06 Luglio 2024
Massimiliano Di Silvestre, Presidente e Amministratore Delegato di BMW Italia, in occasione del Forum in Masseria 2024 organizzato da Bruno Vespa, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"Siamo a buon punto. Abbiamo il nostro piano, la nostra road map abbiamo l'obiettivo di diventare completamente carbon neutral nel 2050, ma nel frattempo continuiamo ad investire su tutte le forme di motorizzazione, quindi nel rendere quelle tradizionali sempre più efficienti, anche attraverso l'utilizzo dei biocarburanti. Basti pensare al fatto che continuiamo a sviluppare gli ibridi plugin e le auto elettriche. Sono 18 già in gamma, quindi è un processo che va avanti. Non possiamo non menzionare l'idrogeno elettrico sottolineando tuttavia che è un percorso lungo il quale deve diventare assolutamente circolare. Solo quando il percorso diventerà circolare potremo considerare, nel frattempo, avvenuta la transizione energetica. La transizione tecnologica è quella che consente di ridurre l'impatto ambientale in modo progressivo, in modo pragmatico e non 'traumatico' salvaguardando la filiera italiana della componentistica riconosciuta per essere di assoluto livello. Non si sta facendo riferimento soltanto a grandi gruppi come Adler group o Brembo, ma a tantissime aziende italiane che sono sul territorio e che forniscono componentistica. Noi acquistiamo circa 2 miliardi di euro di componentistica ogni anno che rappresentano un'eccellenza di questo Paese. Pertanto, bisogna consentire a queste aziende di acquisire nuove competenze, di fare quindi la formazione per poter poi essere padroni anche di quelle che sono le nuove tecnologie."
Può dirci qualcosa riguardo ai dazi verso la Cina e l'Europa?
"Il concetto di dazi è legato al protezionismo. Noi abbiamo una visione del libero mercato, dei liberi scambi sul mercato globale, quindi riteniamo che la concorrenza sia qualcosa che stimoli il processo di innovazione e la crescita delle aziende, delle professionalità e delle competenze. Per questo motivo, non vediamo un pericolo derivante dall'importazione o dall'arrivo di auto cinesi in Europa e non crediamo che la decisione dell'Unione Europea di introdurre dei dazi aggiuntivi a quelli che già esistono oggi e che sono pari a 10%, possa essere una decisione virtuosa che vada nell'interesse dell'Unione europea stessa e quindi dei produttori europei."
Qual è il rischio nell'aumento dei dazi?
"Il rischio è l'aumento dei dazi e che i dazi possono portare altri dazi. Quindi in questo caso se l'Europa decide di alzare il livello di dazi sulle auto in entrata dalla Cina è chiaro che ci potrebbe essere e ci sarà sicuramente una contromisura della della Cina verso i prodotti europei, dei contro dazi. In questo caso verrebbe danneggiata assolutamente l'Europa perché la Cina rappresenta il terzo mercato mondiale per le case produttrici europee e questo fatto ha generato un KPI importantissimo nel 2023. In questo anno le esportazioni verso la Cina di automobili europee sono state pari al 19,4 miliardi di euro, a fronte di un'entrata dalla Cina di 12,5 miliardi di euro. Si riscontra, quindi, un saldo attivo della bilancia a 6,5 miliardi di euro. Pertanto, se la Cina dovesse decidere di aumentare i dazi all'entrata dal 15% al 25%, questo numero non sarebbe più realizzabile. Tale conseguenza, ancora una volta, sarebbe a completo svantaggio delle aziende europee."
Potremmo anche citare il fatto che la Cina compete sul basso di gamma mentre l'Europa sull'alto di gamma e quindi in teoria le contro esportazioni sono complementari.
"Questa è una considerazione interessante perché assolutamente noi come altri produttori premium siamo stati impegnati nello sviluppare soprattutto l'alto di gamma, ovvero il mercato premium, che ha rappresentato nel 2023, secondo i dati Acea, il 77% del volume elettrico europeo. In altre parole, ci siamo poco concentrati sul basso di gamma completamente elettrico. La Cina, dal canto suo, sta lavorando molto sul basso di gamma completamente elettrica."
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