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K-array presenta “Musica per una fine”, il documentario che racconta la prima esecuzione dal vivo dell’opera ideata da Ennio Morricone su testo di Pier Paolo Pasolini

Il progetto è il primo episodio della serie “Beyond Sound Towards Meaning”, un programma che invita a riscoprire la forza del suono come significato profondo e linguaggio universale

16 Dicembre 2025

Andrea Torelli, Marco Parri, Paolo Cognetti

Andrea Torelli, Marco Parri, Paolo Cognetti

K-array presenta “Musica per una fine”, il documentario che racconta la prima esecuzione dal vivo dell’opera ideata da Ennio Morricone su testo di Pier Paolo Pasolini

I momenti in cui le note di Ennio Morricone si uniscono alle parole di Pier Paolo Pasolini, eseguite per la prima volta dal vivo da un’orchestra, nell’atmosfera suggestiva del Teatro Verdi di Firenze, rivivono nel documentario “Musica per una fine”, il progetto di K-array, realtà produttiva di tecnologie audio rinomata a livello mondiale. Il documentario, a cura di WE RAD, è disponibile da oggi online ad accesso libero.  “L'intelligenza non avrà mai peso, mai / nel giudizio di questa pubblica opinione (...) irreale è ogni idea, irreale ogni passione”: si apre così l’opera, con queste parole recitate dalla voce viva di Pier Paolo Pasolini, mentre entra la musica, chiara e soave, scritta dal Maestro Morricone, che avvolge e abbraccia lo spettatore, in una sensazione di fine completezza.  Il progetto speciale, unico in Italia, è nato dall’incontro tra Andrea Torelli di K-array e Anna Leonardi di SZ Sugar: nel documentario viene raccontato com’è sorta l’idea, con quale spirito, e il dietro le quinte della prima esecuzione dal vivo della versione per coro e orchestra dell’opera che Morricone ha rielaborato come musica assoluta, sul testo della poesia “Gli italiani” scritta e recitata da Pasolini. Un viaggio tra arte, suono e memoria: ad eseguire il brano sono i musicisti dell’Orchestra della Toscana e le voci del Coro Harmonia Cantata, diretti da Raffaele Puccianti, dal vivo presso il Teatro Verdi di Firenze. Il brano che vede protagonisti due giganti della cultura italiana del Novecento rivive così nelle immagini, nelle emozioni e nelle testimonianze di chi ha permesso che tutto ciò potesse accadere, in un racconto non solo da ascoltare. Che si conclude con le parole di gratitudine della moglie di Ennio Morricone, Maria Travia, lette dalla sua lettera scritta a mano.  Il documentario si inserisce nel programma “Beyond Sound Towards Meaning”, di cui è il primo episodio: l’iniziativa di condivisione culturale intende esplorare il ruolo del suono come significato, approfondire i significati delle opere, nei loro contenuti artistici e valoriali, anche mentre la tecnologia rimane invisibile. Cura e responsabilità, verità e delicatezza, sono i principi con cui K-array ha voluto lavorare per restituire il senso del lavoro di Morricone e il valore del testo di Pasolini, per viverle nella loro dimensione poetica, etica e civile, nel pieno rispetto della loro eredità culturale.  “Davanti alla possibilità di prendere parte a questo progetto ci siamo sentiti subito molto emozionati, per la grandezza che rappresenta - ha dichiarato Andrea Torelli, Marketing director di K-array - E presto ci siamo accorti che tutto ciò non era assolutamente estraneo al contesto in cui lavoriamo ogni giorno, che ci riguardava proprio nel profondo. Davanti un messaggio artistico importante noi potevamo essere il tramite, il mezzo, attraverso cui quest'opera potesse in qualche modo arrivare a un pubblico nuovo. E la ‘fine’ che leggiamo nel titolo può oggi non esser presa solo con la sua accezione negativa, con la fine di ciò che oggi ci unisce davanti ai tanti conflitti, ma come l’appello per un nuovo inizio necessario, attraverso il linguaggio della cultura, che non è un lusso, ma un diritto e una responsabilità. Significa anche prendere una posizione e non rimanere neutrali: rappresenta l’inizio di un manifesto valoriale, di una comunità con una visione del mondo.” Il brano composto da Ennio Morricone si presenta come una partitura per coro a quattro voci miste con orchestra e il nastro con la registrazione di un testo di Pier Paolo Pasolini, letto da lui stesso, dalla poesia “Gli Italiani”. La poesia  rappresenta la radice etica dell’opera. “la viltà avvezza a vedere morire nel modo più atroce gli altri, nella più strana indifferenza.”, declama il poeta, e colpisce la cruda analisi che fa del popolo italiano, anche oggi a distanza di 50 anni dalla sua morte. L’indiscutibile valore civile della poesia viene così riaffermato oggi, in un contesto nazionale e internazionale mutato, ma allo stesso tempo teso e conflittuale: riportarlo alla luce con questi strumenti - esaltandone il lucido contenuto - è un gesto di valore artistico e storico di impatto, che non vuole essere celebrativo e assolutorio.  Il brano figurava in principio nella stesura della colonna sonora, composta da Morricone stesso, per il film “Pasolini, un delitto italiano” di Marco Tullio Giordana (1995), nei titoli di coda. Fu lo stesso compositore ad estrarre il segmento del brano, che ha da lì vissuto di vita propria. A ben vedere e sentire, nell’opera coesistono le due anime del Maestro, quella cinematografica - nella prima parte strumentale, di carattere evocativo e narrativo - e quella della musica assoluta - nella seconda, costruita come un salmo per coro e orchestra. Un esempio perfetto del dualismo con cui Morricone ha attraversato la sua vita artistica, dal suono per immagini, amato dal grande pubblico, alle composizioni di musica pura, sperimentale e strutturale, da cui aveva riconoscimento da critica e accademia. “Musica per una fine” è una delle rare opere in cui questi due volti di Morricone tornano a guardarsi e a dialogare, trovando un punto d’incontro, l’una dentro l’altra e non in conflitto. Una duplice natura sempre rivendicata dal compositore, non sempre trovata nei giudizi: forse una riconciliazione tardiva e preziosa, che rende “Musica per una fine” un documento artistico e umano di grande valore.

 

 

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