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Festa della Giubiana, origine, storia e significato della tradizione brianzola in cui si brucia il fantoccio della donna che tradì la città

Nella tradizione brianzola e piemontese si mette al rogo il pupazzo di una vecchia che rappresenta i mali dell'inverno e dell'anno trascorso e il passaggio alla luce

30 Gennaio 2025

Festa della Giubiana, origine, storia e significato della tradizione brianzola in cui si brucia il fantoccio della donna che tradì la città

Rogo (Pixabay)

La Festa della Giubiana è una tradizione brianzola e piemontese consistente nel mettere al rogo il pupazzo di una vecchia che rappresenta i mali dell'inverno e dell'anno trascorso. La festa si svolge l'ultimo giovedì di gennaio. Al rogo segue una cena di risotto con salsiccia (lügànega), e vin brulé. Scopriamo il significato, le origini e la storia della Giubiana, con le differenza per alcuni comuni. Il rogo, infatti, assume valori diversi a seconda della località in cui ci si trova, mantenendo sempre uno stretto legame con le tradizioni popolari del luogo.

Festa della Giubiana, origine, significato e dove si celebra

La Giubiana o Festa della Giöbia è una festa tradizionale molto popolare nell'Italia settentrionale, in particolare in Piemonte e in Lombardia (Brianza, Alto Milanese, Varesotto e Comasco). L'ultimo giovedì del mese di gennaio vengono accesi dei grandi falò (o roghi) nelle piazze e viene bruciata la Giubiana, un grande fantoccio di paglia vestito di stracci. 

La tradizione della Giubiana ha un'origine molto antica. Nel mondo agricolo, l'anno era scandito da ricorrenze periodiche, che accompagnavano i ritmi delle stagioni e che in qualche modo permettevano di sentirsi partecipi dei cicli della natura. Attraverso feste e ricorrenze, erano quindi rivissuti simbolicamente i cicli della natura, in particolare il passaggio tra le stagioni morte e quelle del risveglio primaverile. Nel periodo più freddo dell'anno, a fine gennaio, era usanza bruciare simbolicamente il vecchio anno, per augurarsi che l'anno nuovo fosse più propizio e ricco di nuovi raccolti e di molti frutti. I gesti simbolici sono così importanti per comunicare un messaggio che la religione cristiana, nella sua liturgia ha integrato molti elementi pagani.

Il nome stesso della festa del resto sembra fare riferimento ad antichissimi rituali propiziatori, molto più antichi del diffondersi del cristianesimo. Il nome «Giubiana» sembra infatti collegato al dio romano Giove: dal nume romano viene infatti l'aggettivo «joviana» (e quindi la nostra "Giubiana" in molti territori della Lombardia), oppure "Jovia" (divenuta "Giobia", in altre parti della Lombardia e nei territori del Piemonte). Altre possibili figure di riferimento sono Giunone, Giano, e Diana.

Con l'avvento della religione cristiana, i riferimenti agli dei pagani sono stati messi in disparte, ma il nome originale di Giubiana si è conservato nel tempo. Nei secoli medievali la narrazione popolare ha creato svariate leggende e numerosissimi racconti popolari, nelle quali Giubiana è così diventata una figura femminile che allude alla grande Madre,[3] a volte una vecchina, altre volte una strega, variante della befana,[4] da scacciare simbolicamente insieme ai rigori dell'inverno. L'elemento più caratterizzante della festa è rimasto il grande falò, che ancor oggi è percepito da tutti come un simbolo di rinnovamento e di ripartenza del nuovo anno.

La storia di questo personaggio ha diverse varianti, a seconda dell'area geografica.

Giubiana, storia e leggenda

Secondo il racconto popolare, la Giubiana era una vecchia strega, magra, con le gambe molto lunghe e le calze rosse. Viveva nei boschi e grazie alle sue lunghe gambe, non metteva mai piede a terra, ma si spostava di albero in albero. Così osservava tutti quelli che entravano nel bosco e li faceva spaventare, soprattutto i bambini. L'ultimo giovedì di gennaio, era solita andare alla ricerca di qualche bambino da mangiare. Una mamma, per proteggere il suo bambino, decise di tenderle una trappola. Preparò una gran pentola piena di risotto giallo (zafferano) con la luganega (salsiccia), e lo mise sul davanzale della finestra. Il profumo era delizioso, da far venire l'acquolina in bocca. La Giubiana sentì il buon odore e saltellò fuori dal bosco verso la pentola, e cominciò a mangiare, un po' alla volta, tutto il contenuto dell'enorme pentolone di squisito risotto. Il risotto era veramente tanto, eppure era così buono, che la famelica Giubiana non si accorse del tempo che passava. Non si accorse che il sole, che uccide le streghe, stava ormai per sorgere. Quando la Giubiana finì tutto il risotto, il primo raggio di sole era ormai spuntato: la Giubiana fu così polverizzata dalla luce del sole, e da quel giorno tutti i bambini furono salvi. Fu così che per ricordare quella vicenda a fine gennaio si prepara il risotto con la luganega e si brucia il fantoccio con le sembianze della vecchia strega.

Una versione un po' più particolare, dice che una mamma prese una bambola e la riempì di coltelli e forbici, poi la mise nel letto, al posto della figlia. A mezzanotte si sentono i passi della Giubiana. La bimba spaventatissima, si stringe vicino alla mamma, mentre si sente la Giubiana salire i gradini ed entrare nella stanza. La Giubiana è feroce e in un attimo ingoia la bambola, pensando di mangiare la bambina. Si sente un urlo, la mamma va nella stanza della bimba e trova il corpo della Giubiana a brandelli, per via dei coltelli e delle forbici.

Festa della Giubiana a Cantù

A Cantù la Giubiana assume le sembianze di una giovane donna, ricordata per il suo tradimento durante la guerra decennale tra Como e Milano (1118-1127). Alleata dei milanesi, Cantù resisteva all’assedio comasco finché una fanciulla, accolta in città, tradì la fiducia dei canturini rubando le chiavi e consegnandole ai nemici. Dopo la vittoria milanese, i canturini catturarono la traditrice e la condannarono al rogo. Ogni anno, un manichino vestito con abiti ricchi viene esposto allo scherno del pubblico e condotto in corteo fino a Piazza Garibaldi, dove, dopo la lettura della condanna, viene bruciato. Se il fantoccio brucerà completamente, si dice che l’annata sarà propizia.

I piatti della tradizione

Tra i piatti tipici più diffusi nelle diverse località ci sono la risottata con la luganega (salsiccia), cibi con un valore simbolico: il riso richiama l’abbondanza, mentre la salsiccia rappresenta il calore e l’energia. C’è una leggenda attorno a questa tradizione culinaria: si narra che la Giubiana fosse una strega affamata alla ricerca di bambini da mangiare, ma una madre, per salvare il proprio figlio, preparò un pentolone di risotto giallo con salsiccia e lo lasciò sulla finestra. Attratta dal profumo, la Giubiana si fermò a mangiare e continuò tutta la notte, ignara che il sorgere del sole l’avrebbe condannata, all’alba infatti, colpita dai raggi solari, la strega bruciò in un grande rogo.

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