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Processo Morandi, ex dirigente del ministero per i mancanti controlli punta il dito contro gli uffici locali

Vincenzo Cinelli, ex responsabile della Direzione vigilanza sui concessionari, è stato il primo imputato sentito in aula- Prossima settimana niente udienze per il Salone Nautico

18 Settembre 2023

Processo Morandi, ex dirigente del ministero per i mancanti controlli punta il dito contro gli uffici locali

Nel crollo del ponte Morandi morirono 43 persone

Giro di boa per il maxi processo sulla tragedia del ponte Morandi, il cui crollo avvenuto la mattina del 14 agosto 2018 costò la vita a 43 persone. A un anno dall’inizio del dibattimento - sono già state 87 le udienze, mentre i testimoni sentiti in aula sono 175 -, i testi dell’accusa sono terminati e da questa mattina è partito l’esame degli imputati che hanno deciso di rispondere alle domande di pm e giudici. I primi a presentarsi sono stati sono i ministeriali, vale a dire i dirigenti del Mit che avrebbero, secondo la tesi della Procura, avuto il compito di vigilare sulla concessionaria Aspi e sul fatto che le infrastrutture in concessione, a cominciare proprio dal ponte Morandi, fossero oggetto di monitoraggio e manutenzione sicure per gli utenti. Si tratta di Vittorio Coletta, responsabile struttura vigilanza di Anas e poi del Mit dal 2000 al 2017 (poi sostituito da Cinelli),  Vincenzo Cinelli, responsabile dello stesso ufficio dal 9.9.2017 e Michele Franzese, responsabile dell’ufficio di Anas denominato Area attività ispettive dell’Ispettorato vigilanza concessioni autostradali, poi responsabile dell’ufficio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti denominato Divisione 1 della Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali.

Prossima settimana stop per il Salone nautico

Dei 58 imputati del maxi processo finora sono stati 18 quelli che si sono dichiarati pronti a rispondere in aula alle domande. L'ex amministratore delegato di Aspi e il responsabile delle manutenzioni, Giovanni Castellucci e Michele Donferri Mitelli, dovrebbero parlare entro fine anno. Ma è difficile ipotizzare i tempi, viste le tante varianti. Non vuole parlare il numero 2 di Autostrade per l’Italia Paolo Berti, invece. Domani e mercoledì verranno sentiti il dirigente di Autostrade Claudio Bandini, il ministeriale Giovanni Proietti e il professore universitario di Genova Antonio Brencich, membro esterno del Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato, che per l'accusa si sarebbe reso conto del degrado del ponte ma non fece abbastanza per segnalarlo. Ci sarà poi una settimana di pausa per il Salone nautico, stop giustificato dal fatto che gli avvocati come l'anno scorso hanno ammesso di faticare a trovare posti negli hotel. Si riprenderà il 2 ottobre.

“I controlli? Doveva farli il ministero dei Trasporti”

"I controlli alla rete autostradale? Erano prima di tutto compito degli uffici territoriali del ministero dei Trasporti". E’ questa forse la dichiarazione chiave di questa mattina. A pronunciarla Vincenzo Cinelli, ex capo della Direzione generale per il controllo sulle concessioni autostradali (Dgvca), branca del medesimo dicastero dei Trasporti, di stanza a Roma. Cinelli è stato il primo imputato ad essere sentito nel processo sulla strage del Ponte Morandi. Cinelli si era insediato al vertice della Dgvca il 9 settembre 2017 e c’era rimasto fino al crollo (undici mesi). "Studiavo l'organizzazione del settore e della direzione, per potermi rendere conto di come funzionasse. Il mio ufficio aveva 110 unità, era necessario capire cosa fare e chi lo dovesse fare: i componenti erano persone qualificate, ma l'organico deficitario". Il pm Marco Airoldi ha insistito sul monitoraggio delle infrastrutture nodali. "Una circolare del 1967 attribuiva compiti di vigilanza ai concessionari (in questo caso Autostrade). Dal 2014 per la parte pubblica quella mansione era in capo alla Dgvca". Cinelli ha addossato le eventuali negligenze sulla Divisione 1 della Direzione generale per il controllo sulle concessioni autostradali, ma soprattutto sull'Ufficio ispettivo ligure del suo dicastero. "Svolgevano più di due visite all'anno alle opere, avevano tutti i mezzi per farlo, eventualmente anche più spesso. La Divisione 1 poteva fissare un calendario delle ispezioni e riceveva report dagli uffici territoriali, lo scambio d'informazioni era costante. Gli uffici territoriali però erano preposti al controllo di più tronchi e le loro segnalazioni erano fondamentali".

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