise, talvolta gioendo della morte altrui.
Ci si è dimenticati di quel gioco con la sabbia ed anche di quelle esperienze che ci sono state tramandate.
È vero, non siamo in guerra, ma il Covid sta replicando, con altre forme, le conseguenze di un conflitto bellico. I decessi (con dubbi criteri di classificazione) sono quelli di una guerra. La povertà dilaga silenziosamente, aggravando la condizione di chi già era ai margini ed attraendo a sé quella che un tempo si definiva la classe media.
Si percepisce l’odio, che i social enfatizzano. Questa volta si contrappongono senza sfumature, che pure esistono, gli incalliti sostenitori del vaccino (la maggioranza) e gli irriducibili, sbeffeggiati con l’etichetta “novax”.
Gli scienziati televisivi enfatizzano, con un eccesso di razionalismo, le discriminazioni, con teorie molto lontane dall’empirismo. Alcuni autorevoli medici sostengono che la somministrazione del vaccino conferisca a chi lo riceva un’immunizzazione superiore, rispetto a chi sia guarito dal morbo. Altri (in sordina) ritengono il contrario. Gli stessi – senza disporre di dati statistici apprezzabili – ritengono necessaria l’inoculazione del siero anche ai bambini. Nelle ultime ore si ipotizza l’obbligo vaccinale per intere categorie di lavoratori. E mentre la curva dei contagi continua a salire – esattamente come si allungano le code di chi intenda (o sia costretto a) verificare se sia (o meno) positivo – la temuta variante omicron pare declassata a raffreddore. Ciononostante, molte regioni intensificano le restrizioni ed i fallaci modelli predittivi ipotizzano nuovi confinamenti.
È legittimo ritenere che la fiducia riposta nell’ottima organizzazione vaccinale sia stata frustrata dai numeri, che paiono indifferenti rispetto all’agire umano, con buona pace delle organizzazioni indipendenti, da cui invece paiono dipendere le scelte governative.
Il fatto che le stesse esperienze vengano vissute in gran parte dei paesi dell’occidente è tutt’altro che consolante.
E porzione dopo porzione, la montagna di sabbia che sorregge l’asticella di legno, che convenzionalmente potremmo chiamare libertà, viene meno.
Deve far riflettere che il decesso di chi abbia rifiutato il vaccino (ed il richiamo non è affatto al compianto Mauro da Mantova) venga stigmatizzato e strumentalizzato, alimentando l’odio nei confronti di chi la pensi in modo differente.
La faziosità è un vizio che difficilmente riusciremo a rimuovere.
Di Andrea Migliavacca
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