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Don Ciotti (Fondazione Gruppo Abele) "I giovani protagonisti di un cambiamento fondamentale per la società, devono essere ascoltati e dobbiamo interpretare ciò che ci portano"

Don Luigi Ciotti, Presidente Fondazione Gruppo Abele, ha dichiarato: "Il nostro dovere è cercare di cogliere i percorsi inediti dei giovani di oggi in un mondo diverso da quello di ieri, bisogna che la politica accolga che ci sono dei percorsi per dare speranza a tanti giovani nel nostro Paese"

17 Gennaio 2025

Don Luigi Ciotti, Presidente Fondazione Gruppo Abele in occasione dell' evento "Present4Future, voci e storie di giovani che guardano al futuro" in collaborazione con BPER Banca ha dichiarato:

Don Luigi Ciotti si conclude Present for Future, l'iniziativa di Fondazione Gruppo Abele con BPER Banca. Un bilancio di questa iniziativa, come è andata con i giovani? Quali traguardi importanti che avete raggiunto?

"Bisogna riconoscere grande positività, perché si è costruito un metodo, ma il metodo è stato costruito col grande protagonismo e la grande partecipazione dei ragazzi e devo dire che è stato possibile fare questo perché si sono tolti tutti quegli elementi di burocrazia di bandi, di meccanismi che a volte frenano i percorsi che devono essere fatti. Ci sono diverse città coinvolte, territori diversi, grande lavoro tra istituzioni, associazioni, terzo settore e mondo della scuola. Cè stata grande partecipazione dei ragazzi, bisogna sentirli e ascoltarli. La Fondazione che qui ha permesso di sperimentare questo percorso è stata capace di dare estrema libertà per un progetto che ha bisogno di essere costruito dando protagonismo ai giovani, perché in questo momento, oggi più che mai, i giovani sono protagonisti in una società che parla tanto di loro ma poi non se ne occupa molto. Una società che si preoccupa di giovani ma non se ne occupa come si dovrebbe e trovare dei percorsi che dimostrano che loro possono essere veramente artefici di un cambiamento mi sembra un dato importante, importante e fondamentale."

Tra tutti questi percorsi che avete fatto, ce n'è stato uno che vi è rimasto dentro particolarmente?

"Io non ho seguito direttamente quindi bisogna sentire i nostri che hanno lavorato in tante città d'Italia, c'era da Palermo a Napoli, Firenze, Roma, Torino. Territori complessi, territori difficili e la positività di questo progetto è stato che è stato costruito col protagonismo in totale libertà e non che ci fossero già degli schemi fissati, delle griglie che bisognava percorrere ma è stato costruito con i percorsi inediti che oggi i nostri ragazzi portano. Perché il nostro dovere è cercare di cogliere i percorsi inediti dei giovani di oggi che non è più quel mondo di ieri. Dobbiamo leggere i loro aspetti, le loro domande, i loro bisogno di essere ascoltati, dobbiamo interpretare quello che oggi loro ci portano. Questo è stato il grande valore e soprattutto anche degli operatori che li hanno accompagnati, degli educatori e degli animatori nei vari territori del Paese e tutte queste esperienze si sono incontrate, si sono contaminate, sono stati capaci di leggere tutti i loro territorio, che sono diversi, trovando in Italia un modo di questi giovani che hanno comunicato, si sono incontrati, hanno parlato. Una cosa poi è il contesto di Palermo, un'altra cosa quello di Napoli, un'altra cosa è quello di Torino o quello di Roma, ma sono tutte realtà complesse. La meraviglia che ha messo insieme la capacità di chi ha permesso questo, quindi che ha messo in gioco questa banca e questa fondazione è di lasciare libertà, di non soffocare un progetto e di rendere protagonista questo progetto, ed è una cosa importante fondamentale. Io credo che bisogna dare continuità a tutto questo, bisogna che la politica accolga che ci sono dei percorsi che possono veramente essere oggi un contributo per fare alzare la testa, per dare dignità, per dare anche speranza a tanti giovani nel nostro Paese, e c'è bisogno di questo. Questa è una società che si preoccupa di giovani ma non se ne occupa fino in fondo. C'è un aspetto da non dimenticare, che per gli under 35 in Europa, l'Italia è all'ultimo posto, è un Paese sempre più vecchio e sempre con meno giovani. Con gli under 35 siamo all'ultimo posto come numero e c'è anche da non dimenticare una ricerca che mette in evidenza che il 61% delle persone adulte intervistate ha dichiarato di non riuscire a capire i giovani di oggi. C'è un 13% che dice di non capirli per niente. Allora c'è un mondo adulto che deve essere aiutato a cogliere i segnali, le espressioni, le fatiche, le speranze, i percorsi inediti dei nostri ragazzi oggi."

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