02 Ottobre 2025
Sono ormai al loro quinto giorno consecutivo le proteste, nate inizialmente pacifiche, dei migliaia di manifestanti scesi in piazza in tutto il Marocco per dire stop alla corruzione governativa e per rivendicare riforme in tema di sanità ed istruzione.
Alla testa del movimento di protesta ci sono ancora i giovani della GenZ, una costante delle numerose manifestazioni che si sono diffuse, negli ultimi mesi, tra Africa e Asia: Madagascar, Indonesia e Nepal sono gli esempi più lampanti. Dopo di loro infatti, e parallelamente ai disordini ancora in corso nell'isola africana, anche il Marocco è nel caos. La protesta, sorta pacificamente, si è trasformata in una guerriglia urbana contro le forze dell'ordine, che ha coinvolto le principali città marocchine, come la capitale Rabat, Casablanca, Inezgane. Tutto è scoppiato lo scorso sabato 27 settembre quando - episodio scatenante - un giovane è stato ferito a Oujda, nel nord-est vicino all'Algeria, da un veicolo della polizia: un video social, diventato virale, mostra il furgone investire il manifestante passandogli sopra senza fermarsi. È a quel punto che le proteste, scaturite dal profondo malessere fra i giovani marocchini verso l'alto tasso di disoccupazione, la corruzione di governo, l'inefficienza del sistema scolastico e sanitario nonché il disagio per la marginalizzazione sociale, sono diventate più violente. Il movimento è stato organizzato attraverso piattaforme social e collettivi giovanili. Nell'occhio del ciclone, il modo in cui il governo sta spendendo i soldi pubblici: in infrastrutture sportive, considerati i miliardi di dirham stanziati per i preparativi della Coppa del Mondo del 2030. Tutto questo in concomitanza con la notizia della morte di otto donne durante il parto in un ospedale pubblico di Agadir quale prova concreta della decadenza della sanità statale. I tafferugli hanno quindi coinvolto diverse città: Oujda e Inzegane, dove qui, nella provincia di Agadir, ci sono stati due morti. A Salé, vicino a Rabat, i manifestanti hanno dato fuoco ad attività commerciali e ad una filiale di banca mentre a Ksar el Kebir i dimostranti hanno lanciato pietre contro le forze dell'ordine. A Inezgane inoltre i manifestanti hanno cercato di irrompere in un commissariato della gendarmeria reale di El Khaleaa. Le forze di sicurezza hanno risposto con gas lacrimogeni, passando poi all'uso di proiettili veri.
Il bilancio è drammatico: secondo il Ministero dell'Interno, i feriti - tra civili e agenti - superano le 200 unità. 409 le persone arrestate e almeno 193 sono già state processate con l'accusa di vandalismo e sommossa. 142 i veicoli della polizia distrutte o incendiate, insieme a 20 auto private. Il primo ministro Aziz Akhannouch ha respinto le accuse dei manifestanti, dicendo che investimenti sono in corso anche nel settore sanitario. Il governo si è dichiarato comunque disponibile ad ascoltare le richieste dei manifestanti. Il gruppo "GenZ212" ha però annunciato che le proteste continueranno.
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