25 Settembre 2025
Eredità Agnelli sequestro frode fiscale e truffa
"Le due opere che erano nella casa di Roma sono state sostituite quando Marella si è ammalata". E ancora: "Al posto dell’opera originale di Balla penso sia stata inserita una copia di qualità inferiore". Sono alcune delle testimonianze raccolte dalla procura di Roma nelle scorse settimane, fornite da membri del personale che ha lavorato nelle residenze della famiglia Agnelli, in particolare nella dimora della Capitale. Le dichiarazioni si inseriscono nell’inchiesta sui tre dipinti di altissimo valore scomparsi dalle abitazioni della storica dinastia e ritrovati in copia nel caveau degli Elkann al Lingotto, a Torino.
Si tratta solo di tre delle tredici opere complessivamente scomparse dalla collezione dell’Avvocato Gianni Agnelli. Tra queste, capolavori firmati Giorgio De Chirico, Claude Monet, Pablo Picasso, Giacomo Balla, Francis Bacon e altri grandi maestri dell’arte del Novecento. A indagare, per i reati di esportazione illecita di opere d’arte e ricettazione, sono il procuratore aggiunto Giovanni Conzo e il pubblico ministero Stefano Opilio, che sospettano che i quadri originali siano stati spostati all’estero.
Le tre tele principali al centro dell’indagine sono: La scala degli addii di Giacomo Balla; Mistero e melanconia di una strada di Giorgio De Chirico; Glacons, effet blanc di Claude Monet.
Secondo una stima contenuta nei documenti relativi alla divisione del patrimonio, il valore complessivo dei tre quadri è di 13 milioni di euro: 2 milioni per l’opera di Balla, 4 per quella di Monet e ben 7 per il De Chirico.
I nipoti dell’Avvocato, denunciati dalla madre Margherita Agnelli, sono accusati di aver sottratto e spostato i dipinti che – sostiene Margherita – le sarebbero spettati in eredità. I legali degli Elkann hanno però affermato che le opere originali sono sempre state in Svizzera e che nelle case italiane erano esposte solo delle repliche – proprio quelle ritrovate nel caveau torinese.
Secondo la Procura, i dipinti erano inizialmente in Italia e sarebbero poi stati trasferiti all’estero senza le autorizzazioni previste dal Ministero della Cultura. Il sospetto è che le copie siano state realizzate dopo la morte di Gianni Agnelli (avvenuta nel 2003), mentre gli originali si trovavano ancora nel nostro Paese. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale sono coordinate dai pm Conzo e Opilio, che hanno già richiesto al ministero eventuali documenti di autorizzazione all’esportazione, per verificare la regolarità degli eventuali spostamenti.
Particolarmente rilevante è la testimonianza di un maggiordomo, che ha dichiarato: "Le due opere che erano nella casa di Roma sono state sostituite quando Marella si è ammalata". In merito al dipinto di Balla, ha aggiunto: "Penso sia stata inserita una copia di qualità inferiore".
Dopo la morte dell’Avvocato, le sue proprietà immobiliari erano passate alla moglie, Marella Caracciolo di Castagneto, madre di Margherita. Alla sua morte, nel 2019, Margherita è subentrata nella proprietà delle due ville di Torino e dell’appartamento romano, che però erano stati concessi in comodato d’uso al figlio John Elkann. Dopo alcune ispezioni, Margherita Agnelli ha sporto denuncia, sostenendo che «risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre», tra cui i tre dipinti principali – ora sostituiti da copie.
I figli, da parte loro, affermano che le opere non rientravano nell’asse ereditario perché sarebbero state donate loro dalla nonna prima della sua morte.
Due spedizionieri, ascoltati dagli inquirenti, hanno raccontato che tra il 2016 e il 2018 due dipinti furono nuovamente spostati e che si trattava – secondo quanto riferito – di repliche.
Un altro dipendente della famiglia Agnelli ha raccontato che i quadri furono sostituiti e avrebbe indicato anche le stanze precise in cui si trovavano originariamente. Un altro ancora ha dichiarato di aver saputo, da voci interne alla casa, che i dipinti originali sarebbero stati portati via nel 2018.
Altri testimoni hanno affermato che gli originali si trovano da sempre all’estero, in linea con la versione sostenuta dai legali degli Elkann, secondo cui nelle case italiane erano presenti esclusivamente riproduzioni. Tuttavia, un altro dipendente ha riferito che il quadro di Giorgio De Chirico si trovava a Villa Frescot, a Torino, anche se non ha potuto confermare con certezza se si trattasse dell’originale o di una copia. Quel dipinto, secondo il testimone, sarebbe stato successivamente spostato e sostituito.
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