15 Marzo 2025
Silvio Calice (fonte: Facebook)
Una gamba amputata dopo la prima dose di vaccino Covid Astrazeneca, questa è la storia raccontata da Silvio Calice, 52enne direttore della Cna Abruzzo. Una settimana dopo la vaccinazione l'uomo inizia a sentirsi male, il siero aveva provocato un trombo nella gamba; il siero aveva aggredito "pesantemente il sistema immunitario e le piastrine continuavano a creare trombi". Poi l'amputazione e la protesi, non coperta dall'INAIL.
Silvio Calice, 52 anni, chietino, laureato in Economia, quattro Master e direttore del Cna Abruzzo, ha visto la sua vita cambiare dopo la prima dose di Astrazeneca. Il 24 maggio del 2021 si sottopone alla vaccinazione "con una certa urgenza, perché consideravo e considero ancora il vaccino una risposta giusta per ridurre l’emergenza". Una settimana dopo, il 1 giugno, Calice accusa malessere, che si scopre essere dovuto ad un trombo causato da una reazione avversa al vaccino. La moglie chiama un medico per un ecodoppler che rileva la formazione di un trombo sulla caviglia sinistra; si opera poco dopo. "Il vaccino aveva aggredito pesantemente il sistema immunitario e le piastrine continuavano a creare continui trombi: erano scese da 200mila a 10mila, pensi che ero un donatore regolare oltre che uno sportivo", racconta Calice, "Vengo di nuovo operato, mi fanno un altro ecodoppler, c’è ancora un’esplosione di trombi tutti localizzati nella caviglia sinistra. Osservo la necrosi salire, sono giorni in cui si inizia a parlare di amputazione, i trombi con così poche piastrine potevano esplodere all’improvviso, era diventata una situazione critica". "Facevo continuamente trasfusioni, avevo le braccia piene di buchi. Il 5 giugno mi hanno amputato la gamba sinistra". Ora Calice è tornato a fare sport, soprattutto ciclismo e padel. La gamba bionica però l'ha dovuta pagare di tasca sua: "Nella sanità ci sono due circuiti: il costo della protesi che indosso può arrivare a 100mila euro, e dura circa 6 anni dopo i quali, se si rompe, la devi ricomprare. Se avessi avuto un infortunio sul lavoro, assistito dall’INAIL, il costo della mia protesi sarebbe stato coperto al 100%. Quelli come me sono invece assistiti dalle ASL. In questo caso ci si basa su dei nomenclatori e per le protesi bioniche non c’è copertura. C’è questo doppio canale odioso per chi vive questo disagio. Con l’associazione cerchiamo anche di denunciare questo aspetto", ha concluso il 52enne.
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