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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Tra i balordi Theborderline e la feccia che ha ucciso un clochard a Pomigliano, il filo rosso del garantismo all'italiana

Cinque del generone tritano un bimbo di 5 anni travolgendolo in macchina, due della plebe ammazzano un senzatetto a calci e pugni. E i media li neutralizzano, li contestualizzano, insomma li perdonano. Tutto bellissimo, ma di un garantismo di questa risma, si muore.

23 Giugno 2023

Frederick, il senzatetto ucciso per gioco

Abbiamo il nuovo Tortora: Matteo, il pilota della Lambo impazzita, arrestato. Per modo di dire, lo hanno messo ai domiciliari nella villa di famiglia. Dicono i garantisti senza se e senza ma: misura di parata, arrestare i balordi dei TheBorderline no, ormai il danno è fatto e la galera è l’extrema ratio. Ma il danno è la morte di un bambino di 5 anni e se uno sa che a travolgerlo con la fuoriserie noleggiata abusivamente si va in galera anziché al Grande Fratello, magari ci pensa. Saremo beceri noi, ma questo ci pare sempre più un garantismo non per la collettività ma per chi la minaccia: non per i cittadini ma per i devianti, i criminali che ormai pretendono l’impunità con ragioni demenziali: sono i nostri figli, chi non è stato giovane, poteva capitare anche a voi, come nella canzoncina. Ma è difficile che capiti un doppio sorpasso proibito ad oltre 100 all’ora, forse addirittura 160, in una zona abitata. In Inghilterra, patria del liberalismo garantista, inventarono l’habeas corpus, nell’Italia cattocomunista c’è il capovolgimento: i reati declinati in peccati, il perdono al posto della condanna, il chi ha avuto avuto in luogo della certezza del diritto. Mamma lex, sed lex e i farabutti proliferano e poi dicono: ma perché vi accanite con noi se in Italia tutti la fanno franca? Dicono gli imbecilli dei cambiamenti climatici e del marxismo che vuole abolire l’auto privata: andare tutti a 30 così non muore pù nessuno. Ma la morte del piccolo Manuel è avvenuta in una zona precisamente col limite dei 30 orari, che ovviamente si sono fottuti di rispettare. E il governo, nella persona di Salvini, concepisce nuove leggi e nuove pene ad hoc che nessuno si prenderà mai la responsabilità di applicare? Il diritto dovrebbe essere un sistema normativo generale, da adattare al caso concreto: siamo all’opposto, una proliferazione virale di leggi personali che non fanno sistema e si prestano all’inganno perché si impone il garantismo criminale: il pilota della Lamborghini abusiva e un compare pare avessero lasciato l’Italia, uno in Spagna l’altro in Turchia, potevano farlo, hanno soldi, mezzi e nessun impedimento giudiziario, sarebbe bastato il semplice obbligo di dimora ma la magistratura ha agito con estrema lucidità in base alla vecchia regola: se non puoi decentemente assolvere un delinquente, lascialo andare. Poi ci hanno ripensato, non si è capito se per esigenze investigative o per fare la faccia feroce. Dopo dieci giorni dal fattaccio.

