11 Novembre 2025
Sta suscitando forti polemiche sui social e nel mondo della scuola il contenuto di un libro di storia per le scuole medie, accusato di presentare una propaganda filo-israeliana in merito alla Striscia di Gaza. Nel testo, la Striscia viene definita “Hamastan”, cioè “Terra di Hamas”, mentre la Palestina è indicata come “non accettata come Stato”. Molti utenti e genitori denunciano un tentativo di “indottrinamento” nei confronti degli studenti, soprattutto alla luce del genocidio commesso da Israele.
Nel mirino delle polemiche un libro di storia utilizzato nelle scuole medie italiane, accusato di offrire una visione distorta e sbilanciata della Striscia di Gaza. Nel testo si legge: “Chiamata anche Hamastan, che significa ‘Terra di Hamas’, nel 2007 la Striscia è stata isolata dalle autorità israeliane, che ne hanno bloccato le frontiere e l’hanno sottoposta a un pesante embargo economico, ovvero alla sospensione dei rapporti commerciali con gli altri Stati. 1.800.000 persone sono costrette in un’area di circa 360 chilometri quadrati, definita una ‘prigione a cielo aperto’. Periodicamente, l’inasprirsi delle tensioni tra Hamas e Israele determina bombardamenti e incursioni militari degli Israeliani nella Striscia, che spesso causano morti anche tra i civili”.

Una descrizione che ha scatenato un’ondata di critiche sui social, dove molti utenti hanno accusato il manuale di diffondere una “propaganda pro-Israele” mascherata da testo educativo. In particolare, le frasi che attribuiscono alla Striscia di Gaza la definizione di “Hamastan” sono state considerate “offensive” e “politicamente orientate”.
Sui social, le reazioni non si sono fatte attendere: “Ma voi vi rendete conto di quello che insegnano ai bambini, cioè la striscia di Gaza gli dicono che viene chiamata anche Hamastan?”, denuncia un utente indignato. Poi prosegue: “Questa è propaganda, questo non è nemmeno un revisionismo storico, queste sono fesserie, queste sono menzogne, cioè ma veramente state educando così i nostri ragazzi?”.
Il caso si è amplificato soprattutto in seguito al contesto del conflitto, visto il genocidio messo in atto da Israele. Secondo alcuni, un linguaggio di questo tipo rischia di trasmettere ai più giovani una visione parziale e fuorviante della realtà.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco, un passaggio riportato alla fine del volume: “il contenuto di questa pubblicazione non è stato approvato dalle Nazioni Unite e non riflette le opinioni delle Nazioni Unite o dei suoi funzionari o degli stati membri”. Una precisazione che, invece di placare le polemiche, ha contribuito ad alimentare i dubbi sull’origine e sull’impostazione del testo.

L’indignazione continua: “Praticamente l’Italia sta consentendo a Israele di indottrinare le nostre generazioni. È una cosa vergognosa, una roba del genere non solo è intollerabile, ma è anche da codice penale!”
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