21 Maggio 2025
Roger Abravanel, Saggista, in occasione della presentazione del suo libro “Le grandi ipocrisie sul clima”, scritto insieme a Luca D’Agnese, che si è tenuta presso la sede di Arca Fondi SGR a Milano, è stato intervistato da Il Giornale D’Italia.
Oggi parla del libro "Le grandi ipocrisie sul clima" scritto insieme a Luca D'Agnese, quali sono queste grandi ipocrisie di cui parla?
"Ci sono due gruppi di ipocriti, il primo è quello che riconosce che il cambiamento climatico è un problema reale, ma cerca mille scuse per non affrontarlo seriamente: ad esempio, criticano le fonti rinnovabili, ritengono che le auto elettriche siano troppo legate alla Cina, e rinviano continuamente le soluzioni. Il secondo gruppo è quello dei fanatici della sostenibilità, che credono che le aziende e le banche debbano occuparsi di tutti i problemi globali, dando vita a un sistema complesso e burocratico legato alle politiche ESG. Questo ha portato a un rigetto totale, alimentando i nuovi negazionisti del clima. Nel libro abbiamo già previsto il rischio di 'buttare il bambino con l'acqua sporca': il bambino è la lotta al cambiamento climatico, che è un problema reale, mentre l'acqua sporca è tutta l'ipocrisia legata alla sostenibilità. Poi è arrivato Trump, che ha messo in pratica proprio questo. Ora, molti ci chiedono di spiegare cosa stia succedendo e di proporre soluzioni, che oggi presenterò, anche se non erano incluse nel libro, dato che quest'ultimo è stato scritto prima dell'arrivo di Trump."
In Italia il dibattito ambientale è polarizzato: da un lato c'è l'emergenzialismo e dall'altro l'immobilismo, secondo lei, cosa servirebbe concretamente per rendere il Paese protagonista di una transizione credibile?
"L'Italia è molto diversa dall'Europa e, anzi, è ancora più polarizzata. Per far funzionare una transizione credibile, quello che serve è un triangolo della sostenibilità, che ha tre vertici: il primo vertice è rappresentato dalla società civile, che deve spingere la politica a prendere decisioni concrete, come ad esempio l'incentivazione delle auto elettriche, la costruzione delle colonnine di ricarica che mancano, o ancora altre politiche di supporto. Il secondo vertice riguarda le aziende, che devono innovare sulla base di queste politiche e continuare a fare progressi. Oggi è un po’ più difficile, perché con l'assenza degli Stati Uniti e l'Europa che è ferma, ma in Italia questo triangolo potrebbe ancora funzionare, seppur con dei limiti significativi. Purtroppo, abbiamo uno Stato che, invece di incentivare l'innovazione, protegge le aziende obsolete, quelle 'carrozzoni' che non sono in grado di guardare al futuro, mentre le nuove imprese, che potrebbero creare posti di lavoro per i giovani, vengono ignorate. Inoltre, spesso vengono fatte politiche sbagliate, come quella di dare un miliardo di euro in incentivi per l'acquisto di auto elettriche, ma che sono andati esauriti in 40 ore, con l'80% delle auto che sono finite in Norvegia. Questa è la nostra peculiarità: in Italia ci sono poche colonnine di ricarica e spesso gli intermediari guadagnano più di chi dovrebbe beneficiarne realmente. Il tema è molto complicato, soprattutto sul piano economico, perché la gente pensa che ci sia una torta da spartire tra i vari gruppi. I neo-negazionisti, per esempio, sostengono che non bisogna spendere per il clima perché non ci sono abbastanza soldi, mentre gli altri accusano che si spende troppo poco e che si cerca di guadagnare troppo. Il grande errore di entrambi è pensare che questa torta sia fissa. In realtà, la torta cresce e, crescendo, ci possono guadagnare tutti. È la stessa logica dei dazi di Trump: se guadagni meno tu, cinese, guadagno di più io, ma questo è sbagliato: tutti possono guadagnare."
Attualmente si parla molto di 'Green Deal', è giusto o sbagliato?
"Il nuovo Green Deal è diventato quasi un 'Topolino'. Noi proponiamo uno 'Smart Deal', che punta a un nuovo multilateralismo con l'Asia. Incentivando le fonti rinnovabili, gli investimenti da parte loro riducono i costi e abbassano il nostro prezzo dell'elettricità. Ma bisogna essere intelligenti, non stupidi, come quando si decide di bloccare le auto a combustione entro il 2035: e se qualcuno non ha ancora un'auto elettrica? Deve andare a piedi?"
Secondo lei quale potrebbe essere la soluzione in Medio Oriente, soprattutto tra Israele e Palestina?
"La soluzione è molto semplice, anche se immensamente complessa. Bisogna restituire gli ostaggi e fare in modo che Hamas, che è un'organizzazione terroristica, non governi i palestinesi, che sono le prime vittime di Hamas."
E tra Russia e Ucraina?
"È più complicata, perché c'è di mezzo la Cina. L'unica cosa certa è che l'Europa deve riarmarsi, perché con questa Russia bisogna essere sempre pronti. Ovviamente, tutti siamo per la pace, ma l'unica cosa che possiamo fare è armarci e non contare troppo sugli Stati Uniti."
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