08 Febbraio 2022
Pfizer per il 2022 prevede vendite da 54 miliardi ma licenzia oltre 240 persone tra dipendenti e interinali nello stabilimento di Catania. Qual è il motivo? Cosa si nasconde dietro a questa drastica decisione? Nei reparti l'allarme era alto da tempo, ma adesso la notizia è diventata realtà. Il licenziamento di 130 dipendenti in esubero è stato comunicato ai sindacato il 3 febbraio. Con i 50 interinali a cui a fine febbraio non verrà rinnovato il contratto e gli altri 60 che subiranno una sorte simile da qui ad agosto, si arriva a una riduzione complessiva di 240 posti di lavoro.
Nel frattempo, dai documenti ufficiali di Pfizer emerge come nel terzo trimestre del 2021 l'azienda abbia fatturato oltre 14 miliardi di dollari grazie alla vendita del suo vaccino anti-Covid, con un utile netto di 8,15 miliardi. L'anno scorso il fatturato della casa farmaceutica statunitense è arrivato a 81,3 miliardi, mentre i profitti sono saliti a 22 miliardi, in aumento rispetto ai 9 miliardi del 2020. Ma non è finita qui. Il gruppo prevede per il 2022 vendite pari a 54 miliardi di dollari fra il vaccino e la pillola Paxlovid.
Era lo scorso 3 febbraio quando Pfizer annunciò ai sindacati l'esubero di 130 dipendenti a tempo indeterminato nello stabilimento di Catania. A questo si è aggiunta poi la comunicazione sul mancato rinnovo del contratto per altri 50 lavoratori interinali entro fine febbraio. Per i mesi successivi è inoltre previsto il congelamento di altre 60 posizioni, in attesa che arrivi un nuovo macchinario che, però, avrà bisogno della metà di addetti. La lista definitiva dei 130 esuberi da tagliare è arrivata tramite Whatsapp solo nel pomeriggio di lunedì 7 febbraio. I licenziamenti arrivano a causa dello scarso numero di farmaci prodotti nello stabilimento etneo (un vecchio antibiotico alla penicillina Tazocin, un altro antibiotico e alcuni antitumorali). Al contrario ci sono molti altri siti del gruppo dove si investono milioni sui più innovativi farmaci, compresi i vaccini e le pillole anti Covid-19.
Elisa Tomasello, una delle licenziate ha commentato: "In questi anni ho progettato una vita qui e ho rinunciato alle offerte di altre multinazionali perché ero sicura del mio lavoro qui dentro, in una grande azienda che ha prodotto il vaccino anti-Covid, ricevendo molte commesse pubbliche". L'ex dipendente teme che lo stabilimento verrà chiuso del tutto: "Fanno sempre così. Smantellano pezzo dopo pezzo. Prima c’hanno succhiato il sangue, abbiamo lavorato in qualsiasi condizione, senza livelli e inquadramenti corretti, sfruttando la debolezza di un territorio depresso, in cui le possibilità di fare altro sono scarsissime, per arrivare a questo esito".
I sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil subito dopo l'incontro a Roma con i vertici di Pfizer hanno annunciato la mobilitazione in vista dello sciopero già indetto per il 4 marzo. Secondo alcune indiscrezioni, l'azienda farmaceutica proporrà ai sindacati la possibilità del trasferimento volontario dei 130 ad Ascoli Piceno. È lì che da alcuni giorni è iniziato il confezionamento della pillola Paxlovid, l'antivirale contro il Covid-19 del quale già 11.200 confezioni sono in distribuzione alle regioni italiane.
Enzo Bianco, ex sindaco di Catania ha commentato: "Atto inaccettabile e scorretto. Da più parti avevamo chiesto di destinare il sito di Catania alla produzione dei vaccini anti Covid, ma l'azienda farmaceutica, che nel contempo ha registrato un notevole incremento di fatturati e guadagni grazie alla pandemia, non solo ha rifiutato, anzi neppure ha risposto, ma sta provvedendo al depotenziamento della sede. Una scelta crudele, senza dubbio figlia di un disinteresse nei confronti della nostra realtà da parte di alcune grandi aziende", conclude Bianco.
Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, ha presentato un’interrogazione parlamentare ed ha commentato: "Evidentemente i miliardi di euro incassati durante la pandemia non sono abbastanza. È l’ennesimo colpo al cuore industriale del nostro Paese, dimenticato dalla politica e da tempo alla deriva. Un impoverimento che colpisce direttamente famiglie e cittadini". Fratoianni prosegue: "Non è una novità perché sappiamo bene come funziona: privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Ma è qui che dovrebbe intervenire lo Stato, il pubblico".
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