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Giovanna Zabotti: "PRIMA. Che io possa andare oltre, è una mostra omaggio alle donne pioniere in ambiti dominati dagli uomini"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Giovanna Zabotti, curatrice della mostra PRIMA. Che io possa andare oltre: "Il fil rouge che guida l'esposizione è la poesia: un invito all’introspezione e alla riflessione prima dell’esperienza visiva"

18 Ottobre 2024

Giovanna Zabotti, curatrice artistica, in occasione dell'apertura della mostra PRIMA. Che io possa andare oltre, presso gli storici spazi di Palazzo Martinengo di Villagana a Brescia, sede di BPER Banca, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:

"'PRIMA. Che io possa andare oltre' è una mostra che rende omaggio al talento femminile. Tuttavia, l’obiettivo non è solo celebrare il talento femminile in sé, ma esplorare il concetto di talento in generale. Abbiamo cercato di mettere insieme diverse voci, espressioni e linguaggi per raccontare come le donne siano state capaci, grazie alle prime pioniere come Elisabetta Sirani o Carla Accardi, di aprire strade nuove. Queste artiste sono state le prime nel loro campo, e grazie a loro, oggi le donne possono esprimersi in una molteplicità di media e forme d’arte, inclusa la poesia, che, tra l’altro, le unisce tutte. Mi piacerebbe che il pubblico percepisse questo percorso collettivo: abbiamo riunito donne con un talento straordinario, accomunate non solo dal loro lavoro, ma anche dall’interpretazione e comprensione di altre donne che le hanno studiate e valorizzate, come Alessandra Baldoni, che ha dato voce a tutte attraverso la sua arte."

Lei ha parlato di un doppio significato del termine "PRIMA" nel titolo della mostra. Ci può spiegare meglio questo concetto? 

"'PRIMA' ha sicuramente un doppio significato, sia temporale che spaziale. Da un lato, c’è l’idea di un prima e un dopo, di un progresso. Dall’altro, il termine "prima" rappresenta il desiderio di eccellere, di emergere in un contesto in cui le donne non erano tradizionalmente incluse. È un omaggio a coloro che sono state le prime a realizzare qualcosa di importante, in ambiti storicamente riservati agli uomini. In più, c’è il "prima" nel senso temporale: partiamo da opere del 1600 per arrivare a lavori contemporanei, realizzati appositamente per la mostra."

Ha menzionato il fil rouge della poesia. Perché avete scelto questo linguaggio artistico e qual è il suo significato nella mostra? 

"Personalmente, credo che la poesia sia particolarmente necessaria in questo momento. È uno dei talenti che spesso non viene riconosciuto pienamente alle donne. Alessandra Baldoni, che è una poetessa di grande talento e profondità, ha svolto un ruolo centrale in questo progetto. Ha scritto una poesia per ciascuna delle opere in mostra, suggerendo un approccio diverso: prima di vedere l’immagine, invitiamo i visitatori a leggere la poesia. Questo ribalta un po' il paradigma tradizionale, dove l’immagine era il veicolo di comunicazione per chi non sapeva leggere. Oggi chiediamo che la parola, la poesia, sia il punto di partenza: qualcosa che richiede attenzione e introspezione, preparando il pubblico all'esperienza visiva dell’opera."

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