05 Ottobre 2025
Il 3 ottobre 2025, l’Italia si è fermata. Scioperi, cortei, strade bloccate, trasporti in tilt. Migliaia di persone hanno manifestato in solidarietà con la Palestina e contro l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte di Israele. Un’ondata di indignazione ha attraversato il Paese, con slogan, bandiere e richieste di sanzioni contro Israele.
Ma io mi chiedo: dove siamo quando si tratta dell’Italia?
Non voglio negare la gravità della situazione in Palestina. Le immagini che arrivano da Gaza sono strazianti. Ma se il diritto allo sciopero è uno strumento potente, non dovrebbe essere usato prima di tutto per difendere i diritti, i bisogni e le urgenze del nostro Paese?
● Abbiamo una sanità pubblica in affanno
● Il costo della vita è alle stelle
● I giovani faticano a trovare lavoro
● Le pensioni non bastano.
● Le infrastrutture cadono a pezzi.
Eppure, quando si tratta di scioperare per questi temi, la partecipazione è spesso tiepida. Per Gaza, invece, milioni in piazza.
Essere solidali con chi soffre è giusto. Ma non possiamo dimenticare che anche in Italia c’è chi soffre. E se scioperiamo, se chiedere giustizia qui, prima di tutto. Non è egoismo, è responsabilità.
Questa mobilitazione ha mostrato una forte componente giovanile, universitaria, idealista. È bello vedere giovani attivi, ma è anche importante che sappiano distinguere tra cause globali e problemi locali. L’Italia ha bisogno di una generazione che lotti per il suo futuro, non solo per quello degli altri.
Di Nico Combattelli Popoli (Pe)
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