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Folgiero (Fincantieri), "Intercettiamo piano Mattei su industria e prodotto; nuove tecnologie subacquee nasceranno nel Mediterraneo, spazio che ci spetta"

L' intervento di Pierroberto Folgiero, AD di Fincantieri : "Pensare di sviluppare business internazionale in maniera autonoma, senza mettere le energie in comune é velleitario"

25 Luglio 2024

Pierroberto Folgiero, AD di Fincantieri, in occasione dell'evento "MedOR Day 2024. Uno sguardo sul mondo. Il sistema Italia, il Mediterraneo, l'Africa: il Piano Mattei" ha dichiarato:

"Fincantieri intercetta il piano Mattei su due dimensioni :una dimensione industriale hard che è legata alla natura di Fincantieri di industria pesante che ha grandissime difficoltà a trovare manodopera qualificata sia staticamente oggi sia ancora di meno proiettata nel tempo; quindi siamo interessati a quella parte del Piano Mattei che si occupa di creare un corridoio di competenze, quindi siamo stiamo guardando e stiamo promuovendo insieme alla struttura della  cabina di regia quella parte delle iniziative che prevedono la creazione  di scuole di saldatura nel Nord Africa in modo tale da andare a creare la professionalità in loco e di gestirla in maniera ordinata e in maniera governata dentro i nostri cantieri e creare quindi un modello a prova di futuro per poter immaginare di continuare a fare industria pesante nel nostro Paese. Fincantieri è testimone del fatto che ci sono le competenze, c'è il mercato ma non ci sono più le persone. Quindi è una iniziativa formativa del Piano nella direzione di creare competenze in loco ci vede molto interessati. Queste competenze poi, possono servire anche per un utilizzo nei cantieri di manutenzione che tipicamente abbiamo nelle geografie dove intratteniamo dei rapporti commerciali. Quindi queste professionalità possono essere anche non solo formate per portarle in Italia ma anche formate per creare un'industria della manutenzione nella cantieristica in questi Paesi: penso per esempio all'Algeria, alla Tunisia, all'Egitto dove siamo già presenti. 

C'è una seconda dimensione che non è una dimensione di industria pesante ma una visione di prodotto. Fincantieri è molto attiva nello sviluppo di nuovi prodotti e nuove tecnologie per la subacquea del Mediterraneo, che è uno dei mari più piccoli del mondo ma sicuramente il più congestionato con chilometri di cavi criticità dei fondali in ottica anche di cyber mining: tre religioni, tanti sommergibili russi, probabilmente sempre meno sommergibili americani.

Quindi c'è una subacquea in acque basse che fiorirà, che partirà dalla difesa delle infrastrutture critiche, dalla minaccia sottovalutata di questo tipo di guerra ibrida. Noi abbiamo tantissimo prodotto che ci viene dalla storia dei sommergibili; ne abbiamo costruiti 180 dalla fine del 1800. Siamo con la Marina nello sviluppo di soluzioni innovative per la difesa delle infrastrutture critiche: quindi parliamo di telecomunicazioni subacquea di sistemi di comando e controllo subacquei e di tutta una serie di soluzioni che serviranno a mettere in sicurezza il Mediterraneo. Abbiamo una grandissima vocazione del Mediterraneo allargato, da un lato sul prodotto, dall'altro  sull'industria pesante."

Strategicamente per l'Italia cosa cambia effettivamente?

"Strategicamente significa occupare uno spazio che ci spetta dal punto di vista geopolitico e per quanto mi riguarda anche dal punto di vista tecnologico. La tecnologia della subacquea nascerà nel Mediterraneo: è una subacquea di acque basse, non c'entra nulla con la subacquea oceanica dei grandissimi sommergibili di attrazione nucleare. Parliamo di una validazione di una serie di tecnologie che saranno utili industrialmente per il Paese e fondamentali per il Sud dell'Europa e per  l'Italia che si prende il carico di quello che succede in questo mare unico."

Qual è il ruolo di MedOr in tutto ciò?

"Molto interessante è questa vocazione e questo mandato della Fondazione di essere un punto di accumulazione di idee, di progetti e di essere un veicolo di soft power. Quindi questo modello di interazione semi istituzionale con interlocutori africani  può essere un canale pregiato per veicolare tutta una serie di progetti e di azioni. Nel caso nostro specifico vediamo in questa piattaforma la possibilità di creare una piattaforma geo economica. Business è la definizione per antonomasia di geopolitico e  mai come adesso la geopolitica è tutto. Quindi pensare di sviluppare business internazionale in maniera autonoma, senza mettere le energie in comune, le informazioni in comune e anche la capacità di influire in comune é velleitaria. Noi abbiamo una grande vocazione di sviluppo perché le spese della difesa navale crescono e perché molti Paesi africani stessi, per esempio, hanno una proiezione dal punto di vista della capacità navale: basti guardare la Mauritania, l'Angola.  Sono sistemi dove non è che si può andare "fai da te" . Quindi siamo molto interessati a contribuire a una piattaforma che sia una piattaforma relazionale di soft power semi istituzionale e che sia anche una una fibra ottica su cui trasmettere contenuti industriali geopolitici e anche commerciali."

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