25 Giugno 2025
Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, in occasione dell’inaugurazione del nuovo sistema che consente di recuperare il calore generato da un data center dotato di tecnologia di raffreddamento a liquido sviluppato con Qarnot ha dichiarato:
Cosa avete inaugurato qui oggi?
"Abbiamo inaugurato una tecnologia sviluppata da Qarnot, una società francese nostra partner, che sostanzialmente raffredda gli armadi che contengono i computer su cui gira l'Intelligenza Artificiale. Tutto il nostro mondo digitale funziona con un liquido e questo liquido refrigerante si scalda e il calore a 65 gradi esce e finisce nella rete di teleriscaldamento e quindi nelle case dei nostri cittadini. Quindi sostanzialmente preleviamo calore dagli armadi dove ci sono i computer e lo portiamo negli appartamenti dei bresciani."
Che cosa significa per Brescia questo?
"Per Brescia significa continuare a essere un laboratorio che ha consentito alla nostra rete di teleriscaldamento in dieci anni circa di passare da un 60% di calore di scarto all'83%: significa riuscire a scaldare la città senza utilizzare fonti fossili come gas e carbone come si usava fino al 2020. Abbiamo inserito le due acciaierie, la linea fumi del termovalorizzatore e gli accumuli termici, stiamo continuando ad andare a caccia di calore di scarto che ci sta consentendo di arrivare a una percentuale di calore decarbonizzata sulla rete di Brescia che è un record assoluto, nessun'altra città in Italia si avvicina neanche lontanamente alle performance che fa Brescia in termini di decarbonizzazione sulla rete di climatizzazione degli edifici col teleriscaldamento."
A quanto ammontano gli investimenti?
"Gli investimenti sulla rete di teleriscaldamento sono una progressione costante, quindi vuol dire decine di milioni di euro ogni anno. In realtà il collo di bottiglia per lo sviluppo del teleriscaldamento non sono gli investimenti, ma è il fatto di trovare calore di scarto: non vogliamo sviluppare la rete di riscaldamento usando combustibili fossili per scaldare l'acqua quindi man mano che troviamo calore di scarto facciamo investimenti per catturarlo, è come se ci fossero degli scout che vanno a caccia di calore di scarto e quando lo trovano, i data center per esempio sono delle ottime prede, riescono ad attivare poi gli investimenti necessari."
C'è l'idea che A2A possa gestire in futuro server esterni non propri?
"I data center si stanno sviluppando con un modello di business in cui c'è l'involucro che li contiene con tutta l'attrezzatura per fornire energia, stabilizzarli, dare sicurezza, recuperare calore e poi dentro opera l'Amazon di turno, Google di turno oppure l'operatore più piccolo che mette i suoi computer. Quindi ovviamente noi non ci occupiamo dei computer nel nostro lavoro, però nei nostri piani potremo occuparci della parte dell'involucro."
In prospettiva è possibile farlo anche a Milano?
"Assolutamente. Milano evidentemente è la città in questo momento che ha la maggior crescita in Italia sui data center e quindi insieme alla Lombardia finiscono per essere il territorio più importante, perché Milano attira ma i data center poi hanno bisogno essere backupati tra di loro un po' lontani uno dall'altro per ragioni di sicurezza, quindi per esempio un triangolo Milano-Bergamo-Brescia può funzionare particolarmente bene per avere data center che si danno reciproca sicurezza, in modo che se ci dovesse essere qualche evento drammatico come terremoti e alluvioni non succede che finiscono tutti contemporaneamente in blocco."
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