04 Dicembre 2024
fonte: social
Bare di Bergamo, i media, il 18 marzo 2020, parlavano di "70 camion e 65 casse", il Segratorio OSA polizia Anotnio Porto nell'audizione in Commissione Covid: "Meno di una a mezzo, i conti sono questi", ma i fact-checker: "Informazione non verificata".
Il 18 marzo 2020, Repubblica intitolava "Bergamo, non c'è più posto: 70 mezzi militari portano le salme fuori dalla regione". L'articolo riguardava ciò che accadde nel mese di marzo di 4 anni fa, quando furono impiegati le camionette Iveco dell'esercito militare per trasportare le bare dei morti di covid. Ne derivò una sfilata dei mezzi.
Questo era ciò che scriveva la Repubblica nel suo articolo: "Un’immagine da teatro di guerra: nel centro di Bergamo. Una lunga colonna di mezzi militari ferma in via Borgo Palazzo – a poche centinaia di metri dal cimitero. Sono i furgoni dell’esercito impiegati per trasportare le bare dal camposanto bergamasco verso i forni crematori di altre Regioni. Il motivo, come è ormai noto, è che la camera mortuaria a Bergamo non è più in grado, da giorni, di accogliere i feretri delle vittime del coronavirus. E lo stesso discorso vale per il forno crematorio (ce n’è uno solo in città, è attivo 24 ore su 24)".
Anche l'Avvenire aveva riportato la notizia, l'articolo del 19 marzo 2020 titolava "Coronavirus. Le bare sui camion militari, Bergamo sotto choc". L'Avvenire riportava però la quantità di casse: "Trasportano 65 bare che Bergamo non può più seppellire, che non riesce più nemmeno a cremare. I militari le scorteranno a Modena e Bologna, poi le ceneri torneranno dai loro cari. E' l'unica processione funebre che la città può permettersi. Dalla finestra la gente guarda, piange. Le lacrime scendono silenziose, i padri nascondo il volto tra le mani per non farsi vedere dai figli".
Dai conti risulta dunque che vi fosse un numero maggiore di camion (70 secondo Repubblica) rispetto alle bare (65 secondo quanto riportato dall'Avvenire) che dovevano essere trasportate al di fuori del capoluogo di provincia lombardo.
Open e i fact-checker smentiscono le parole del Segretario Nazionale di OSA Polizia Antonio Porto, che durante l'udienza del 19 novembre alla commissione d'inchiesta sul Covid spiegava al senatore Claudio Borghi: "Le bare di Bergamo, a noi, ci hanno posto una domanda perché una bara a camion quando ne potevano andare due o tre? Cosa voleva portare alla popolazione quell'immagine? Noi queste tre domande ce le siamo poste".
Open nell'articolo del 3 dicembre parla di "notizia infondata", di "nessuna prova" e di "narrazione priva di fondamento". I fact-checker scrivono che le "informazioni non sono verificate" perché "non è possibile documentare" l'ipotesi che vi fosse una sola bara per mezzo. Ma, d'altro canto, non è nemmeno possibile effettuare un dimostrazione del contrario di ciò che viene sostenuto dal Segretario del sindacato della polizia. I conti citati dai media non tornano, la presenza di 65 bare e il loro trasporto all'interno di 70 veicolo militari sembrerebbe avallare l'ipotesi di Porto. Si riconosce però la difficoltà nello sfatare un tabù tanto delicato, e che ha toccato (e continua a toccare) la vita di centinaia di persone.
All'epoca, nel 2020 a rafforzare i timori, le paure e l'immagine di un numero esorbitante di decessi, fu la pubblicazione una foto fake scattata nel 2013 in un hangar di Lampedusa che ritraeva 111 bare disposte in fila, dopo il nubifragio di una nave di migranti. Foto falsamente attribuita alla situazione di Bergamo del marzo 2020.
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