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Garlasco, replica di Sempio sullo scontrino del parcheggio di Vigevano: "Ho preso io quel ticket, falso che non mi appartenga" - VIDEO

Al centro della contesa c’è un biglietto da un euro per un’ora di sosta in piazza Sant’Ambrogio a Vigevano, emesso alle 10:18 del 13 agosto 2007, la mattina del delitto di Chiara Poggi

22 Ottobre 2025

Un nuovo capitolo si apre nell’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Un uomo si è presentato spontaneamente al Comando provinciale dei Carabinieri di Milano, in via Moscova, per rilasciare una dichiarazione che potrebbe rimettere in discussione una delle prove chiave a favore di Andrea Sempio: lo scontrino del parcheggio a Vigevano, esibito come alibi. Secondo quanto riferito dal testimone – ritenuto dagli investigatori “molto credibile” e “informato sui fatti” – quel biglietto non apparterrebbe né a Sempio né ai suoi familiari.

La testimonianza è stata documentata con precisione, tanto da spingere i Carabinieri a informare immediatamente la Procura di Pavia, che ha avviato gli accertamenti del caso. Per ora, per tutelare lo sviluppo delle indagini, non sono stati resi noti ulteriori dettagli sull’identità dell’uomo né sul grado della sua conoscenza della vicenda.

La risposta di Andrea Sempio non si è fatta attendere. Intervistato durante una trasmissione televisiva, ha ribadito con fermezza: Sì, certo, alla domanda se fosse stato lui a prendere quello scontrino. E ha aggiunto: Sarebbe stato meglio se la cosa avesse destato sospetti all'epoca, in modo tale che le autorità si mettessero a ricercare magari nelle telecamere della piazza di Vigevano se effettivamente c’era una ripresa di me quella mattina. Forse sarebbe stato meglio per me se avesse destato più interesse in quel momento. A parte che lo scontrino comunque me lo hanno chiesto un anno dopo e ormai di video non ce n'erano più.

Al centro della contesa c’è un biglietto da un euro per un’ora di sosta in piazza Sant’Ambrogio a Vigevano, emesso alle 10:18 del 13 agosto 2007, la mattina del delitto. Lo scontrino fu consegnato da Sempio ai Carabinieri il 4 ottobre 2008, più di un anno dopo l’omicidio, durante un interrogatorio movimentato che, come noto, venne interrotto più volte senza che le sospensioni fossero verbalizzate.

Il ticket era stato conservato dalla madre di Sempio, Daniela Ferrari, e venne poi utilizzato come prova a suo favore. Nella prima indagine su di lui del 2017 – ora riaperta e collegata anche a un’indagine per presunta corruzione in atti giudiziari, che vede coinvolto l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti – lo scontrino fu uno degli elementi che portarono alla richiesta di archiviazione firmata dal gip Fabio Lambertucci.

Le nuove indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Pavia Stefano Civardi e dalle pm Giuliana Rizza e Valentina De Stefano, hanno già portato alla luce diverse incongruenze. In particolare, gli inquirenti evidenziano come “su quel biglietto si giochi una partita decisiva” riguardo agli orari e agli spostamenti nella mattina del femminicidio. Già nel 2016, la relazione della Skp Investigazioni aveva sollevato dubbi sul valore probatorio dello scontrino.

Nel corso dell’interrogatorio del 10 febbraio 2017 davanti ai pm Mario Venditti e Giulia Pezzino (quest’ultima dimessasi dalla magistratura nel febbraio 2025), Sempio aveva raccontato: Quello scontrino è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto ‘per sicurezza teniamolo’, quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo. La seconda volta che sono stato sentito non avevo con me lo scontrino, ma ho solo riferito ai carabinieri che lo avevo, quindi sono stati loro a dirmi di andare a prenderlo. Mi sono quindi recato insieme a mio padre a casa, dove l’ho preso, e l’ho portato in caserma”.

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