04 Marzo 2024
Tiene banco il caso del presunto stupro su una schermitrice 17enne uzbeka a Chianciano Terme, in provincia di Siena, la notte tra il 4 ed il 5 agosto 2023. Il fatto sarebbe avvenuto nel corso di un ritiro di giovanissimi atleti e attualmente sono indagati due componenti della squadra juniores italiana di scherma, mentre un terzo è sotto indagine della Procura dei minori. La vittima è stata ascoltata nei tempi previsti dalla procedura del 'Codice rosso' per le vittime di violenza. Da allora le indagini non si sono mai fermate e la settimana scorsa il pubblico ministero titolare del procedimento ha richiesto l'incidente probatorio al giudice delle indagini preliminari.
Sul presunto stupro a Chianciano Terme, i tre accusati si sono sempre dichiarati "innocenti". La giovane invece racconta di aver "bevuto una bibita, poi il vuoto". Sarebbero anche state trovate tracce di eroina nelle sue urine. La procura di Siena intanto "respinge fermamente le accuse di inerzia pubblicamente mosse ed in particolare di inosservanza delle norme in maniera di cosiddetto Codice rosso". Una presa di posizione avvenuta dopo le dichiarazioni del legale della schermitrice dell'Uzbekistan, l'avvocato Luciano Guidarelli, che aveva denunciato "un'inerzia da parte della Procura, che neanche ha attivato il Codice rosso, e della Federscherma che non ha preso nessun provvedimento nei confronti degli atleti indagati".
Nel tardo pomeriggio del 5 agosto, ricostruisce il comunicato della Procura di Siena, i carabinieri della stazione di Chianciano Terme hanno avvisato dell'accaduto il pubblico ministero di turno della Procura di Siena e "analoga comunicazione, attinente allo stesso fatto, veniva inoltrata dalla Squadra Mobile di Roma che provvedeva tempestivamente, in coordinamento con il magistrato, ad ascoltare a sommarie informazioni la vittima e ad acquisire la documentazione medica presso la struttura sanitaria dove si era recata la minore".
Il magistrato di turno nella stessa serata del 5 agosto ha disposto il sequestro dei due telefoni cellulari in uso agli indagati e ascoltato "6 persone di nazionalità italiana e 2 di nazionalità tedesca, con l'ausilio di un interprete; la polizia giudiziaria provvedeva a verificare l'eventuale esistenza di telecamere di videosorveglianza ed estrapolava immagini utili alle indagini provenienti dal sistema di sicurezza pubblico".
Le notizie di reato provenienti dagli organi di polizia giudiziaria, spiega sempre il procuratore Boni, "venivano depositate il 7 agosto e con provvedimento dello stesso giorno il magistrato titolare del procedimento provvedeva alla tempestiva iscrizione del fascicolo" ipotizzando, a carico dei due maggiorenni il reato di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una minore.
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