03 Ottobre 2014
Benedetto Vigna, Executive vice presidente del gruppo AMS (Advanced Micro Systems) di STMicroelectronics, in Future of Storytelling racconta come i sensori di movimento appartenenti ai microsistemi elettromeccanici (mEMS), siano in grado di abbattere il divario tra l'uomo e il mondo esterno.
"La settimana scorsa stavo guardando la TV con mia figlia, stavamo guardando il film dei Fantastici Quattro ed è stato davvero interessante pensare a come tutti noi siamo innamorati dei supereroi, di quei super sensi che permettono alle persone di fare cose che altre persone non possono fare.
Mi chiamo Benedetto Vigna. Sono un ragazzo italiano, ho studiato all’università di Pisa, dove la torre pendente è originariamente un fisico. Ma la vita mi ha portato altrove per sviluppare sensori oggetti minuscoli che ti permettono di fare cose incredibili.
Abbiamo sempre cercato di potenziare i nostri sensi, un esempio risale a 2500 anni fa quando le persone iniziarono a usare la bussola, il dispositivo che indica dove si trova il nord, l’est o l’ovest. Cento anni fa, i sensori di movimento erano mille volte più costosi, mille volte più difficili da produrre e mille volte più grandi di oggi. Così, per passare dal grande al piccolo, cercavamo un’ispirazione e l’abbiamo trovata in un bellissimo edificio in Giappone. Ero a Kyoto nel 2005 e ho visto una pagoda, la più alta pagoda esistente al mondo. Questa struttura è stata in grado di resistere a tutti i terremoti che hanno colpito il Giappone negli ultimi secoli. Ci siamo ispirati a questo design per realizzare microsistemi elettromeccanici (mEMS) molto robusti, capaci di affrontare tutte le fasi di produzione necessarie per realizzare questi componenti in miliardi di esemplari a costi molto accessibili.
Questo tipo di idea è stata implementata in tutti i sensori che abbiamo prodotto nell’ultimo decennio. I sensori di movimento sono di gran lunga i più utilizzati al mondo: nei telefoni, nelle nostre tasche. Abbiamo diversi sensori: un sensore di movimento, il microfono, il touch screen. Il rilevamento del movimento consente di interagire con il mondo esterno in modo più intuitivo.
Uno degli sviluppi più recenti nelle interfacce utente, che ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi, è l’uso del riconoscimento dei gesti e dei movimenti. Tutto il corpo partecipa all’esperienza, non solo i pollici. L’opportunità di lavorare con Nintendo è arrivata perché avevamo già pronto un sensore di movimento per il controller della Wii. Questo sensore esisteva perché nel mio team c’era una persona con capacità motorie ridotte che non era in grado di giocare ai videogiochi con i tradizionali pulsanti. Il risultato di questa collaborazione con Nintendo è stata una vera rivoluzione nel modo di giocare. Ora tutti possono giocare in modo naturale e intuitivo, senza dover usare le mani come una piovra intorno al controller.
I sensori possono anche migliorare gli oggetti di uso quotidiano. Pensate al braccialetto: in passato serviva solo per ricordare che qualcuno ci stava a cuore. Ora un braccialetto può ricordarci di prenderci cura del nostro cuore. Pensiamo anche agli occhiali. In passato servivano solo a migliorare la vista. Ora possono offrirci un nuovo modo di guardare il mondo.
Senza dubbio, i sensori colmano il divario tra l’uomo e il mondo esterno. Ma svolgono anche un’altra funzione importante: ci permettono di comprendere meglio il mondo in cui viviamo. Possiamo fare di più con meno, ottimizzando meglio l’uso dell’energia.
Tutti noi, a qualsiasi età, siamo innamorati dei supereroi, di quei super sensi che permettono di fare cose che le persone normali non possono fare. I sensori possono portare una nuova dimensione al futuro della narrazione. Non abbiamo più bisogno di pulsanti, né di schede perforate o tastiere. Dobbiamo solo essere più umani, e i dispositivi che ci circondano capiranno cosa vogliamo fare con loro.
Abbiamo appena scalfito la superficie. Stiamo vivendo tempi entusiasmanti e questo è solo l’inizio di qualcosa di veramente straordinario."
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