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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Gli abusi che diventano diritti, i diritti che diventano concessioni, le concessioni che evaporano: questo è diventata la democrazia

Io non faccio che ricevere messaggi increduli, angosciati per non poter girare, raggiungere interi quartieri nell'impotenza della polizia mandata, utilizzata a soli scopi di contenimento fisico, insomma a prenderle.

04 Ottobre 2025

Ulisse e Polifemo

Nel bombardamento a tappeto di resoconti sulla questione di Gaza – scioperi, agitazioni, sfilate, inziative, blocchi, controblocchi – è passata praticamente sepolta una vicenda sintomatica del tempo e brutto tempo che ci stritola. È quella della ragazzina appena maggiorenne di origini del Bangladesh residente a Rimini con la famiglia che la tortura, la droga, la rispedisce nel Paese d'origine per farle sposare un connazionale assai più anziano, secondo regola islamica. La adolescente si è salvata fingendo di accettare le condizioni parentali per poi essere presa in consegna dalla polizia una volta tornata in Italia. È stata tolta ai genitori aguzzini e portata in una località segreta, costretta a vivere come una collaboratrice di giustizia, perché a quanto pare il rischio di una nuova Saman è fondato. Con il che si capisce la ragione dell'omertà informativa. Davvero stiamo preparandoci un presente così? È questo il mondo che vogliamo, anche in Italia? Femministe zitte, informazione connivente, governo silente e questa è la faccenda meno spiegabile e per certi versi più preoccupante: perché la destra a parole argine si rivela nel suo nazionalismo parolaio? Perché non dice niente di reiterati episodi di riduzione in schiavitù di ragazzine giovani e giovanissime? Sì, certo, voci isolate non mancano come quella del sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint, ma isolate restano, non supportate dalla politica che magari le spedisce al cimitero degli elefanti di Bruxelles ma come per dire così la smettono di rompere le scatole qui.

Un'altra notizia passata via liscia e sì che è spaventosa è l'attentato alla sinagoga di Manchester con due morti: lasciate perdere la problematica Israele e Palestina, così spinosa, così complicata, cogliamola per quella che è, una strage fatta e finita, dai contorni angoscianti perché ispirata a un antisemitismo fosco, novecentesco: l'informazione ne ha parlato quasi infastidita e il meno possibile, un telegiornale ha detto che il movente non era chiaro, che occorreva capire. Ma da capire cosa c'è? Che le stragi islamiste a prescindere sono quotidiane e possono raggiungere ogni angolo d'Europa? Che non si vuole sapere che il mondo è fuori controllo? Che c'è un islam fanatico, aggressivo, che considera normale la violenza a tutti i livelli? Poi si può discutere di tutte le tare delle nostre democrazie al lumicino, ma fra queste la prima è proprio quel rompere lo specchio, quell'accecarsi e assordarsi sistematico. Sto seguendo in queste ore il modo in cui i notiziari trattano la paralisi del Paese: la questione della solidarietà alla Palestina è diventata peggio che sfondo, peggio che pretesto: di fatto c'è un Paese paralizzato in una morsa fra massimalisti, estremisti, col sindacato che, perso da anni il ruolo di cinghia sociale col partito, lo sfida al gioco delle provocazioni, dell'incendio della prateria. Una situazione esplosiva, pericolosissima, unica in Europa e nel mondo: non si blocca un Paese per solidarietà ma per rappresaglia verso un governo di suo imbelle, irresoluto, opportunista. I salti nel buio dei sindacati in funzione eversiva devono pagarli i malati di cancro che non possono andare in ospedale a subire la chemio? Ma l'informazione offre una lettura peggio che complice, una lettura militante e irresponsabile, arriva a mentire sulla matrice dei personaggi coinvolti, a minimizzare sulle violenze, a non voler capire che la deriva ricorda molto, molto da vicino il lassismo strategico con cui si lasciò germinare il terrorismo mezzo secolo fa, finché chiudere il vaso di Pandora non fu più possibile e le conseguenze in termini di sangue e di dolore non avremmo finito di scontarle per decenni. Forse per sempre, perché certe escandescenze tornano circolari come repliche tetre di un passato lugubre.

Non è questione di parteggiare per una o per l'altra parte, ma di capire che un Paese ostaggio di sigle sindacali che si scavalcano in scioperi illegittimi che creano disagi nell'ordine di miliardi non può più dirsi democratico. Io non faccio che ricevere messaggi di milanesi increduli, angosciati per non poter girare, raggiungere interi quartieri nell'impotenza della polizia mandata, utilizzata a soli scopi di contenimento fisico, insomma a prenderle. E poi mi tocca leggere che in favore dei tumulti sono il 70, l'80, il 2000 percento. A Milano il corteo che ha bloccato la tangenziale est all'altezza di Lambrate/Rubattino in entrambi i sensi di marcia è stato autorizzato e addirittura tutelato dalla Questura. E l'informazione che fa? Esalta una situazione fuori controllo, da tumulti sudamericani. E copre la vicenda minima di una immigrata ragazzina pestata e drogata per farle sposare un vecchio del suo Paese d'origine. È questo il mondo che si vuole, è questa l'Italia che qualcuno sta apparecchiando, nell'inerzia generale?

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