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Fondo Fon.Te. 2023, nuovi iscritti +6%, €5 mld di patrimonio, il presidente Grifoni: “Previdenza complementare componente ineludibile”

Fondo Fon.Te., oltre 41mila aziende associate e oltre 271mila iscritti (+6%). Patrimonio in gestione a oltre €5 miliardi, grazie a miglioramento dei rendimenti finanziari e all’aumento delle contribuzioni in entrata che supereranno a fine anno i 600 milioni

19 Dicembre 2023

Presentata al Senato la Relazione annuale del Fondo Fon.Te., che prende in esame il bilancio dell’anno 2023.
Il Fondo Fon.Te. è cresciuto con oltre 41mila aziende associate e oltre 271mila iscritti (+6%). Il patrimonio in gestione sale a oltre 5 miliardi di euro, grazie al miglioramento dei rendimenti finanziari e all’aumento delle contribuzioni in entrata che, secondo i dati del preconsuntivo, supereranno a fine anno i 600 milioni di euro. 
Maurizio Grifoni, Presidente Fondo Fon.Te.
, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:

“Oggi è una seconda relazione annuale, quindi ci presentiamo non soltanto come fondo fonte, ma parliamo anche di previdenza, parliamo delle pensioni. Parliamo della necessità sempre più impellente di adeguare il sistema pensionistico italiano. Perché la difficoltà del sistema pensionistico italiano è tutto lì, da vedere. Noi, come previdenza chiamiamola integrativa, noi ci proponiamo, per diventare qualche cosa di diverso.

Aiutare la previdenza obbligatoria, affiancarsi alla previdenza obbligatoria, diventare un tutt’uno. Per permettere ai lavoratori, ai giovani, parliamo di giovani, anche se noi siamo previdenza, quindi pensione, pensiamo ai giovani del futuro, di poter avere alla fine della loro carriera una pensione adeguata.

Questo perché oggi le previsioni sono, purtroppo, che la pensione per chi entra nel mondo del lavoro a 22 anni, andrà in pensione a 70 - 75 anni, con una pensione modestissima, il 60 - 70% dell’ultimo stipendio che ha avuto. Non è possibile questo, stiamo rischiando di creare milioni di lavoratori… Quindi noi diciamo: “Aiutiamoci, aiutiamo lo Stato, aiutiamo le persone attraverso quello che noi siamo capace di fare, migliorare i rendimenti di chi ci da i propri risparmi, per affiancarci alla pensione obbligatoria e diventare una previdenza ibrida. L’abbiamo chiamata previdenza ibrida, quindi anche in funzione automobilistica, motoristica, molto attuale, molto importante.

Il dato indicativo è che effettivamente chi entro oggi ha 22 anni nel mondo del lavoro, lo dice anche l’Inps, andrà in pensione dai 70 ai 74 anni. Lo chiamano tasso di sostituzione, cioè la percentuale del valore dell’ultimo stipendio sarà dal 65 - 70%.

Faccio un calcolo: 1500 € uno guadagna oggi, se oggi dovesse andare in pensione, va in pensione con 900 €. Ditemi come fa a campare, non può. Allora noi diciamo: ci siamo noi, ci integriamo insieme a voi e facciamo altro rispetto alla pensione obbligatoria.

Nel campo dove, per esempio, degli investimenti. Possiamo andare a investire, il fondo fonte che cosa ha fatto? Ha investito 600 milioni nelle imprese, nel nostro territorio della nostra Italia. Perché ci crea lo sviluppo e la crescita attraverso gli investimenti. Finalmente ritorniamo ad essere protagonisti.”

Il tema delle pensioni si affaccia continuamente nel dibattito politico culturale del nostro Paese, tuttavia, permane una scarsa conoscenza di questo strumento di risparmio soprattutto tra le nuove generazioni. Si avverte ormai la necessità di trovare nuove soluzioni per garantire la sostenibilità finanziaria dell’intero sistema previdenziale e, al contempo, l’adeguatezza dei futuri trattamenti pensionistici.

I Fondi Pensione sono considerati come investitori istituzionali responsabili del sostegno all’economia del Paese. A livello complessivo sappiamo che soltanto una parte limitata dei circa 200 miliardi di risorse gestite dalla previdenza complementare viene destinata all’economia reale. Come noto, questa situazione, tipicamente italiana, non si riscontra in nessun altro Stato europeo: negli altri Paesi, infatti, affluiscono in favore dell’economia reale risorse per almeno il 40% del totale degli assets under management presso i Fondi Pensione.

La previdenza complementare non può più essere considerata solo“integrativa” ma dovrà necessariamente essere direttamente interconnessa alla previdenza obbligatoria, in un’ottica di giustizia previdenziale che tenga conto, da un lato, della salvaguardia del patto generazionale che caratterizza il primo pilastro e, dall’altro, di fare in modo che l’accesso alla previdenza complementare sia alla portata di tutti e non dei soli garantiti, vale a dire coloro che hanno carriere più stabili e redditi più alti. Solo trattando insieme il primo e secondo pilastro si può addivenire a meccanismi che assicurano trattamenti pensionistici adeguati alle attuali esigenze di lavoratrici e lavoratori.

Nell’ambito del forum internazionale del Future Investment Initiative (FII) Institute che si è tenuto in Arabia Saudita nel mese di ottobre 2023, è emerso che il 52% dei giovani, a livello mondiale, appare fortemente preoccupato per la propria pensione. In particolare, il nostro Paese è quello che maggiormente risentirà del cosiddetto “inverno demografico” con una popolazione che nel 2050 avrà 5 milioni in meno di residenti attivi e un calo delle nascite anche per la riduzione della popolazione femminile in età fertile e, quindi, compresa tra i 15 e i 49 anni. Il rischio è che fra 30-40 anni ci saranno persone che vivranno ad alto rischio povertà.

L’ultima indagine del Censis mostra inoltre che l’Italia è ancora un Paese di forte emigrazione giovanile per via della bassa attrattività del mercato del lavoro in generale. Di fronte a questo scenario i giovani non sono stimolati a costruire le fondamenta della nostra società futura. Questa circostanza è anche dettata dal fatto che numerosi studi confermano che a causa delle carriere discontinue e dei bassi redditi, si andrà in pensione tra i 70 e i 74 anni, con un tasso di sostituzione solo del 60% rispetto all’ultima retribuzione.

Gli ultimi dati Istat, in riferimento all’anno 2022, confermano una crescita della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione, con quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021 e ben 183mila in meno rispetto al 2008. I nati residenti in Italia sono 393mila, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Inoltre, la popolazione italiana è scesa sotto i 59 milioni e invecchia nonostante il contributo degli stranieri.

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