Domenica, 07 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Vento (V&A): "Nel mio saggio rifletto sulla diplomazia e la memoria umana in un contesto VUCA; Trump dal 2016 apporta novità nei comportamenti degli USA"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Sergio Vento, Presidente di V&A: "Il ritiro americano dall'Ucraina potrebbe accelerare la fine del conflitto, proposta franco-britannica per garantire un armistizio; la strategia israeliana sembra orientata a ridurre la presenza palestinese nei territori di Gaza e Cisgiordania"

04 Marzo 2025

Sergio Vento, Presidente di V&Agià Consigliere Diplomatico dei Presidenti del Consiglio Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi e Lamberto Dini è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.

Ieri ha presentato il suo libro, qual è il tema centrale che ha voluto esplorare e cosa spera che i lettori possano trarne, in particolare in un periodo storico così complesso come quello di oggi?

"C'è un acronimo americano al quale io presto un grande interesse, VUCA, che sta per Volatility, Uncertainty, Complexity e Ambiguity. Questo quarto elemento in modo particolare mi affascina nel modo nel quale si affrontano i problemi, cioè sono sfuggenti i soggetti, i players della partita, sottoposti anche agli effetti della volatilità, cioè l'andamento di una competizione elettorale, il precipitare di una crisi, un certo tipo di indirizzo che a un certo momento uno dei vari players adotta sia come reazione a provocazioni o ad azioni altrui delle controparti o come iniziative dettate da interessi politici. Nel mio libro, parlo di una raccolta di testimonianze, di esperienze lungo il filo del mio servizio diplomatico nella diplomazia italiana per 42 anni, ho segnato lungo le tappe di questa carriera una serie di commenti, osservazioni, ragionamenti e riflessioni sui vari Paesi o nelle organizzazioni internazionali nelle quali mi sono trovato a servire l'Italia, la nostra nazione. L'Argentina, la Turchia, l'Olanda, più tardi la Jugoslavia, la Francia, gli Stati Uniti o organizzazioni multilaterali come l'Ocse di Parigi e l'ONU di New York. Ho ritenuto opportuno raccogliere in un saggio queste testimonianze in un momento in cui purtroppo la memoria umana ha ceduto in larga misura il passo alla memoria del computer, in una fase in cui c'è addirittura il rischio che lo stesso ragionamento, il modo nel quale si mettono in ordine determinati fattori potenzialmente critici, determinati fattori anche positivi e viceversa, rischiano egualmente di cedere il posto a una forma artificiale di ragionamento cioè l'intelligenza artificiale, quindi non soltanto la memoria si perde o comunque viene in qualche modo consegnata a fattori abbastanza meccanici, utili ma che non possono esaurire tutto quello che è il contributo che l'intelletto umano può offrire alla spiegazione della fase in cui si vive, delle situazioni critiche nelle quali ci troviamo immersi, quali sono le cause i processi storici che ci hanno portato a queste situazioni e quali sono infine le prospettive."

Donal Trump con le elezioni presidenziali del 2024 è tornato alla Casa Bianca. Qual è la sua visione sulla politica sia interna degli Stati Uniti che sulle relazioni internazionali?

"Il successo di Donald Trump nel novembre scorso si ricollega a quello che dicevo prima sull'era VUCA, cioè gli aspetti della volatilità e della complessità di certe situazioni. La volatilità per effetto delle dinamiche elettorali che poi possono portare al successo diciamo di questa o di quella forza politica, la complessità nasce dal fatto che indubbiamente Trump, fin dal primo successo nel 2016 e maggiormente in questa che viene definita la "Trump due", questa nuova fase ancora molto più definita, caratterizzata, molto più incisiva e anche abbastanza brutale quantomeno nella forma poi staremo a vedere sulla sostanza, fa parte di un elemento della complessità della società americana. Nella società americana anche in passato c'erano stati con dei cambi di presidenza, da Truman, l'arrivo di Eisenhower, la fine della guerra in Corea tanto per intenderci, il passaggio da una fase di rollback a una fase di containment nel rapporto fra gli Stati Uniti e la Russia, ovvero il passaggio da Eisenhower a Kennedy, ovvero il passaggio più tardi da Nixon, Ford poi a Carter e così via, fino per esempio la presidenza di George Bush a partire dal 2001 con le operazioni militari in Afghanistan e in Iran. Attraverso un'alternanza di toni, di approccio, di modo nel quale venivano gestite le relazioni internazionali e anche gli equilibri interni della società americana, Donal Trump fin dal 2016 con la prima elezione e ancora maggiormente adesso, effettivamente ha apportato un elemento di novità nei comportamenti negli atteggiamenti degli Stati Uniti."

