22 Agosto 2025
Giovanni Liverani, Presidente di Ania, in occasione del Meeting di Rimini 2025 "Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi", è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.
Che ruolo può giocare oggi il settore assicurativo nel promuovere un nuovo patto sociale fondato su responsabilità, prevenzione e inclusione?
"È un ruolo importantissimo. Ho lavorato in diverse giurisdizioni estere e, arrivando in Italia, ho subito notato un grande potenziale di utilizzo nel settore assicurativo. Trasformare questo potenziale in strumenti concreti è la sfida che la mia associazione, l’ANIA, si impegnerà ad affrontare nei prossimi mesi e anni.
Ci sono diverse aree in cui possiamo operare. Recentemente abbiamo proposto alle istituzioni e alle forze politiche quattro ambiti in cui il settore assicurativo può avere un impatto importante, contribuendo sia alla sicurezza dai rischi sia alla creazione di opportunità per il nostro sistema socioeconomico.
Il primo riguarda le catastrofi naturali. L’Italia è un Paese ad alto rischio: il 40% del territorio è esposto a rischio sismico medio-elevato e il 92% dei comuni presenta problematiche idrogeologiche. Nonostante questo, solo il 7% delle abitazioni private e, fino a poco tempo fa, il 7% delle imprese erano coperte da polizze contro i danni catastrofali. Lavorare per soluzioni pubblico-private che estendano la copertura a tutta la popolazione e all’intero sistema produttivo è fondamentale. Il Governo ha iniziato a muoversi in questa direzione, e lo consideriamo un passo importante.
La seconda area è la previdenza integrativa. Viviamo in un Paese in cui le persone, fortunatamente, vivono a lungo, ma spesso lo fanno in condizioni di fragilità economica e sanitaria. Il settore assicurativo può offrire soluzioni di previdenza complementare da affiancare alla pensione pubblica. Per farlo, servono però condizioni normative e fiscali favorevoli, oltre a una maggiore flessibilità negli investimenti.
C’è poi il tema della non autosufficienza. Oggi ci sono circa due milioni di persone sopra gli 80 anni che non sono più autosufficienti. Occorrono risorse finanziarie e strutture adeguate per assisterle. Il settore assicurativo è pronto, ma ha bisogno del giusto contesto per sviluppare prodotti dedicati.
Infine, la sanità. Abbiamo un Servizio Sanitario Nazionale che ci è invidiato, ma presenta due criticità: disomogeneità territoriale e sottofinanziamento. I cittadini già oggi spendono di tasca propria circa 40 miliardi di euro per coprire questi gap. Il nostro ruolo può essere quello di canalizzare una parte di queste risorse in strumenti assicurativi che potenzino il sistema pubblico, attraverso formule come la libera professione intramuraria nelle strutture pubbliche. Anche qui servono strutture funzionanti e un quadro normativo e fiscale che incentivi cittadini e imprese all'acquisto di queste polizze."
Come sta cambiando la relazione tra compagnie assicurative e cittadini? Quali sono le leve per rafforzare la fiducia e il senso di partecipazione?
"Ho iniziato a lavorare in questo settore molti anni fa e ho visto un cambiamento significativo nell’atteggiamento dei cittadini verso il mondo assicurativo. I pregiudizi esistono ancora, ma molti sono stati superati, anche grazie all’impegno delle compagnie verso una maggiore trasparenza, l’uso delle nuove tecnologie e una maggiore competitività nei prezzi delle soluzioni assicurative.
Dobbiamo proseguire su questa strada e, al tempo stesso, investire molto in educazione e informazione, fin dalle scuole. Come ANIA, abbiamo firmato un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e del Merito per introdurre l’educazione assicurativa nelle scuole medie e superiori. Vogliamo che i cittadini di domani sappiano cosa stanno acquistando, perché è importante e come un’assicurazione possa essere uno scudo di protezione, non una tassa occulta. All’estero, l’assicurazione è vista come uno strumento che permette di vivere con più serenità, forza e sicurezza e meno esposta a rischi che possono essere coperti da una polizza assicurativa."
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