08 Marzo 2023
Fonte: Imagoeconomica
Il virologo Matteo Bassetti, il direttore della Clinica di Malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova, dice la sua sull'inchiesta sul Covid aperta dalla Procura di Bergamo. Secondo lui "andare a sindacare sulle decisioni prese allora è un esercizio profondamente sbagliato". Piuttosto, bisognerebbe prendere in esame l'intero periodo pandemico con una commissione parlamentare bicamerale.
Con la decisione della Procura di Bergamo di indagare gli attori dei primi giorni della pandemia e le loro scelte tutte le virostar sono in fermento. Fra di loro non manca l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova.
È stato raggiunto da Silvia Turin per il Corriere della Sera. Per riassumere brevemente il suo parere, si potrebbe dire che i magistrati di Bergamo hanno preso un abbaglio. Non si dovrebbe inquisire chi ha preso le decisione nei primi giorni perché stava combattendo contro un nemico allora ignoto. Bisognerebbe, invece, indagare tutti gli altri errori compiuti nel tempo, quando il Covid era stato più studiato.
"Eravamo tutti al buio nelle prime due settimane: è chiaro che oggi, con le conoscenze acquisite, la vediamo in maniera diversa, ma andare a sindacare sulle decisioni prese allora è un esercizio profondamente sbagliato" - dice- "Vogliamo leggere la pandemia nella gestione complessiva dei tre anni? Facciamolo, ma non mettendo sul banco degli imputati chi in quel momento ha preso le decisioni".
"Secondo me si sta buttando benzina sul fuoco dei negazionisti e dei no vax, perché oggi prendono l’indagine come una vittoria. Questa indagine temo che incentiverà anche la “medicina di difesa”: nessuno si prenderà la responsabilità di decidere in mancanza di certezze. Non conosco il virus, allora non darò alcun trattamento e non prenderò decisioni se non ci sono evidenze, per il timore di essere inquisito", ribadisce.
Matteo Bassetti ritiene che l'inchiesta giudiziaria non sia la via corretta da perseguire. Secondo lui si deve scegliere la strada di una seria commissione parlamentare. "Dopo l’impianto dell’inchiesta di Bergamo mi sono convinto che sia giusto fare una commissione parlamentare bicamerale dove si sentano scienziati e punti di vista differenti, non sui primi 15 giorni drammatici, però, ma sull’intero periodo pandemico. Fare un’analisi dei processi che hanno portato alle scelte, per fare in modo che gli errori non si ripetano più, piuttosto che trovare i colpevoli", afferma.
Il virologo fa anche una breve lista di ciò che dovrebbe essere vagliato: "A maggio 2020 avevamo conoscenze molto diverse sul virus e alcune scelte dell’allora governo le ho sempre criticate. Sicuramente siamo stati il Paese con i lockdown più lunghi del mondo, forse si sarebbero dovute differenziare le chiusure: quella delle scuole è stata troppo lunga e oggi ne vediamo gli effetti sui nostri ragazzi. Abbiamo forse sbagliato sui farmaci (quando sono arrivati) a non renderli più facilmente prescrivibili nell’ambito della medicina territoriale, le mascherine all’aria aperta obbligatorie così a lungo..."
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