30 Dicembre 2024
Il ritorno da Mondovì e dalle mangiatoie di Natale fu una faccenda a suo modo difficile, nonostante la relativamente breve distanza dalla città. A Natale non ci sono soltanto i Babbi Natale e i Santa Claus e gli alberi e i panettoni: ci sono anche i film di Natale, in ispecie quelli romantici. E lui ogni volta che tornava a Mondovì non poteva fare a meno certamente di stare in famiglia, di salutare e visitare vecchi amici, ma aveva anche bisogno di tirare qualche remo in barca, riposare le ossa davanti ad un film in poltrona o divano, con il plaid scozzese e la tazza di latte caldo con la Ovomaltina. Anche solo il pensiero di incontrare una donna in quei momenti risulta faticosissimo, eppure appena vedi una love story sullo schermo sai che non potrai sfuggire né a quel pensiero né a quella realtà. Se non hai una storia in corso ti mortifichi per la tua inadempienza; se ce la hai ti interroghi sul suo svolgimento, ma se hai una cosa totalmente in sospeso ti trovi in un fottuto limbo. Un limbo che può contemporaneamente rassicurarti o rovinarti la atmosfera di feste correnti. Davanti alla ennesima proiezione del classico LOVE ACTUALLY lui si trovò a fare i conti con la considerazione che non aveva avuto modo di amare nessuna ragazza ormai da qualche anno, ed il sospetto che forse non ne fosse più capace cominciò a fornirgli una sottostante non sottile angoscia.
Tornato in città lui volle star solo il più possibile, pensando bene anche se fosse il caso di provare a rivederla, quella ragazza stramba. Nel contempo avrebbe voluto smettere di mangiare almeno per i successivi sei mesi, ma invece proprio appena tornato fu preso da una insana voglia di farsi da mangiare per otturare la semivolontaria solitudine.
Lui non voleva quadratamente mangiare mai ppiú, questo è accertato, ma con una certa quantità di inconsapevolismo pensò che voleva andare per supermercati a provare TUTTI i tipi di ravioli e cappelletti confezionati nelle diverse marche e tipologie, battere il territorio nel contempo (sì, in realtà a non dirsi di incontrarla) oltre a godersi il piacere della successiva tavola solinga, nonché della perversione di farsi il sugo di noci da solo ed abbinarlo ad un trito di prezzemolo, salvia, noce moscata e foglie di baby spinaci, sugli svariati tipi di tortelli. Si sentiva un grande cuoco del cazzo, oltre che un personaggio da Action book del grande Wilbur, e diciamolo. E per andare a fare la spesa lui aveva un abbigliamento specifico: Aquascutum double face foderato in herringbone color verdone (su sua indicazione e realizzazione) jeans bluette e comodissime DocMartens in cuoio martellato marròn. Camicia azzurra vecchiotta, golf in misto cachemire verdino spento, vecchia cintura toscana comprata da un ex sellaio di Poggibonsi.
Il supermarket, dismessi gli asfissianti motivetti di fine anno, trasmette la classica canzonetta marinara di Charles Trenet, seguita schizofrenicamente da un vieppiù modernista BLUE MONDAY dei New Order. Lui compra una finta Nutella color sabbia alla nocciola, del burro danese, le patatine alla salsa barbecue, un pallottolone di insalata iceberg, la Pepsi Lime, un bustone di crocchette di patate surgelate, bastoncini di pesce Findus, salsa al tamarindo, panetti con l'uva, pesto senza aglio, rigatoni. Lui saltella da un filare all'altro, facendo cucù con la testa agli angoli (hai visto mai lei fosse lì dietro, improvvisamente), e non senza un briciolo di contentezza per la spesina contenente un nuovo raviolo al brasato vegetariano. Ah, ecco, anche della frutta esotica disidratata. Mango! Guarda anche in giro se lei per caso è fuori, nel parcheggio. Ma lei non c'è mica.
Lei è a casa con sua madre. Non abita più da sola da quando ha avuto quella botta depressiva che per poco non finiva in ospedale. Sua madre ha insistito, essendo anche lei da sola, anche se la sorella Barbie, pur se piuttosto invadente, viene spesso a cena prima di andare al suo ristorante portando cibarie fortunatamente ottime, che però lei mangia un po' controvoglia, non amando sottosotto più di tanto la cucina cino-giappo. Ha passato questi giorni di Natale piangendo come una cazzo di fontana piagnona, atterrita dal Natale stesso, consolata solo dai film romantici di Natale, anche se poi la hanno fatta precipitare in ulteriori pianti a cascata, annichilita dalla paura di fare qualsiasi cosa, esattamente come dalla necessità vitale di farla, che la ha spinta a fumare il triplo, a bere una intera bottiglia di Rum Diplomatico da sola, ad uscire a piedi senza meta nel freddo fuori, a guardare film porno di lesbiche asiatiche o di muscolosi blacks on blondes fino a tardi, a guardarsi allo specchio mentre si riempie la bocca di schiuma di dentifricio, rigurgita e sputa il colluttorio verde marziano cinque o sei volte di fila. Eppure non funziona, neanche questa cosa la tira su; al limite chissà perché la eccita, per poi tornare a guardare, distrattamente, un altro porno anche dopo. Oppure la situa butta giù ulteriormente perché non ha un uomo e neanche una amica disponibile in nottata a parlare di porcherie e bestemmiar madonne, uomini di merda e destini ostili. Allora si attacca lo stesso al telefono e anche se è tardi scrive alla sua amica Caterina lamentandosi che gli uomini di questa città fanno tutti vomitare, poi pensa di aprire un profilo su Tinder o su Hinge o su LinkedIn o che cazzo ne so, ma è troppo tardi e si addormenta. Sogna che Lui, o forse è un altro, la porta in una città lontana, come in Persia, in Uzbekistan, e sono insieme al tavolino di un caffè davanti ad un grande tempio a prendere un intruglio a base di foglie di una specie di tè alla menta dal sapore di dentifricio. Il sapore, se deglutito, è schifosissimo e lei ha il sospetto che non sia dentifricio, ma lui invece di aiutarla a capire si alza, si rimette il cappello Borsalino in testa, saluta cortesemente e se ne va, lasciandola da sola in Uzbekistan.
Di Lapo Mazza Fontana
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