13 Luglio 2024
Il Giornale d'Italia ha intervistato Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, al teatro Petruzzelli di Bari, dove è giunto per la seconda giornata della settima edizione de "La ripartenza, liberi di pensare", l'evento ideato da Nicola Porro durante il lockdown per discutere e far discutere sui grandi temi dell'economia, politica e cultura italiane, diventato appuntamento sempre più irrinunciabile per i maggiori players italiani.
"Come abbiamo spesso detto, la vendita della rete è stata un momento di passaggio da una gestione che era più basata su - diciamo - garantire la continuità dell'azienda a una situazione nella quale noi stiamo recuperando delle opzioni industriali strategiche per rimettere la nostra azienda nelle condizioni di competere".
Quando noi parliamo di Tim a volte confondiamo Tim con l'azienda che offre servizi per le famiglie.
Ricordiamo che Tim è un gruppo nel quale più del 70% della generazione di cassa arriva da due attività che sono il Brasile e le offerte per le grandi aziende. Sono due mercati molto buoni, con livelli di crescita elevati, che ci danno delle prospettive molto molto positive.
Invece il 30% rimane sul segmento, cosiddetto, delle famiglie che, da un certo punto di vista, è un segmento nel quale il livello di competizione e la possibilità di crescita è più contenuta, ma non è più contenuta per Tim, non è più contenuta per l'Italia: è più contenuta per Europa, perché siamo un mercato nel quale ci sono troppi operatori.
Quindi il risanamento non di Tim, non dell'industria delle telecomunicazioni in Italia, ma dell'industria delle telecomunicazioni in Europa passa attraverso un consolidamento nel mercato consumer".
"Il ruolo della nostra azienda è esserci dati opzioni industriali strategiche. Poi quello che succede è determinato dagli eventi, dal tempo e dalla nostra capacità di portare a casa i risultati che abbiamo promesso al mercato".
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