09 Dicembre 2021
Fonte: Canva
Dopo i famigerati anni 70 definiti poi del terrore o anni di piombo, arrivano a Milano gli anni 80 e Milano si sveglia con una gran voglia di (dimenticare), di riscattare ciò che era successo, forse durato troppo a lungo, finalmente con la voglia di vivere. Ed è soprattutto la Moda ad accendere la grande scintilla suscitando prima l’interesse di alcuni e poi velocemente di tutti. Sostenuta anche da una floridissima economia che in quegli anni si stava sviluppando e consolidando, il compito fu per Milano, che forse non ancora città metropolitana, ma ben dotata dei servizi necessari all’evento, ripeto il compito fu più facile (i primi passi verso l’esportazione USA li aveva mossi Firenze con il famoso benemerito Ufficio Giorgini).
Quale compito per la Moda? Il compito di idearla, crearla, costruirla, rappresentarla nei luoghi più consoni. A questo compito soprattutto affidato ai creatori e ai loro staff organizzativi, parteciparono con interesse e ne furono coautori anche le istituzioni cittadine e in primo luogo il Sindaco Carlo Tognoli. Si sarebbe potuto dire, come spesso capita anche adesso nelle grandi città, “ah ma non siamo pronti”, “ah ma forse i nostri non saranno all’altezza di competere con i cugini parigini”… visto che ad esempio le borse Vuitton camminavano da sole nel quadrilatero milanese perchè le signore chic erano andate a Parigi a comprarsele… Che peso questo Parigi e questa moda francese…! Ma Milano e soprattutto Carlo Tognoli non si lasciarono intimorire dai punti di debolezza che si potevano intravedere e abbracciarono questa iniziativa come una grossa opportunità e una grande sfida degna appunto della città e soprattutto della Moda italiana di cui Milano divenne poi il simbolo.
A chiunque della Moda o di ambiente vicino (designers, scenografi, musicisti, registi, fotografi, giornalisti, agenzie fashion, eccetera, e di qualunque età) a chiunque, dico, si chieda quali siano stati gli anni più belli della Moda Italiana, la risposta è sempre la stessa: Gli Anni Ottanta sono stati il capitolo più appassionante della Moda Italiana. Attenzione non interessante, ma appassionante e la parola ha tutta la potenza verbale ed evocativa che serve a dimostrare ciò che è stato e tutti ricordano con orgoglio. Ricordiamo le passerelle strabilianti, i vestiti bellissimi, le modelle più belle del mondo e quell’aria da sogno che è stato difficile ripetere. Naturalmente potrei dilungarmi con esempi di nuove e diverse creatività degli stilisti italiani che hanno poi conquistato la Quinta Strada a New York, Ginza a Tokyo e anche Parigi per non parlare di tutte le fiorenti città europee e italiane. E parlando dell’accoglienza del pubblico a questo fenomeno va ripetuto che si veniva dai terribili anni 70 e che la gente, e lo ripeto, aveva voglia di divertirsi e di vedere e vivere, anche se le sfilate erano in luoghi chiusi solo per addetti ai lavori, ma divulgate dai media, soprattutto di godere del bello e della gioiosità dell’entertainment che allora, parola poco usata, e che ora è di uso comune per qualsiasi avvenimento anche non modaiolo.
Tognoli si era trovato in quel momento Sindaco di Milano, con una Parigi che da lustri era il Caput Mundi indiscusso dell'alta moda e del prêt-à-porter, come già abbiamo detto, che veramente in Italia stentava ad affermarsi pienamente. Ma Tognoli si trovava attorniato dai geni del momento (Armani, Versace, Valentino, Missoni, Ferragamo, Ferrè, e mi scuso se ne nomino solo alcuni). La loro voglia di fare puntava a dimostrare che Milano non era solo la capitale dell’industria e del commercio ma anche la patria del bello e del prodotto ben fatto e soprattutto della Creatività (rifacendosi al Rinascimento, periodo meraviglioso italiano al quale accomunarsi nella settima o ottava Arte, cioè la Moda). Moda vera ed appassionante, come ho già detto, sprigionante forze enormi e di continuo stimolo a fare di più e meglio. Possiamo anche dire che tali stimoli fecero da apripista a nuove attività creative e ricordiamo le tre F: Fashion, Food e Forniture creando sinergie di grandi risultati ed effetti che già allora si potevano vedere ma che in seguito ebbero enormi sviluppi e successi. Tanto altro si potrebbe dire ma penso che non ci sia bisogno di raccontarlo perché è sotto gli occhi di tutti nel mondo e i numeri riguardanti la Moda in Italia concorrono per il 5% circa del PIL italiano e secondo alcuni test fatti da riviste del settore la donna italiana risulta la più elegante e riconoscibile per raffinatezza.
Grazie quindi a tutti i creatori di moda e a chi li ha saputi sostenere in quegli anni 80.
Di Marialuisa Trussardi
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