Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

A Mestre si sfiora la strage gemella: stessa dinamica, stesso mezzo, stesso malore dell'autista. E stessa omertà dell'informazione

Ci son voluti 21 morti e scamparne miracolosamente altrettanti prima che le autorità si decidessero a guardare in faccia la realtà: ritirando i bus elettrici per provvedere alla messa in sicurezza. Davvero un bel modo, tutto italiano, di gestire la pubblica incolumità.

16 Ottobre 2023

Incidente bus elettrico Mestre

Per dire come funziona in Italia. A Mestre un bus elettico infila il guard-rail e sprofonda in un baratro, la batteria elettrica prende fuoco, fa un rogo orrendok, 21 morti, il conducente ha accusato un malore, l’ennesimo, dopo due anni di patimenti di effetti avversi legati al vaccino anticovid ma l’informazione puttana si produce nell’esercizio dello struzzo: tutti a smentire, a mentire, nell’isteria montante: nessun effetto avverso! Il bus elettrico non c’entra! E invece c’entra tutto, l’autopsia viene secretata e così i riscontri immediati sul pullman; i giornali di regime arrivano al ridicolo, interpellano i proprietari dell’azienda che commercializza i mezzi, un’azienda cinese, gli fanno dire che sono tutte frottole, che il veicolo è a posto e si è incendiato da solo. Alla fine la colpa è del guard-rail e, con qualche acrobazia, della Meloni visto che comanda lei e vige sempre il “piove, governo ladro”. Non passano due settimane e ancora a Mestre, ancora un bus della stessa fabbrica, ancora un incidente: questa volta la corriera si impasta contro una colonna e nessuno ci rimette la pelle, ma è stato un caso fortuito o, se si preferisce, la provvidenza. Anche in questo caso il conducente ha accusato un malore, “ho visto tutto bianco e poi più niente”. Cosa dice adesso l’informazione puttana? Realisticamente non si può negare né quanto accaduto all’autista né la matrice del mezzo e allora l’informazione prostituta finge di niente, sta alla finestra: domani ricomincerà col mantra, nessuna correlazione, nessuna matrice, ovvero l’eterna spasmodica torsione della realtà, della verità. Ma il sindaco di Venezia, che è uno della destra che vuole essere più a sinistra della sinistra, il Brugnaro ultrà dei vaccini, delle mascherine e degli elettrobus, si precipita a sospendere l’uso dei pullman cinesi elettrificati “per le opportune valutazioni finalizzate alla messa in sicurezza”. Come dire che fino adesso turisti e studenti giravano su mezzi per niente sicuri, possibili bare viaggianti, all’insegna del fatalismo irresponsabile, del “chi poteva prevederlo?”. Ma, com’è, come non è, a Parigi lo avevano previsto ed hanno ritirato per tempo i 170 autobus della flotta elettrica e non li rimettono in circolazione finché non è certo che a salirci non si rischia il viaggio senza ritorno. A Venezia ci son volute una strage sfiorata e una compiuta. Come sempre in Italia, dove per adottare qualsiasi provvedimento deve prima scapparci il morto.

E uno non basta, una strage non basta, la politica degli struzzi è di far finta di niente, negare l’evidenza, soffocare quello che tutti sanno e dire: possibile che vada a ripetersi una sciagura pari pari? Possibile sì, infatti è successo e solo per chissà quale congiunzione benigna i morti non sono raddoppiati. Che si fa? Si continua a rimuovere l’incidenza dei malori improvvisi? Ma quanti sono gli autisti, i conducenti, i guidatori di mezzi, i ferrovieri, perfino i piloti che rischiano di “vedere tutto bianco e poi più niente”? Sono precisamente gli aspetti che una rarissima, infima parte dell’informazione da due anni abbondanti si sforza di segnalare, venendo immancabilmente ghettizzata e bollata di complottismo, di novaxismo. Lasciare al loro posto gente che ha la responsabilità di condurre mezzi affollati è una scelta gravissima, non monitorarne lo stato, non valutarne gli effetti avversi equivale a permettere la roulette russa. Senza contare che chi guida tende per forza di cose a minimizzare e comunque tenere per sé il proprio stato psicofisico nella paura di perdere il posto. Lo Stato sa tutto e lascia che le cose accadano, allo stesso modo in cui ricattava i cittadini, li mandava a morire di morte evitabile in ospedale, impediva ai medici di intervenire tempestivamente, lanciava profilassi deliranti e criminali quali “tachipirina e vigile attesa”. Sapendo che in quanto Stato non rischiava niente, che le responsabilità si sarebbero disperse nelle denunce senza esito, nella comprensione connivente della magistratura, nella menzogna di sistema dell’informazione troia.

Per i veicoli elettrici è lo stesso. Si può chiedere, in modo grottesco, all’oste se il vino è buono e si può far dire ai proprietari della ditta dei pullman elettrici che i loro mezzi sono sicurissimi, ma se parli con un pompiere o un esperto ti spiegano che quelle batterie sono potenziali forni ad altissima combustione e che in caso di sinistro non ci si salva. Ma dietro c’è la Cina, c’è l’Unione Europea dei grandi affari e degli immensi ladrocinii, c’è la riconversione ambientale che punta a sfoltire la razza umana, ci sono i filantropi che con lo stesso obiettivo investono negli alimenti e nei virus di laboratorio, nell’energia sterile, nella riconversione dei trasporti. E non vanno disturbati almeno fino a che le conseguenze non si rivelano in tutta la loro devastazione. C’era stato, è notizia di queste ore, un terzo, curioso incidente sempre ad un veicolo elettrico Yutong, a giugno, lungo la Romea: il conducente frena ma il bus accelera. Anche quella volta si era sfiorata la strage, ma nessuno aveva detto niente e solo l’incalzare della cronaca, con le sue coincidenze, le sue ricorrenze, ha portato allo scoperto la faccenda dopo 4 mesi.

Così vanno le cose in Italia, per storia, per tradizione. Non c’è pericolo né speranza di cambiare, le tante parole sulla prevenzione sono parole, sono pretesti per controllare meglio la popolazione, non per metterla in sicurezza. Certo però che il sindaco che dopo due stragi elettriche, una completa l’altra scampata per miracolo, ritira i mezzi “in via prudenziale per metterli in sicurezza”, meriterebbe, minimo, un colossale “va’ in mona” da Mestre, Venezia e dal Veneto tutto, perché anche la farsa dopo la tragedia è davvero troppo.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x