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Il graffio creativo di Lavinia Fuksas

Intervista alla designer del gioiello prezioso, scultoreo e riflettibile, che rivela dettagli, anche di vita privata.

14 Novembre 2023

Il graffio creativo di Lavinia Fuksas

Lavinia Fuksas

Personalità poliedrica, introspettiva e brillante, Lavinia Fuksas, imprenditrice e designer di gioielli, home decor e molto altro in divenire, possiede e nutre con curiosità e passione le sue doti creative ed artistiche, unite ad una concretezza e meticolosità focalizzate sulla disciplina e la preparazione professionale.

Tre lauree, agli studi di economia presso l'Università Luigi Bocconi di Milano affianca una laurea associata in fashion design alla Parsons School of Design di New York e quella in Architettura a Parigi, terminata mentre praticava nello studio di architettura della famiglia, i pluripremiati Doriana e Massimiliano Fuksas.

E due corsi specialistici, uno di design tessile alla Central Saint Martins di Londra (che le ha insegnato a canalizzare la creatività) e un master in womenswear design presso l'Istituto Marangoni, dato che il primo sogno nel cassetto è stato quello di lavorare nella moda.

Che per un periodo ha realizzato, a Parigi dove è anche nata, presso l’atelier di Azzedine Alaïa per due anni e dove ha osservato quanto la facciata scintillante di questo settore nasconde in realtà tante competenze e una passione totalizzante.

“Ricordo che la scelta di studiare economia e matematica l’ho fatta proprio per colmare le lacune nelle materie scientifiche, poiché il mio grande amore in principio erano la filosofia e la scrittura. Decisione fruttuosa, che mi ha fatto poi essere preparata nella gestione imprenditoriale di un marchio. Il primo, l’ho creato mentre studiavo, nel 2015, si chiamava AdMater e firmava gioielli, che ancora oggi sono la mia principale fonte creativa” racconta Lavinia.

Il design di oggetti scultorei e tridimensionali, alla fine, ha preso il sopravvento sulla moda e si è imposto sul fluire della sua metamorfosi creativa, felicemente nutrita dall’ecosistema di conoscenze familiari, circondata dal bello, profondo e concettuale più che effimero, arricchita dall’incontro con personalità di spicco, che ha sempre coltivato in prima persona, attraverso la sua sensibilità e capacità di relazione.

 Nel 2020 ufficializza la fondazione della sua etichetta omonima di gioielli di lusso, da lei curata in ogni passaggio e realizzata con la collaborazione degli artigiani nei laboratori romani, milanesi e del distretto orafo di Valenza, utilizzando tecniche innovative e sostenibili come la stampa 3D e producendo in oro e pietre certificate Conflict Free.

L’indipendenza e l’esigenza di esporre le proprie urgenze individuali la portano in viaggio per il globo, alla ricerca di nuove radici e di un cambio di vita, verso l’India, considerata una seconda famiglia, nelle sue disparità e modalità, estremamente povera e super agiata.

I segni, i simboli e i luoghi del cuore diventano fonti ispirazionali e preziosa narrazione, il Rajasthan per la collezione Jaipur, le intime e selvagge isole dell’infanzia, Filicudi e Pantelleria, per altre linee come ‘Nostalgia dell’estate, presagio dell’inverno’, ad esempio.

“Quello che faccio e ricerco parte sempre dalle sensazioni e dal senso di familiarità ed appartenenza. Associo il gioiello al premio e al ricordo, è un simbolo molto forte di ricompensa e di memoria: ogni pezzo dovrrebbe essere scelto e acquistato per la sua storia od occasione da raccontare. Ho ideato anche il concept Heritage, parallelamente alla collezione Lavinia Fuksas, che pone l’attenzione sui cimeli di famiglia quali elementi da trasmettere fra le generazioni, che siano posate, argenteria, bijoux od oggetti decorativi in metallo, fusi in laboratorio per diventare nuovi accessori da indossare”.

Non a caso le sue parure e i singoli gioielli contano sulla preziosità dell’oro, che non smette di produrre valore, sul fascino ancestrale delle pietre pregiate e dei diamanti, già in natura scultoree da indossare.

Ogni creazione d’alta gioielleria è un progetto architettonico, che principalmente ruota attorno alla figura geometrica del rombo, singolo, curvato come una rete, moltiplicato ad alveare oppure contenitore di sfere e semisfere, e che rivela soprendenti intarsi e alternanze di vuoti e pieni. Inoltre, è riflettibile, nel senso che cattura e riflette il gioco di ombre e luci sulla superficie, plasma le forme e rivela i dettagli.

“Anche a me piace avere la luce – confessa la designer - mi piace essere al centro dell’attenzione ed essere affascinata, incuriosire e riuscire ad essere una calamita per una persona. Mi definisco un po' una sorta di pantera buona. L’ultimo ‘graffio’ l’ho messo in una collana in oro e pavé, resa volutamente irregolare da una incredibile lavorazione martellata in punti scelti e porta incisi piccoli artigli a rombo incastonati con 110 diamanti in purezza posizionati in modo casuale e inaspettato”.

La luce le brilla anche negli occhi, perché nonostante il suo essere ipercritica, ora è contenta, del suo lavoro, del suo cerchio di amicizie più strette che sono autentiche e gioiose, del fatto che si è data dei valori antichi quali fari guida.

Il rispetto (importantissimo per il mondo, per la società e per sé stessi), il fatto di non scendere a compromessi e non cadere in cattiverie ripugnanti, e di aver capito che perseguire il benessere è meglio che inseguire la felicità, che può esistere solo nell’istante.

Lavinia Fuksas è innamorata della vita e dell’amore, a cui si torna sempre, sotto forma di fidanzato, di famiglia, di progettualità (forse il marchio avrà una progressiva estensione a polo creativo tout court) e di mentalità.

“Ricordo, ad un colloquio mi chiesero in che dipartimento volessi stare. Risposi che dove si lavora divisi in dipartimenti non si crea mai un fil rouge tra i processi, non c’è ricerca, non c’è creazione, non c’è amore. L’amore è alla base di tutto. La cosa più importante che mi fa resistere e andare avanti è aver scelto di eliminare totalmente le persone superflue e dare amore a chi conta davvero”.

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