25 Marzo 2025
Angelo Panno, Coordinatore del corso di laurea magistrale in Psicologia UER, in occasione della presentazione del progetto "La coesione sociale come strumento per contrastare le discriminazioni" nato dalla partnership tra l'Università e la Fondazione Lottomatica, è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.
Oggi verrà presentato il rapporto "La coesione sociale come strumento per contrastare le discriminazioni". Quanto è importante che le politiche educative e psicologiche si focalizzino su temi come la coesione sociale e l'inclusività fin dalla giovane età?
"Sicuramente la giovane età è una fase rilevante del ciclo di vita. L'adolescenza, infatti, è stata spesso etichettata come una fase problematica, ma è anche un momento in cui i ragazzi, un po' come delle spugne, riescono ad assorbire stimoli, soprattutto positivi. È proprio in questo periodo, all'interno delle agenzie di socializzazione, che le nostre azioni, sia dal punto di vista sociale che psicologico, devono essere erogate. Solo così potremo formare una nuova classe sociale e dirigente, capace di stimolare una società fondata sulla coesione sociale. Questa è una questione che riguarda l'inclusività e l'accoglienza della diversità, una sfida che oggi si fa particolarmente sentire, soprattutto per quanto riguarda l'integrazione degli immigrati di seconda generazione, una realtà che iniziamo a vivere anche noi, come già accade in altri Paesi europei.
Abbiamo scelto di intervenire in un contesto peculiare, supportato generosamente dalla Fondazione Lottomatica, nella provincia di Latina, dove risiede una delle più grandi comunità sikh d'Italia, seconda solo a quella dell'Emilia Romagna. Qui vivono immigrati provenienti da diverse aree del mondo: cinesi, sudamericani, africani, sud-est asiatici e, infine, una comunità numerosa dall'Est Europa. In un contesto così multietnico, è fondamentale l'implementazione di queste azioni, che permettono di formare i nostri giovani e adolescenti sin dalla tenera età, educandoli ad accogliere la diversità e a comprendere l'altro come una risorsa, piuttosto che una minaccia. Questo aiuta a costruire una società aperta, che coglie nell'altro un'opportunità di crescita e di ampliamento degli orizzonti, non una chiusura."
Parlando delle sfide, quali vede nel contrastare le discriminazioni tra i giovani, considerando l'evoluzione delle tecnologie e dei contesti sociali?
"Questo è un aspetto molto importante su cui ci focalizziamo, perché oggi tutto ciò che riguarda il mondo virtuale, nelle sue varie sfacettature, può rappresentare una doppia faccia della medaglia. Certamente, all'interno del virtuale si possono nascondere delle trappole, dei bias che potrebbero alimentare atteggiamenti e comportamenti discriminatori. Tuttavia, allo stesso tempo, il virtuale è anche un forum dove i nostri giovani interagiscono, una risorsa preziosa che noi, come esperti e policy maker, dobbiamo saper cogliere. È proprio attraverso la comunicazione in questo ambito che è possibile stimolare un'apertura mentale maggiore, promuovere la coesione sociale e garantire che tutti abbiano uguale accesso alle risorse tecnologiche. Altrimenti, rischiamo che le nuove risorse tecnologiche creino nuove discriminazioni e disuguaglianze sociali, invece di promuovere l'uguaglianza. Il nostro invito è quello di accogliere queste nuove tecnologie, saperle gestire e investire in esse. Da una parte, bisogna monitorare la presenza di discriminazioni e bias che portano a pregiudizi, dall'altra, bisogna utilizzarli proprio all'interno di forum, che possono favorire la coesione e l'inclusione sociale."
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