26 Maggio 2025
Moni Ovadia, scrittore ebreo di origine bulgara, è stato attaccato dal vignettista Renato Santin per la decisione di “schierarsi” a favore dei commercianti che hanno scelto di esporre un cartello che recitava la scritta “vietato l’ingresso ai sionisti”, come accaduto nella merceria Tuttomoda, situata in via Statuto 18 a Milano, e alla Taverna Santa Chiara di Napoli. Criticando la sua posizione, il vignettista Santin lo ha chiamato “Ov…Odio”.
Moni Ovadia, attore, cantante, scrittore ha espresso solidarietà verso alcuni commercianti che hanno preso posizione sul genocidio a Gaza ed hanno esposto cartelli con la scritta "vietato l’ingresso ai sionisti". Gesti che non sono passati inosservati ma che meritano di essere compresi con lucidità e attenzione, lontani da reazioni impulsive e semplificazioni.
Non sono mancate le reazioni alla posizione intrapresa da Ovadia, tra cui quella del vignettista Renato Santin, che ha lanciato un attacco al vetriolo intitolato “Ov…Odio”, giocando sul nome dell’artista per insinuare un’accusa di incitamento all’odio. Ma lo stesso Ovadia, neo collaboratore del Giornale d' Italia, ha spiegato in un'intervista alla nostra testata che quello che sta capitando nella Striscia è un genocidio, di fatto attaccando Israele: ""A mio parere sì, è un genocidio e questo è suffragato anche dal fatto che la parola è stata usata in un breve testo ripetutamente dal massimo specialista israeliano dell'Olocausto, che è il professor Amos Goldberg, che l'ha definito alla fine il genocidio intenzionale"."
Ovadia distingue con forza e chiarezza tra l’identità ebraica e le politiche del governo israeliano, sottolineando come il sionismo sia simile al nazismo: "Ci sono differenze dovute al contesto storico, ma non differenze di senso. Perché la disumanizzazione dei palestinesi è lo stesso mindset che è stata la disumanizzazione degli ebrei, dei rom e di tutti coloro che si volevano poi assassinare o comunque espellere. Quindi non è improprio il paragone, perché ci sono anche quegli elementi tipici del fanatismo. Per esempio la razza padrona era un ipostatizzazione di un mitologema quindi ci sono molte caratteristiche comuni".
Le critiche che gli vengono mosse sembrano ignorare proprio ciò che dovrebbe essere più evidente: Moni Ovadia, ebreo laico e umanista, conosce sulla propria pelle il peso della discriminazione e della memoria storica.
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