26 Ottobre 2025
Di fronte all’ipocrisia insolente di tutti coloro che insistono e persistono ad attribuire agli “affitti brevi ”la causa del degrado, se non proprio della rovina, dei centri storici di città come Roma, Firenze, Napoli o Venezia, occorre assolutamente ribellarsi illustrando la realtà dei fatti che è accuratamente occultata e stravolta.
Si fronteggia, ancora una volta, quell’approccio progressista e sedicente di sinistra, accuratamente impegnato e comandato a distruggere ovunque i diritti dei cittadini.
In effetti, di una “sinistra” intesa come concentrata sulla tutela della classi popolari non vi è più nulla da decenni. Ammesso e non concesso che ci sia mai stata in quella impegnata a favorire qualche ora di meno di lavoro (vedi il ritorno alle 13 ore in Grecia) o qualche spicciolo in più di stipendio (il fine settima lungo fu con forza richiesto da Henry Ford per vendere le sue automobili, altrimenti a cosa sarebbero servite alla figura del “consumatore” che si andava perfezionando?).
E veniamo, allora, all’illustrazione di questa nuova mistificazione.
Dunque, tutto risale al 1978 e alla disciplina sul c.d. equo canone. Una legge, come spesso capita, ragionevole negli intenti, ma progressivamente stravolta nel tempo dall’applicazione giudiziale come dalla connivenza complice di una delle classi politiche progressivamente più predatorie, incapaci e piene di sensi di colpa al mondo.
Con essa si mirava a contenere il costo degli affitti e a garantirne una certa stabilità in un’Italia che stava praticamente già smettendo di occuparsi seriamente di un’edilizia sociale che pure, nel passato che si deve dimenticare e tacere, aveva avuto esempi di tale livello che oggi fanno scuola come quartieri modello, se non come case praticamente di pregio.
Assai speditamente, quella modalità di intervento sul mercato delle locazioni, tutto sommato compatibile con il perseguimento della “funzione sociale” della proprietà privata auspicata dalla Costituzione, è stata infatti lasciata trasformarsi in una sostanziale libertà di appropriazione dei diritti immobiliari altrui da parte di chiunque decidesse, puramente e semplicemente, di smettere di pagare il canone al titolare.
Far finta di ignorare cosa è diventato nel tempo ed è tuttora, per chi affitta un immobile, il sentiero infernale da percorrere per liberarsi di un inquilino moroso, costituisce la prima dimostrazione plastica della potenza mediatica di una sinistra “comunista” ben supportata, tutto sommato, dalla sua teorica opposizione politica palesemente connivente.
Quindi, a differenza di praticamente tutto il resto del mondo occidentale, dove una rata di canone non pagata comporta l’immediato intervento della forza pubblica per la liberazione dell’immobile, molti proprietari di casa iniziarono a preferire tenere sfitte le proprie abitazioni di fronte al comportamento che lo Stato italiano consentiva e consente, per cui un debitore recidivo può permanere anni in un’abitazione per la quale non paga nulla, arrivando addirittura a legittimarsi una buonuscita a suo favore, purché se ne vada.
Negli ultimi quindici, venti anni, però, alla vocazione turistica tipica del bel paese, si sono andati a sommare alcuni fattori inattesi.
L’abbattimento progressivo del costo dei voli, figlio di un raro caso di concorrenza veramente livellante il diritto alla mobilità (e che infatti pare giunta al termine), ha determinato un incredibile aumento del turismo di cui l’Italia non poteva non essere tra i primi a beneficiare. A ciò si è andato a sommare, nella tumultuosa cavalcata della tecnologia, il grande sviluppo delle piattaforme che favoriscono la scelta autonoma delle modalità di soggiorno e che hanno portato alla quasi scomparsa delle agenzie di viaggio.
Il mondo alberghiero, totalmente impreparato a questo fenomeno, almeno nei suoi esponenti meno stellati e costosi si è visto, logicamente e sempre più preferire, rispetto alle anguste camere di hotel con servizi di medio e basso livello, la scelta da parte dei viaggiatori di optare per un appartamento.
Per lo stesso prezzo, se non inferiore, si poteva e si può godere di più ambienti, della possibilità di cucinare a casa e, in generale, di avere uno spazio ampio e incomparabilmente più confortevole dove trattenersi.
Perché il fenomeno non poteva che trovare il terreno più fertile possibile da noi?
