17 Gennaio 2024
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, 17 gennaio 2024 - Ciclo dell’acqua, ciclo dei rifiuti. Tra processi di sviluppo e tutela dell’ambiente. Quale futuro? E’ il titolo della Tavola rotonda, organizzata in collaborazione con CGIL Pesaro Urbino, Cisl Pesaro Urbino e Uil che si è svolta ieri pomeriggio nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Urbino.
Nei saluti istituzionali alcune considerazioni introduttive del Rettore, Giorgio Calcagnini: “Sono felice - ha detto - che l’Università sia anche sede di questi dibattiti. Il nostro territorio nutre grande interesse rispetto a un tema come questo legato indubbiamente agli investimenti. Il tema dell’acqua - ha commentato inoltre il Rettore - è concreto e connesso al cambiamento climatico. Sviluppare conoscenze e competenze è fondamentale per trovare nuove soluzioni tecnologiche e per incidere sui comportamenti di ciascuno”.
Il compito di introdurre alcune questioni di più stringente attualità e le criticità nella gestione idrica e dei rifiuti a Roberto Rossini, Segretario Generale CGIL Pesaro Urbino: “Nuovi modelli sostenibili di sviluppo sono in grado di generare nuove economie e nuove professionalità. - ha spiegato Rossini affidando la propria analisi ad una relazione - Bisogna allora lavorare a una prospettiva integrata che unisca questioni ambientali e sociali”. Prospettiva che deve risolvere alcuni passaggi affiorati nel corso dell’intervento: “dotazione impiantistica ancora insufficiente”, “necessità di un piano regionale sui rifiuti” e di “ammodernare la rete idrica”.
Di “nuova epoca di condivisione, ricondizionamento e riciclo” ha parlato Andrea Cuccello, Segretario Confederale Nazionale CISL, che ha ringraziato “per l’opportunità data di discutere in maniera pacata di argomenti così strategici”. “Gli inceneritori - ha aggiunto Cuccello - appartengono al passato, oggi dobbiamo ambire a un sistema industriale innovativo, a imprese con un alto contenuto tecnologico e quindi in grado di generare sviluppo”.
Nel corso della Tavola rotonda l’intervento di Alessandro Marangoni, Chef Executive Officer di Althesys, ha aiutato a inquadrare il contesto in riferimento a due settori “che non sono solo un fatto economico-ambientale, ma un fatto che tocca da vicino la qualità della vita di tutti”. Il quadro, concentrato sulla gestione rifiuti, ha raccontato un’Italia con 220 top player, 14 miliardi e mezzo di euro di valore e una waste managementmolto frammentato, ma in “fase di trasformazione” e che vede “crescere gli investimenti sugli impianti” (il 60% del totale delle risorse impiegate). L’analisi fatta non ha trascurato la dimensione locale: “Le Marche - ha proseguito Marangoni - sono un territorio articolato, con luci e ombre, con 5 ATO e 764 mila tonnellate di rifiuti urbani prodotti nel 2022”. Da evidenziare l’ottimo livello di raccolta differenziata raggiunto, superiore alla media nazionale, accanto alla “molteplicità di operatori in un territorio relativamente piccolo”. Una fotografia, scattata sulla base dei numeri, ad un “fitto e vivace tessuto produttivo con criticità nella gestione dei rifiuti speciali e nell’infrastrutturazione".
Per CGIL, CISL e UIL “la tutela e la salvaguardia degli ecosistemi nel nostro Paese richiedono un approccio sempre più integrato”, occorre pertanto “avere un’ottica complessiva che comprenda anche gli impatti occupazionali, sociali ed economici”. In tal senso, i sindacati auspicano maggiore attenzione da parte delle istituzioni “sull’intera articolazione dei servizi pubblici locali e in particolare quelli direttamente collegati al ciclo dell’acqua e al ciclo dei rifiuti, affrontando e risolvendo il tema della programmazione e della dotazione impiantisca attualmente insufficiente per rispondere alle esigenze dei cittadini e del sistema produttivo”.
In merito al ciclo integrato dei rifiuti, CGIL CISL e UIL provinciali hanno sottolineato, infine, l’importanza di “evitare utilizzo di impianti fuori regione che incide sui costi di gestione dei rifiuti e contemporaneamente sviluppa inquinamento da trasporto su gomma” ritenendo che “il ciclo integrato dei rifiuti vada completato all’interno del territorio regionale. Per giungere a tale obiettivo occorre che le Marche definiscano un piano regionale dei rifiuti che sia coerente con i principi che abbiamo richiamato fino ad ora ma allo stesso tempo si faccia carico delle necessità tecnologiche ineludibili nell’attuale condizione di sistema”.
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