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Next Generation Leadership, Manetti, AutoScout24: “Dirigenti italiani 60enni, serve una palestra per giovani manager”

Manetti: “Una leadership intergenerazionale può generare fino €40 miliardi per il Paese, un valore tra l’1% e il 2% del PIL italiano. Per realizzarlo, necessario un impegno sinergico di Istituzioni e imprese“ l’intervista al GdI

25 Gennaio 2024

Bain & Company e Key2people hanno presentato una ricerca congiunta sulle difficoltà di costruire una nuova classe manageriale italiana, ieri presso il Museo dell'Ara Pacis a Roma, durante l’evento "Next Generation Leadership: il ricambio della classe dirigente come elemento di competitività del Paese”.
Gioia Manetti, CEO AutoScout24 Italy e CEO AUTOproff Italy, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:

“Elementi salienti ce ne sono stati tantissimi, è un tema super importante, su cui si potrebbe parlare per settimane, e mi auguro sinceramente che la conversazione sia stata appena avviata.

L’impatto dei giovani e dei leader giovani è stato uno dei temi principali affrontati e quelli che sono i benefici di una leadership giovane, ma anche tema molto importante è come andare a crescere una generazione di giovani leader, quali strumenti e quali percorsi. La mia visione personale, è che serve una palestra e servono percorsi strutturati, dove i giovani riescano a toccare con mano cosa significa avere responsabilità diretta di business. Serve andare ad inserire negli schemi incentivanti dei manager di oggi la soddisfazione dei propri team e la crescita dei talenti.

La classe dirigente italiana ha una media di età di sessant’anni, direi che è un dato abbastanza impressionante e significativo.

Significa che ci dobbiamo mettere tutti al lavoro, perché si sfruttino le potenzialità di questa classe di giovani preparati; che si affaccia al mondo del lavoro o che opera nel mondo del lavoro, per innescare il cambiamento con una velocità molto maggiore.

Un giovane leader può portare dinamismo, innovazione, può mettere in discussione lo status quo e generare il cambiamento. Vedendo nel cambiamento un’opportunità e non un rischio. Non obbiamo farci sfuggire questa opportunità come sistema Paese.

Abbiamo sentito la Ministra quest’oggi, che moltissimo si sta facendo per aumentare il numero di laureati che si affacciano al mondo del lavoro e la loro preparazione a mestieri che ancora oggi non ci sono. Questo ci serve, ci serve un ingresso importante di persone molto preparate, ma ci serve anche un sistema e un tessuto industriale di aziende, che si adatti a del benchmark internazionali e globali, perché poi i talenti non vadano perduti. Ma accrescano ed abbiano così modo di fare al sistema Paese un impatto molto maggiore.”

All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il Ministro per l’Università e la Ricerca Anna Maria Bernini, Andrea Casaluci (CEO Pirelli), Luigi Ferraris (AD del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane), Elena Goitini (AD di BNL e Responsabile BNP Paribas per l’Italia), Chiara Russo (CEO e Co-founder di Codemotion), Fabio Vaccarono (Presidente e CEO del Gruppo Multiversity). L’evento è stato moderato dalla giornalista di Sky TG24 Tonia Cartolano.

Dalla ricerca emerge come oggi, nel nostro Paese, l’età media dei CEO di società quotate si attesti sui 60 anni e – legata ad una maggiore durata della carica ricoperta - stia ulteriormente invecchiando, rispetto ai 55-58 anni che si registrano tra i vertici di realtà quotate di altri Paesi europei. Anche per quanto riguarda prime linee e board assistiamo alla stessa tendenza: il nostro Paese ha tra i 2 e i 5 anni di “maggiore età” rispetto alla media europea. E tutto ciò nonostante la dimensione media delle nostre aziende sia nettamente inferiore. Questa situazione ha un costo per il Sistema Paese: il maggior contributo legato a una leadership più giovane – quindi più incline all’innovazione, internazionalizzazione e ai nuovi trend, potrebbe tradursi in un valore compreso tra i 20 e i 40 miliardi di euro (1-2% del Pil italiano). Le cause dell’attuale squilibrio generazionale al vertice, secondo la ricerca, possono essere individuate in una serie di fattori strutturali che incidono sulla domanda e offerta di profili executive giovani, ma anche in una mancata valorizzazione e creazione di percorsi alternativi e di advisory dei profili più senior. Investire su un ribilanciamento tra generazioni - una leadership intergenerazionale – è quindi centrale per sbloccare un vantaggio competitivo per il Paese. In tal senso, un’azione sinergica di Istituzioni e imprese è imprescindibile.

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