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Matteo Messina Denaro, carte d'identità false per sfuggire alla cattura, indagini su 15 complici, nel covo documenti e patenti di guida rubate

Gli investigatori hanno identificato almeno 15 persone collegate al super latitante attraverso documenti falsi, tra cui carte d’identità e patenti intestate persino ignari cittadini

25 Dicembre 2024

Matteo Messina Denaro, 15 carte d'identità false per sfuggire alla cattura, nel covo documenti rubati e patenti di guida dei prestanome

Messina Denaro, fonte: imagoeconomica

Nuovi dettagli emergono sull’organizzazione che ha permesso al boss mafioso Matteo Messina Denaro di rimanere latitante per 30 anni. Gli investigatori hanno identificato almeno 15 persone collegate al super latitante attraverso documenti falsi trovati nei suoi covi, tra cui carte d’identità e patenti intestate a complici o persino a ignari cittadini.

Le identità false e la rete di complici

Al momento dell’arresto, il 16 gennaio 2023, i carabinieri del Ros trovarono nel borsello del boss documenti intestati ad Andrea Bonafede, Melchiorre Corseri, Giuseppe Gabriele e altri nomi. "Carte d’identità ne ho avute sempre a quantità", aveva ammesso Messina Denaro durante un interrogatorio il 7 luglio 2023, aggiungendo: "Tutti i miei documenti vengono da Roma, perché lì ci sono documenti per chiunque, documenti seri".

Nei suoi covi, tra cui l’appartamento di via CB 31 a Campobello di Mazara, sono state trovate fotocopie di documenti intestati ad altre persone, sollevando sospetti sulla collaborazione di falsari professionisti. Gli investigatori ritengono che questi documenti siano stati prodotti da una rete che coinvolge complici in agenzie di disbrigo pratiche o uffici pubblici.

Negli ultimi giorni, le forze dell'ordine hanno perquisito lo studio di Antonino Pioppo, primario di oculistica all’ospedale Civico di Palermo, dopo che nel covo del boss erano state trovate prescrizioni mediche intestate a due identità false: Andrea Bonafede e Giuseppe Giglio. Pioppo ha dichiarato di non aver mai sospettato che i suoi pazienti fossero la stessa persona o che si trattasse di Messina Denaro. "Ogni giorno visito decine di persone, non ci ho fatto caso", ha affermato il dottore ai magistrati.

L’archivio segreto e le indagini sui "pizzini"

Gli inquirenti continuano a cercare documenti che possano svelare i segreti di Cosa Nostra. Non sono ancora stati trovati i famosi pizzini relativi agli affari del boss, né l’archivio che si suppone Salvatore Riina gli abbia affidato. "È il mistero dei misteri", commentano fonti investigative.

Le indagini coordinate dalla Procura di Palermo, diretta da Maurizio de Lucia, si concentrano ora sull’identificazione dei complici che hanno fornito supporto logistico e coperture documentali a Messina Denaro, permettendogli di mantenere una rete di protezione così efficace per decenni.

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