Proprio e in virtù di quanto spiegato in precedenza, ai proprietari di casa, finalmente, tornava possibile esercitare il diritto di poter mettere a reddito i propri beni, tra i più assurdamente tassati al mondo, senza dover affrontare il rischio di vederseli espropriati di fatto.
Il turista se ne va, è praticamente una certezza e ti libera la casa.
Ora, non solo questo effetto, causato come detto dalla mala gestione di giustizia e politica, ha indispettito la lobby degli alberghi, che in realtà (ma non lo dice nessuno, continuandosi in una legislazione al limite dello schizofrenico per far impazzire chi gestisce gli affitti brevi) nulla ha da temere nell’offerta di alto livello, ma è diventato da alcuni anni un assurdo alibi per nascondere le vere cause della devastazione dei centri cittadini che, sempre scelte politiche, stanno realizzando in Italia.
E così, infatti, alcun tuttologo di Rai Tre accenna alla follia delle licenze commerciali assurdamente liberalizzate, con ben taciute facilitazioni economiche del tutto slealmente a beneficio degli stranieri, che lasciano proliferare orrendi mimimarket affastellati uno sull’altro o centri per la cura delle unghie o simili come se non ci fosse un domani.
Mai sentirete l’ubbidiente giornalista “progressista” parlare del, parallelo e osceno, incremento degli affitti dei locali commerciali che progressivamente svuota i centri cittadini di quel tessuto di realtà economiche italiane che, nell’impoverimento generale, non riescono più a sostenerne il carico.
Silenzio assoluto sulla creazione continua di zone a traffico limitato che rendono sempre più impossibile accedere agli spazi, che sarebbero in primis dei cittadini, sull’eliminazione dei parcheggi (vedere Roma o Milano), sulla continua realizzazione di alberghi ultra lusso, utilizzando edifici storici e anche parti di palazzi normali per soddisfare, guarda caso e sempre più, una domanda di quegli happy few che se li possono permettere e che, forse, non gradiscono condividere quegli spazi con le persone normali.
È la gentrification, bellezza! E tu non puoi farci nulla. Ed è la sua versione più estrema e chiaramente “progressista”.
Si parla di un fenomeno, che si sta realizzando in maniera coordinata nel mondo occidentale, e costituito dall’afflusso concentrato di capitali idonei a favorire lo stabilimento e il soggiorno temporaneo, in un determinato spazio cittadino, di classi sociali economicamente più forti rispetto ai residenti originari, che ha come effetto anche quello di allontanare questi ultimi, le loro attività commerciali e le stesse radici culturali del quartiere o della zona coinvolta.
Se faticate a capire, andate a Londra o nel centro di San Francisco, toccherete con mano.
E cosa fa il famoso governo di centro destra per opporsi a questo?
Ovviamente nulla, o peggio, se si sta discutendo di un aumento di tassazione per gli affitti brevi in finanziaria, in alternativa produce provvedimenti monchi, portati avanti con il senso di colpa che non finirà mai e scarsa convinzione.
Ne è un esempio evidente la nuova normativa per lo sgombero immediato delle case occupate, che certifica il livello da “comunismo reale” cui si è giunti in Italia per la felicità di Ilaria Salis e simili, evidenziando come occorresse una legge per ridare ai cittadini la casa che gli viene rubata.
Ma, perché c’è sempre un ma, il cittadino che potrà finalmente avvalersi di una procedura efficace per riappropriarsi di quel diritto, che dalla Costituzione in giù si dice tutelato, dovrà aver avuto la fortuna che l’occupante abbia scelto la sua prima casa in quanto, il legislatore timido o chiamatelo come volete, deve aver pensato che la prima casa viene da Dio, mentre la seconda arriva dal demonio.
E quindi ha deciso, in palese illogicità costituzionale, che la procedura velocizzata (in effetti l’unica che dovrebbe esistere), tutela solo la proprietà privata della prima casa, mentre se ti occupano la casetta al mare o in campagna, beh allora il cittadino deve mettere mano al portafoglio, armarsi di pazienza e di fortuna perché quello stesso Stato gli restituisca il medesimo identico diritto che, però, si è permesso di acquisire su un immobile ulteriore.
Ecco, magari quando sentirete qualche cantore illuminato del falso progressismo ad uso e consumo del grande capitale che anela ai centri storici tutti per sé, snocciolare i soliti vergognosi peana sulla dannosità degli “affitti brevi”, avrete adesso qualche argomento ragionato con cui replicargli.
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