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Sgarbi prosciolto con Sabrina Colle da accuse di evasione fiscale per 715mila € sull’acquisto del quadro "Il giardino delle fate"

Il giudice per le indagini preliminari archivia l'inchiesta: "Il fatto non sussiste". Sotto esame della Procura di Roma resta un secondo fascicolo su presunte pressioni ministeriali

24 Settembre 2024

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Vittorio Sgarbi è stato prosciolto insieme alla compagna Sabrina Colle dalle accuse di evasione fiscale (nello specifico sottrazione fraudolenta d'imposte) per un valore di 715mila € sull’acquisto all’asta del quadro 'Il giardino delle fate' di Vittorio Zecchin nel 2020. Il gup della procura di Roma ha disposto per entrambi il non luogo a procedere e una sentenza di totale proscioglimento poiché "Il fatto non sussiste". Cadono dunque le accuse nei confronti del critico d'arte ed ex sottosegretario al ministero della cultura e della compagna.

La vicenda e le accuse della Procura di Roma

Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste: lo ha stabilito il giudice dell'udienza preliminare nell'archiviare la posizione di Vittorio Sgarbi, difeso dagli avvocati Giampaolo Cicconi e Manuel Varesi, e di Sabrina Colle, difesa dal penalista milanese Giuseppe Iannaccone. L'ambito del disposto è quello di un'inchiesta giudiziaria che riguardava un presunto mancato pagamento di debiti con l'Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila. L'ex sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali non ha infatti commesso reati nell'intestare, nel 2020, il quadro "Il giardino delle fate" alla donna, pur avendo contrattato personalmente per l'acquisto. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, è per questa ragione che ieri il gup di Roma ha prosciolto l’ex sottosegretario alla Cultura e la sua compagna dall’accusa di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La Procura di Roma aveva chiesto il processo per Sgarbi, contestando l’acquisto all’asta del dipinto di Vittorio Zecchin, per 148 mila euro, facendo figurare come acquirente la compagna e usando denaro di una terza persona (tale Corrado Sforza Fogliani, poi deceduto), con l’accusa di mettere l’opera al riparo da eventuali riscossioni da parte del fisco. Il gup ha però ritenuto che il dipinto potesse essere intestato anche ad altre persone, dunque anche alla compagna di Sgarbi e che questa operazione non fosse una sottrazione fittizia del bene. Resta ancora in piedi, invece, l’altro fascicolo, aperto sempre presso la Procura di Roma, attraverso il quale i pm stanno cercando di verificare se Sgarbi abbia fatto pressioni sui funzionari ministeriali per evitare che il dicastero alla Cultura esercitasse l’opzione sull’opera d’arte.

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