13 Luglio 2024
"Il made in Italy non si è mai fermato. Adesso c'è anche un governo che lo accompagna per riuscire a rafforzarne la presenza e a difenderlo rispetto anche alle aggressioni di sistemi imitativi che comportano un danno ai nostri imprenditori. L'Italia sta dimostrando ancora una volta di essere il Paese della qualità, questa è la percezione che hanno di noi nel mondo e questo è quello che dobbiamo saper difendere e ovviamente questo si fa moltiplicando gli investimenti e gli incentivi a produrre piuttosto che come si è fatto in questi anni, ragionare senza una visione strategica che prevede un rafforzamento del ruolo dell'agricoltura, delle produzioni delle trasformazioni italiane, ma anche una difesa nei consessi internazionali per esempio in Europa, dove obiettivamente l'assenza di stabilità dell'Italia ha comportato una debolezza sistemica".
"Ci sono fatti, e non solo speranze, perché negli ultimi 18 mesi di presenza costante in Europa, per esempio nella Commissione agricoltura, abbiamo più volte portato il resto d'Europa ad avere una sensibilità comune all'Italia, che torna a fare da guida: noi siamo contributori attivi in termini economici, lo siamo anche adesso in termini di proposte, di idee in difesa dei nostri agricoltori, dei nostri pescatori, ma anche in difesa di una civiltà che si basa su questi elementi da millenni e che deve continuare a fare alcune scelte che mettano l'agricoltore nel ruolo, che gli è stato attribuito anche nei trattati internazionali, di difensore dell'ambiente, come protagonista della difesa dell'ambiente.
Negli ultimi mesi, nell'ultima commissione, una volta uscito di scena Timmermans, c'è stato già un cambio di passo. Il 21 marzo si è tornato a parlare grazie a Giorgia Meloni di agricoltura tra i leader europei e una modifica della PAC importante che inverte la rotta e quindi mette in condizione di ripristinare una difesa dell'ambiente".
"Essere ottimisti è corretto. Io però, per scaramanzia, non ragiono mai di prospettive finché non arrivano. Abbiamo sempre detto che ci riprendiamo quello che abbiamo già conquistato e il dato (della crescita dell'export è un risultato estremamente positivo.
Segniamo sui mercati internazionali una crescita generalizzata dei nostri prodotti, qualche flessione in un ambito specifico - un po' meno il vino rosso, un po' più le bollicine - questo è il dato su quel settore; sull'ortofrutta stiamo riconquistando posizioni importantissime; purtroppo abbiamo e paghiamo dei gravi ritardi. Abbiamo, come nazione, un ritardo sulla logistica: quando qualcosa parte dalla Puglia per arrivare nei mercati del centro Europa si grava di un costo di trasporto maggiore di quello che pagano i produttori spagnoli, per esempio. Quindi la riconquista del mare come mezzo per utilizzare mezzi di trasporto approfittando di un sistema che è stato utilizzato meno del necessario; ricominciare a ragionare della logistica di trasporto su ferro che sia competitiva: questi sono gli elementi sui quali l'Italia deve recuperare posizioni rispetto ad altre nazioni. Nel contempo, devo dire, il ritorno da parte dei nostri imprenditori sull'export è un ritorno che vede dati positivi, ma anche consapevolezze che il Governo accompagna anche alcuni investimenti. Se uno non è sicuro, andando all'estero, di poter investire ci va meno volentieri. I nostri coraggiosissimi ci sono andati lo stesso, però magari non si avventuravano in ambiti dove potevano essere sottoposti a vessazioni.
Oggi un Governo come il nostro, autorevole, incute rispetto e l'autorevolezza dell'Italia è tornata ad essere protagonista mettendo in condizione anche le imprese di beneficiarne".
"Sulle previsioni delle presidenziali USA ho anche una mia idea su come finiranno, ma non credo legittimo da parte di un governo dover scegliere di intervenire o fare il tifoso dell'uno o dell'altro, perché per l'Italia la cosa più importante nelle relazioni internazionali è la difesa dei nostri interessi, dialogando con tutti e quindi non mi azzardo a dovermi sostituire a quello che è un meccanismo democratico: quello che sceglieranno i cittadini statunitensi sarà il nostro interlocutore".
"La stabilità conta sempre: più i mercati sono stabili - nel senso non dei prezzi, ma delle dinamiche - più regole ci sono e più sono avvantaggiati coloro che le regole le rispettano.
Al di là delle tante chiacchiere che si fanno noi italiani le regole le rispettiamo più degli altri. Siamo persone e imprese sottoposte a più controlli e più verifiche, che garantiscono però anche la qualità dei nostri prodotti e in questo senso auspichiamo che ci sia ovviamente maggiore stabilità e maggiore condivisione delle regole".
"Una delle richieste che farò, peraltro dopodomani nell'Agrifish a Bruxelles, sono regole comuni per esempio sull'import in Europa. Qui a Bari siamo stati, insieme alla nostra cabina di regia, alla Guardia finanza, ai nostri carabinieri, all'Ispettorato a verificare ciò che arriva nei nostri porti per difendere - o difenderci, difendere le nostre imprese, difendere i nostri cittadini che consumano - da importazioni che magari non hanno gli stessi requisiti che vengono legittimamente da noi imposti ai nostri produttori con costi molto più alti. Però va fatto in tutta Europa, perché se lo facciamo noi e non lo fanno in altri porti e le merci poi vengono certificate UE e magari non sono prodotte in Unione Europea, poi entrano in Italia senza poterle più fermare o più verificare. Quindi su questo chiediamo una condivisione, un osservatorio, norme, una revisione dei codici doganali, cioè tutta una serie di impegni che mettano in condizione di regolare - così come i trattati iniziali certificavano - i mercati interni all'Unione europea in maniera omogenea".
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