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De Felice (Intesa Sanpaolo): "Patto di Stabilità riforma significativa ma non ottimale; sfida italiana su transizione è anticipare Francia e Spagna"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Gregorio De Felice, Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo: "Se l'Europa vuole favorire adozione auto elettrica necessario garantire che produttori possano competere con costi delle vetture cinesi"

25 Maggio 2024

Gregorio De Felice, Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in occasione del Festival dell'Economia di Trento, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia: 

"Per quanto riguarda il Patto di Stabilità, abbiamo assistito a una riforma significativa, frutto di un compromesso. Tuttavia, non possiamo considerarla ottimale, poiché avremmo potuto ottenere di più. Le diverse e rigide posizioni in Europa hanno condotto a un equo compromesso. Ma perché non è ottimale? Innanzitutto, non risolve adeguatamente il problema dell'incentivazione delle riforme e degli investimenti. Resta ancora pro-ciclico, riducendo il deficit anche in periodi di difficoltà economica. Inoltre, la sperata semplificazione delle regole non si è concretizzata, poiché queste rimangono complesse. Tuttavia, va menzionato positivamente che i tempi per gli aggiustamenti del debito pubblico si sono allungati e che sia la Commissione che il Consiglio hanno riconosciuto che misure severe di austerità non contribuiscono alla riduzione del debito pubblico. Questo ha portato a una riconsiderazione delle regole, soprattutto dopo gli eventi legati al salvataggio della Grecia e alle conseguenze che ne sono derivate anche in altri Paesi europei".

Cosa ci può dire sulla transizione energetica?

"Abbiamo condotto un'indagine originale in collaborazione con i nostri gestori sul territorio, raccogliendo le loro opinioni e percezioni su circa 400.000 imprese. Attualmente, solo il 5-7% delle piccole e medie imprese italiane possiede impianti per le energie rinnovabili, ma le intenzioni di investimento sono molto più ampie. Gli imprenditori richiedono incentivi e, soprattutto, un quadro normativo chiaro. Ad esempio, con l'avvento della transizione 5.0 varata dal Governo, tutti attendono con ansia i decreti attuativi affinché la legislazione possa tradursi in pratiche concrete sul campo".

Sulla transizione energetica sono stati spesi circa 4 triliardi per raggiungere circa il 2,3% di energia rinnovabile sul totale energia al mondo?

"L'impegno finanziario è gigantesco, i privati faranno la loro parte. Però, se l'Europa non svolta dal punto di vista di una capacità fiscale comune quindi beni pubblici europei emissioni di debito comune, questa transizione energetica rischia di essere effettivamente in difficoltà. Ad un grande impegno alle regole devono seguire però anche le forme di finanziamento non solo private ma anche degli Stati membri o meglio ancora della dell'Unione europea nel suo complesso".

L'Europa sta spingendo molto sulla transizione energetica, si parla anche di normativa per le "case green", ma in una situazione in cui l'Europa ha una tasso di emissioni molto basse rispetto ad altri geografie del mondo quali la Cina. Stiamo rischiando di penalizzarci troppo e rendere più competitivi gli altri?

"Credo che anche Cina e India, i due paesi più inquinanti al mondo, stiano rivedendo i loro approcci e cercando di ridurre le emissioni. Vedendo questa situazione come un'opportunità, dobbiamo puntare a essere competitivi e pionieri nella vendita di processi e macchinari più ecologici non solo nel nostro Paese, ma anche all'estero. Questa è la sfida per l'imprenditoria italiana: anticipare la concorrenza della Germania e della Francia."

Oggi si è parlato di auto elettrica in Cina in vendita 5.000€, un quarto delle vendite in Italia in Europa.

"L'Europa deve prendere una decisione: se vuole favorire l'adozione dell'auto elettrica, deve anche garantire che i produttori europei possano competere con i costi delle vetture cinesi. Inoltre, deve semplificare la realizzazione di infrastrutture di ricarica e trasmissione elettrica, creando una rete complessa. In sintesi, non esiste una soluzione miracolosa, bisogna affrontare tutti gli aspetti della transizione contemporaneamente anziché concentrarsi su uno solo".

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