La guerra in Ucraina è una delle crisi più gravi del nostro tempo. Quali possono essere i possibili scenari per una fine del conflitto e quali sono i fattori determinanti che potrebbero portare ad una conclusione di questo?

"Conosciamo quasi tutto di come il conflitto militare si è andato sviluppando, guerreggiato a partire dal febbraio 2022. Anche se prima degli scontri intorno al Donbass già c'erano tra le forze armate ucraine di Kiev e i separatisti delle entità russofone di Lugansk e Donetsk nel Donbass. Come si è andato poi sviluppando il conflitto lo sappiamo benissimo, con una forma di forte emorragia di risorse per l'Ucraina, un certo dispendio di energie da parte della Russia, un sostanzioso e determinante aiuto dell'Occidente, sia Stati Uniti sia i Paesi europei alla stessa Ucraina. In questo momento è stata annunciata la sospensione da parte degli Stati Uniti degli aiuti all'Ucraina, non ho capito bene se si parla solo degli aiuti militari o anche degli aiuti economici, comunque l'annuncio è chiaro, secco e netto. L'Europa, viceversa, nella riunione di Londra di domenica scorsa ha parlato del proseguimento dell'aiuto all'Ucraina sia sul piano militare che sul piano economico finanziario. Però non c'è dubbio che il venir meno dei contributi e dell'appoggio americano può accelerare in qualche modo la fine del conflitto. Infatti vediamo bene che anche le idee europee emerse nell'incontro di Londra di domenica scorsa ruotano su che cosa, sulla possibilità di una forza di osservazione di garanzia della cessazione dello scontro e quindi di questo lungo armistizio. Con questa proposta franco britannica di questa forza di osservazione, di sostegno intorno alla quale Parigi e Londra cercano il consenso anche di altri Paesi come l'Italia e la Polonia, ma l'Italia ha dimostrato che i tempi non sono maturi per assumere degli impegni a riguardo, occorre vedere quali saranno le modalità della cessazione degli scontri. Io direi comunque che le decisioni americane di sospensione dell'aiuto all'Ucraina possano rappresentare un fattore di accelerazione della cessazione quantomeno degli degli scontri."

La situazione a Gaza è ancora drammatica, quale soluzione crede sia più realistica per risolvere il conflitto israeliano-palestinese e in che tempi pensa si possano vedere dei progressi concreti, seppur difficili?

"Sul conflitto israelo-palestinese rispetto a quello russo ucraino di cui abbiamo parlato sinora, la situazione appare molto più lontana da sviluppi che possano essere in qualche modo reciprocamente soddisfacenti o comunque accettati da entrambe le parti. Anche perché noi a che cosa assistiamo in questo momento? Assistiamo a uno scontro fra uno Stato sovrano dotato di un potente apparato di sicurezza di difesa quale Israele, e dall'altra parte assistiamo in campo palestinese a una sorta di paesaggio abbastanza fragile, vulnerabile, ancorché non privo di forme. Insomma, come si è visto il sette ottobre 2023 di  aggressività e anche di ferocia. È chiaro che per quanto riguarda il discorso israelo-palestinese in realtà la partita è molto più ampia che del rapporto fra Israele e i palestinesi che siano poi l'Autorità nazionale palestinese indebolita, fragilizzata, abbastanza screditata e Hamas anch'esso indebolito fragilizzato ma che contiene e continua a mantenere un certo livello di presenza, se non proprio ancora di aggressività. Abbiamo visto che il discorso della tregua, esso stesso molto fragile malgrado gli sforzi di intermediazione. Ma sul discorso della situazione nel Vicino e Medio Oriente influiscono altri soggetti e fra questi soggetti io citerò in modo particolare la Turchia nel quadro di quelle che sono state definite delle politiche neo ottomane che abbiamo visto all'opera anche nell'operazione recente all'inizio di dicembre in Siria. Vediamo all'opera in modo particolare l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, cioè le ricche petromonarchie del Golfo alle quali tutti guardano sia da parte israeliana nel quadro del cosiddetto processo degli accordi di Abramo, eventualmente da estendere all'Arabia Saudita, ma alla quale guardano anche in qualche modo i palestinesi e gli altri Paesi arabi moderati come l'Egitto, come la Giordania, che sono poi tra l'altro Paesi vicini di Israele e vicini dei palestinesi. Ora l'impostazione israeliana sembra abbastanza chiara e manifesta ed è quella di portare avanti un'operazione di spopolamento sia di Gaza verso l'Egitto sia della stessa West Bank Cisgiordania verso la Giordania di una riduzione del numero dei palestinesi abitanti su quei territori e di sostituzione a questi palestinesi di coloni di nuovi settlements israeliani."

Seguici su

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti