04 Settembre 2024
Andrea Toselli, Presidente e Amministratore Delegato, PwC Italia in occasione della presentazione dello studio "Oltre il divario salariale: la parità di genere per la crescita economica e la competitività delle imprese" ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"Beh,c'è molto da fare e che i dati di sintesi, come sempre, non la raccontano tutta. La cosa per me più interessante di questo studio è quella parte relativa alle opportunità. Nei social media, si vedono tante conversazioni. C'è chi ritiene che il gap salariale sia dovuto a un numero di ore lavorate piuttosto che alla posizione piuttosto che alla seniority, piuttosto che alla tipologia di scuole o di background professionale che sia. Questo il motivo per il quale andare nudi e crudi sul dato di sintesi ha poco senso. Forse io professionalmente sono più portato all'analisi. La verità è che bisogna lavorare sulle opportunità, noi dobbiamo essere in grado di garantire il medesimo accesso ad uno sviluppo professionale e quindi anche di remunerazione, perché da nessuna parte la remunerazione viene scientemente separata dal contributo dato almeno sicuramente non in questa organizzazione e quindi la necessità di lavorare in quella direzione è qualche cosa che emerge abbastanza bene."
All'interno del quadro più ampio a proposito della disparità di genere come si colloca secondo lei, il fenomeno del gender gap all'interno delle aziende e della società?
"Partiamo dalla seconda: dal punto di vista della società, il discorso si intreccia in modo a mio avviso inscindibile con tutto quello che riguarda la politica economica a sostegno delle famiglie e quindi gli impatti sulla demografia e quanto ne consegue. Quello è un discorso complicatissimo, che però si continua a fare e quindi, spero che succeda qualcosa, avvenga qualche soluzione, ovviamente compatibilmente con quanto sia fattibile in azienda. Bisogna prendere una decisione, l'azienda deve scientemente decidere di verificare che il livello di opportunità consentito o garantito alle persone è sempre uniforme e questo noi l'abbiamo realizzato cercando di ridurre la univocità decisionale per quanto riguarda le opportunità offerte e quindi avendo dei comitati o dei processi decisionali un po' più ampi che quindi diluiscono quello che io chiamo il processo di clonazione: se io sono bravo, uno per essere bravo, deve essere uguale a me. È qualcosa che capita spesso di sentire e quindi più diversità nel processo decisionale porta anche più accesso a diversità nelle opportunità date."
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