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Aviaria, nuovo allarmismo ingiustificato, Science: "Pandemia, vaccinarsi contro il virus H5N1" ma "contagi solo in qualche gatto, nessuno da uomo a uomo"

I rischi per l'uomo rimangono bassi, nessun contagio registrato tra gli esseri umani

09 Marzo 2025

L'influenza aviaria più letale nei felini

Fonte: Ca' Zampa

Gli scienziati e l'allarmismo sull'aviaria. La pressione sui governi per "vaccino contro virus H5N1", ma nessun contagio da uomo a uomo

Nuovo allarmismo su una "pandemia" di aviaria

L'aviaria è tornata al centro dell'attenzione internazionale a causa di una lettera pubblicata dalla rivista Science e firmata da un gruppo di esperti guidato da Jesse Goodman della Georgetown University. Nell'appello c'è un chiaro ed ingiustificato allarmismo nei confronti di quella che sembrano voler definire l'alba di una possibile nuova pandemia.

Secondo gli scienziati, i governi, l'industria e la comunità scientifica devono "prepararsi a una possibile pandemia" provocata dal virus H5N1, un ceppo di influenza aviaria che ha mostrato segni di adattamento ai mammiferi, compresi i bovini, e che ha causato casi tra gli esseri umani. Tuttavia, se il rischio è serio, occorre fare un passo indietro e analizzare l'esistenza di una minaccia reale o ingiustificata.

Contagi tra i felini ma nessun caso da uomo a uomo

Il virus H5N1 ha suscitato preoccupazione per la sua capacità di adattarsi a nuove specie, tra cui i mammiferi. In particolare il nuovo virus H5N1 sarebbe risultato più pericoloso nei gatti domestici, che lo possono contrarre entrando in contatto con uccelli malati, ma anche dal cibo per animali non sterilizzato adeguatamente così come dal latte vaccino infetto. In Italia sono stati registrati due casi nel Bolognese.

Gli scienziati hanno notato alcuni casi di trasmissione da animali all'uomo, ma al momento non ci sono prove di trasmissione del virus da uomo a uomo. La maggior parte dei casi rilevati finora è stata di entità lieve e le autorità sanitarie hanno confermato che il rischio per l'uomo rimane basso. In altre parole, il virus non ha ancora mostrato quella capacità di diffusione globale che potrebbe scatenare il rischio di una pandemia su larga scala.

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