L’avvocato a difesa, un parente, offre le sue ricostruzioni, smentisce, minaccia, a Repubblica ha dichiarato che “saranno andati al massimo a sessanta, ottanta”. In una zona dove si doveva andare a passo d’uomo o poco più. E senza contare che i rilievi della Polstrada ipotizzano un missile da 160 all’ora. Ma adesso, tenetevi pronti, parte la canea del garantismo patetico: era proprio necessario chiuderlo in villa? Ma andiamo, queste cose si fanno in tempo di regime sanitario, non per un banale incidente. E già parlano di persecuzione, di fuscello spezzato. Sì, va bene, viva il garantismo, ma di garantismo di questa risma si muore. I due che avevano sparato in faccia all’insegnante crivellandola di pallini di gomma, promossi alla maturità con tutti i riguardi, l’altro che ad Abbiategrasso ha cercato di finire la prof a coltellate bocciato ma i genitori, inferociti, hanno fatto ricorso: fascisti, infami, è una persecuzione, così gli fate venire il trauma. Francamente questo garantismo ammucchiata fa venire l’orticaria, fa rimpiangere le punizioni esemplari e magari repressive: non per tutto, non sempre, ma qui parliamo di bambini massacrati, parliamo di omicidi tentati o riusciti, comunque messi in conto. Ovviamente il garantismo per essere tale, in senso ontologico, ha da essere applicato a tutti e in particolare ai presunti deboli. Così da nord a sud si legge ogni giorno il bollettino dei richiedenti asilo che entrano in una casa, fanno un macello, pestano, stuprano, razziano e poi li rintracciano e li mandano liberi nello scaricabarile generale tra magistratura, polizia, politica che fa le leggi. Tutta gente immancabilmente “nota alle forze dell’ordine” ma il garantismo sociale si spinge fino a censurarne origine, nome, volto. Mentre servirebbe almeno far sapere che il tale soggetto è pericoloso. In Piemonte si è dato il caso di un nigeriano tossicodipendente che per mesi, se non per anni, ha terrorizzato un intero paesello: lui impazzava, la polizia lo prendeva, lo portava al commissariato, la ramanzina ormai di repertorio ed eccolo di nuovo, più impune e inferocito di prima. Una situazione allucinante, i vecchi del paese che non uscivano più, quello che girava come indemoniato, alla fine ha risolto Mario Giordano con i suoi inviati, né la polizia né il Comune gradivano lo sputtanamento e così hanno impacchettato la risorsa farabutta e l’hanno scaricata in un paese vicino col divieto di farsi rivedere. Il nigeriano ha subito preso in ostaggio il nuovo centro. Si poteva intervenire? Evidentemente si poteva se alla fine si è intervenuto, ma il garantismo all’italiana impone tolleranza per il carnefice e indifferenza per la vittima. Anche per la feccia sedicenne che a Pomigliano d’Arco hanno ammazzato a calci un clochard africano? Ma sicuro, anche per loro, l’obeso napoletano e il romeno segaligno. Forse che loro non ce l’hanno una mamma? Forse che devono rovinarsi la vita “per una bravata”? Difatti hanno già cominciato a chiamarli “scugnizzi”, sempre quella retorica da vicolo, complice, ammiccante, che ha rotto i coglioni. Non andranno in galera, sarebbe crudele, andranno a spacciare dal prete sociale che non vede e non sente e non parla.  Magari dopo un periodo di arresti domiciliari da mammà che gli porta il babà: "Tu sei figlio mio, non devi scusarti di niente, è il mondo che è cattivo". Tra la plebaglia e il generone, tra questi due straccioni e i viziatissimi che affittavano il villone fuori Roma per farsi le feste da influencer non corre tanta differenza: irresponsabili, deresponsabilizzati, sminuiti nell’indole farabutta, contestualizzati, ridimensionati. Legati dal filo rosso del garantismo offensivo per le vittime. Frederick Awkasi Adofo non aveva niente tranne la speranza degli ingenui e dei miti, aveva il sorriso e i modi gentili di chi inseguiva una vita scampata ad un barcone, agli scafisti, alle tribù e invece l’hanno ucciso qui, due merde quasi bambine, per il gusto di vantarsene anche loro su TikTok. Non fanno male i social? No, non sono loro i killer ma andiamoci piano a dire che non c’entrano niente: fatta la barca fatto il naufragio, nessuno si sogna di proibirli o arginarli anche perché è impossibile, ma se non si accetta che anche questa roba tira fuori il peggio da una umanità disumana, non si fa molta strada.

In una palestra di Roma una stronza in fregola di attenzioni è riuscita a far cacciare un non vedente dal quale si sentiva osservata: hanno detto all’invalido di non tornare più, c’era da garantire una imbecille egocentrica e mitomane. I giovani imprenditori del TheBorderline non li vedremo più, stanno col drink in mano nei migliori bar di Istanbul, di Madrid, certo farsi vivi alla fiaccolata per Manuel, magliette col logo in prima fila, sarebbe stato bello, molto social, molto televisivo e molto redditizio ma in Italia c’è troppa cattiveria, troppo poco garantismo. "Ah, è sproporzionato l'arresto per un incidente, poteva toccare anche a voi, siete contenti adesso?". Nessuno tocchi Caino anche perché Abele, da morto, non fa ricco nessuno.

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