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"Verrà l’alba, starai bene" di Gianluca Gotto esplora il mondo dell’introspezione, dell’accettazione dei propri errori, del lasciare andare senza troppi sensi di colpa, del dolore inevitabile e necessario, del ricominciare

Il nuovo libro di Gianluca Gotto esplora il mondo dell’introspezione più che della mera esplorazione, dell’analisi in se stessi, della consapevolezza e dell’amore sano, soprattutto dell’amor proprio, cardine di ogni rinascita

18 Luglio 2025

"Verrà l’alba, starai bene" di Gianluca Gotto esplora il mondo dell’introspezione, dell’accettazione dei propri errori, del lasciare andare senza troppi sensi di colpa, del dolore inevitabile e necess

Apparentemente poteva sembrare un ennesimo libro sui viaggi, ma questa volta Gianluca Gotto ci porta in un’altra dimensione. Quella della meditazione, del coraggio di vedersi dentro, di accettare il dolore e quella parte di noi così difficile da amare.

Impossibile non impersonificarsi in Veronica, la protagonista trentenne donna in carriera abituata da sempre a sconfiggere i propri demoni rifuggendo parti di sé, assuefatta a scandire la propria vita secondo un’infinità di regole e di paletti da non poter perdere mai neanche un momento il controllo delle emozioni più sincere.

Veronica ben presto si rivela essere quella parte di noi che mostriamo al mondo, quella maschera che deve sempre essere impeccabile, responsabile, routinaria e oltremodo efficiente in tutto e con tutti.

La svolta della protagonista, da tempo residente in Australia, arriverà durante un viaggio in Sri Lanka, dove grazie a nuove amicizie e alla spiritualità orientale iniziarà un percorso di guarigione profondo.

Lo stile è semplice ma emotivo, ricco di riflessioni sulla solitudine, il dolore e la rinascita.

In Verrà l’alba, starai bene, il viaggio fisico della protagonista Veronica riflette un archetipo profondamente umano: la fuga da sé per tornare a sé. Filosoficamente, questo richiama il pensiero di Søren Kierkegaard, secondo cui la disperazione nasce quando l'individuo rifiuta la propria identità più autentica. Veronica, nella sua ricerca di controllo e perfezione, non è padrona di sé ma prigioniera di un’immagine artificiale.

La svolta spirituale in Sri Lanka evoca l'idea stoica dell’accettazione della realtà e il principio buddhista dell'impermanenza: il dolore non va negato, ma attraversato, compreso, integrato. Solo accettando il vuoto, la protagonista può iniziare a riempirlo di significato.

Il romanzo suggerisce che l’amore verso sé stessi non è indulgenza ma verità: imparare a guardare in faccia le proprie ferite, senza fuggire, senza negare, è un atto di amore profondo. Veronica scopre che non può guarire con la forza di volontà, con le routine o con le illusioni di perfezione: ha bisogno di accogliere la propria fragilità, di chiedere aiuto, di perdonarsi.

Questo tipo di amore è radicale perché implica il riconoscersi vulnerabili e degni allo stesso tempo. In un mondo che ci spinge a performare, a essere sempre produttivi o forti, scegliere di prendersi cura del proprio mondo interiore è un atto rivoluzionario.

Veronica non impara a piacersi, ma a non odiarsi più. E da lì, può iniziare ad ascoltarsi. Il messaggio del libro è chiaro: l’alba arriva quando smetti di combatterti e inizi a camminare con te stesso, abbracciandoti e lasciandoti andare al flusso della vita che si rigenera costantemente. In modo sempre nuovo e sempre diverso.

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