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Profita (Unicamillus): "Il progetto ITESHS organizza lauree sanitarie con standard UE in ortopedia, fisioterapia e infermieristica nei Paesi in via di sviluppo"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Gianni Profita, Rettore Unicamillus: "Vogliamo formare i giovani dei Paesi del Sud del mondo in modo che possano diventare ottimi operatori della sanità e colmare il gap tra Africa ed Europa"

26 Febbraio 2025

Gianni Profita, Rettore Unicamillus, in occasione del convegno “Salute e innovazione nel Piano Mattei: nuove prospettive educative e transculturali per la cooperazione sanitaria internazionale” è stato intervistato da Il Giornale d'Italia. 

Qual è l'obiettivo principale del progetto e quale impatto ci si aspetta di ottenere nel lungo periodo?

"Si dice spesso aiutiamoli a casa propria, riferendosi a coloro i quali cercano di lasciare i Paesi del sud del mondo per venire nei nostri paesi, ma spesso scappano da situazioni sanitarie difficili. Spesso scappano da situazioni in cui è impossibile formarsi per diventare operatori sanitari. Il nostro progetto è molto semplice: organizzeremo dei corsi di laurea in ortopedia, fisioterapia e in infermieristica in quei paesi con l'eccellenza scientifica occidentale, quindi con standard qualitativi quali sono quelli dell'Italia e dell'Europa, per formare operatori sanitari che aiuteranno a far sviluppare al meglio la qualità della loro sanità. Il vantaggio quale sarà? Che se rimarranno nei loro Paesi avranno aiutato i paesi del Sud del mondo ad accrescere, a migliorare il loro standard qualitativo dal punto di vista della sanità; se vorranno venire in Occidente arriveranno qui dopo essere stati formati a livello alla cultura degli standard europei e avremo accolto degli operatori sanitari straordinari che avremo formato pure noi."

Quali sono le principali carenze sanitarie che il progetto punta a colmare?

"Ci sono delle statistiche recentissime dell'Organizzazione mondiale della Sanità che sono atterriscono. Pensiamo ad esempio ai numeri proprio degli operatori sanitari che per 1000 abitanti nei Paesi del sud del mondo sono 2,3 operatori, mentre in Europa sono 14. Questo poi si traduce purtroppo anche nel nella declinazione degli effetti di queste carenze. Faccio un esempio riferendomi ad esempio ai bambini nati morti rispetto a 1000 nati vivi che in Africa sono 70 rispetto ai cinque dei Paesi occidentali. Ecco noi vogliamo proprio andare a colpire queste situazioni e cercando di formare quei giovani che possono diventare ottimi operatori della sanità e colmare questo gap." 

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