01 Ottobre 2025
Ha preso a schiaffi il figlio di tre anni perché faceva i capricci in cucina e reclamava da mangiare. All’ennesimo «mamma ho fame», la donna gli ha sferrato una sberla talmente forte da farlo cadere sul pavimento. Poi ha continuato a picchiarlo, tirandogli dei calci su tutto il corpicino. Alla figlia più piccola, di appena un anno e mezzo, che si era alzata in piedi sul lettone impedendole di chattare al cellulare, ha dato strattoni brutali facendola piangere a dirotto. «Una violenza ripetitiva e inaudita», ha scritto la giudice per le indagini preliminari Carla Pastorini, nell’ordinanza che ha disposto l’allontanamento dell’indagata - una trentunenne di nazionalità italiana - dalla casa familiare, come richiesto dalla sostituta procuratrice Silvia Saracino, e l’applicazione del braccialetto elettronico per impedirle di avvicinarsi ai piccoli (dovrà rispettare la distanza di 500 metri).
I maltrattamenti e le lesioni aggravate - questi i reati contestati dalla Procura - sono stati scoperti grazie alle telecamere che ha piazzato il compagno della donna nell’appartamento dove vive la famiglia. L’uomo le ha installate alla luce del sole, dicendo però alla fidanzata che servivano per il sistema di allarme. Invece, grazie agli occhi elettronici, lui, costretto ad assentarsi per parecchie ore al giorno per lavoro (fa l’autotrasportatore), ha assistito incredulo a quello che succedeva ai bimbi. Spinte, schiaffi, calci, anche quando reclamavano soltanto un po’ di attenzione. Al maschietto la mamma ha perfino sbattuto il telecomando della televisione in testa, perché voleva guardare i cartoni animati che gli piacevano tanto. Diversivi che distraevano la ragazza dall’unica sua occupazione: guardare lo smartphone. Come si vede nei video acquisiti dalla squadra mobile, non voleva essere disturbata. Il camionista si era insospettito perché la sera quando rientrava dai suoi giri sul Tir vedeva la partner che non si curava abbastanza dei figli (il più grande dei due avuto da una precedente relazione). Quando la coppia abitava in un’altra regione, alcuni vicini gli avevano raccontato delle urla che arrivavano dalla sua abitazione quando non c’era. Il resto lo hanno fatto i lividi e le ecchimosi che affioravano su braccia, gambe e schiena dei minori. L’uomo, però, non è stato lasciato solo. Soprattutto la nonna dei piccini lo ha esortato ad andare fino in fondo. E lui ha seguito il consiglio: una volta acquisite le prove si è rivolto a un legale mostrandogli i filmati. Poi ha portato la figlia di un anno e mezzo al Gaslini per un controllo: all’ospedale pediatrico i medici hanno deciso di trattenerla e di avvertire la Procura. La pm Saracino si è mossa immediatamente, chiedendo l’allontanamento dell’indagata. E il gip, condividendo la preoccupazione della sostituta procuratrice, ha concesso la misura rafforzandola con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. La trentunenne è stata raggiunta dagli agenti, che hanno eseguito l’ordinanza della gip.
I due fratellini adesso sono accuditi dal padre, che ha preso tutti i giorni di ferie che gli restavano e alcuni permessi, e dalla nonna paterna. Sono stati mossi anche i primi passi per chiedere l’affidamento del bimbo di tre anni (che porta il cognome della donna), e dell’incombenza è stato incaricato l’avvocato civilista Maurizio Montecucco. Ci vorrà del tempo, ma intanto i minori sono al sicuro. In attesa che la mamma spieghi agli investigatori perché era così violenta con i figli.
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