10 Marzo 2022
Eutanasia (fonte: Twitter @SimoPillon)
La Camera ha approvato, con 253 voti favorevoli e 117 contrari, il testo "Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita". Si tratta della medesima questione sulla quale si era già espressa doppiamente la Corte Costituzionale. Dapprima spingendo il Parlamento a legiferare per colmare quella che appare come un evidente vulnus legislativo. Dall'altra però, bocciando il quesito referendario presentato da Marco Cappato e la sua associazione Luca Coscioni, di cui è tesoriere. A detta della Consulta perché "non tutela la vita". Forte critiche alla decisione dallo stesso Cappato e dalla sinistra italiana.
Nonostante l'ostruzionismo dei partiti di centrodestra il testo è stato finalmente approvato alla Camera. Parola ora al Senato per il via libera definitivo. La legge legifera in merito alla possibilità di chiedere la fine volontaria e autonoma della propria vita qualora venissero a presentarsi determinate condizioni medico/patologiche. Il testo dispone i modi in cui il malato può presentare richiesta in tal senso. Va da sé che tale domanda può essere presentata da persona che "sia capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata, e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate".
Non sussiste altro modo, stando al testo recentemente approvato, se non che una "richiesta debba essere manifestata per iscritto, nelle forme dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata" per richiedere il fine vita assistito. Ma, si precisa "se le condizioni della persona non consentono il rispetto di queste forme, la richiesta può essere espressa e documentata con videoregistrazione o qualunque altro dispositivo idoneo che gli consenta di comunicare e manifestare inequivocabilmente la propria volontà, alla presenza di 2 testimoni".
La legge, inoltre, prevede l'esclusione della perseguibilità del medico che procede con l'intervento. A patto, ovviamente, che il decesso rispetti determinate caratteristiche. Ovvero che sia "cagionato da un atto autonomo, con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale". Cioè dunque "il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere".
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