09 Dicembre 2025
Diritti umani (Pixabay)
Ogni anno, il 10 dicembre, ricorre la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, una data simbolica che invita ognuno di noi a riflettere, oltre che a ricordare, quei diritti inalienabili di cui gode ciascun essere umano per il semplice fatto di essere uomo. In altri termini, essa costituisce un appuntamento annuale, per quanto, a ben vedere, abbia ben poco, se non nulla, di rituale: parla, infatti, del nostro presente, delle sfide cui sono chiamate le società contemporanee, del futuro che, in quanto umanità, intendiamo costruire. Ma perché cade proprio il 10 dicembre?
In effetti, la data di tale ricorrenza non è casuale. In questo stesso giorno, nel 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un documento che, per la prima volta nella storia umana, codificava in maniera chiara e universale i diritti e le libertà inalienabili di ogni persona, tra i quali: il diritto alla vita, il diritto all’istruzione, l’abolizione della schiavitù e della tortura, l’uguaglianza di fronte alla legge, la libertà di pensiero oltre che di espressione. Del resto, in un clima di dopoguerra, in cui il mondo era appena uscito da un’epoca di violenze inimmaginabili, l’umanità intera non poteva non avvertire il bisogno di evitare che quanto accaduto potesse nuovamente presentarsi in futuro. Eppure, ad oggi, ad ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e ad oltre settant’anni dalla redazione della Dichiarazione, quest’ultima rischia sempre più di passare inosservata. Guerre, discriminazioni di ogni genere, violazioni delle libertà individuali, disparità sociali, diritti messi alla prova dall’evoluzione digitale: le sfide odierne, insomma, mettono a dura prova il contenuto della Carta. In tal senso, la Giornata Internazionale dei Diritti Umani serve più che mai a ricordarci che, se da un lato, esistono dei diritti inalienabili, dall’altro, il loro rispetto richiede comunque impegno, consapevolezza e responsabilità collettivi. Celebrarla, pertanto, significa riconoscere le conquiste raggiunte, ma anche guardare, allo stesso tempo e senza filtri, alle fragilità che tutt’oggi persistono.
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